A Voltri e Prà nessuno sembra condividere il nuovo Piano Regolatore Portuale e il progetto di riqualificazione del VTE, dai politici che si sentono scavalcati ai cittadini preoccupati per l’ambiente, passando per gli stessi operatori del porto
Un Piano Regolatore Portuale dannoso o, quantomeno, inutile. Che si parli con i comitati dei cittadini, con i lavoratori del Vte o con un esponente del Municipio, poco cambia. Nel Ponente genovese nessuno sembra avere una buona parola per il progetto che prevede un prolungamento della diga del porto di Voltri-Prà e un avvicinamento della stessa diga verso Voltri. «In questo modo – spiega Matteo Frulio, presidente della Commissione Urbanistica del Municipio 7 Ponente, in quota Pd – si rischia di buttare all’aria qualcosa per cui abbiamo lottato molto: la balneabilità del nostro mare, ottenuta 2 anni fa. Se si sbagliano i calcoli per le manovre di ingresso al porto, si rischia che le navi arrivino troppo vicino alla costa, fattore che contribuisce in maniera decisiva al riconoscimento o meno della balneabilità».
Voltri si è conquistata la balneabilità grazie all’installazione di depuratori che puliscono l’acqua proveniente dalle fogne e controlli più capillari sui fiumi che sfociano in mare. La possibilità di fare il bagno in sicurezza sta particolarmente a cuore ai cittadini della delegazione, che lo scorso agosto hanno organizzato una manifestazione al grido di “Il nostro mare non si tocca”. La bozza di progetto era stata presentata da pochi giorni. «Ci tengo a ricordare – aggiunge Frulio – che quella di Voltri è l’unica spiaggia libera con acqua balneabile di tutto il Comune di Genova». Due chilometri di spiaggia che nella bella stagione si affollano di bagnanti e diventano una risorsa per il quartiere. Una risorsa che andrebbe almeno in parte perduta, qualora la possibilità di balneazione venisse revocata.
Del Piano Regolatore Portuale si è tornato a parlare lo scorso 11 marzo, in occasione di un’assemblea pubblica svoltasi nelle sale del Municipio di Ponente che ha visto la partecipazione di esponenti della Regione (la capogruppo del Movimento Cinque Stelle Alice Salvatore e Walter Ferrando del Pd), di rappresentanti del Vte e dell’assessore alla mobilità del Comune di Genova, la voltrese Anna Maria Dagnino. Ad animare il dibattito sono stati però soprattutto i comitati dei cittadini del Ponente. In un comunicato stampa diffuso all’inizio dell’assemblea, hanno definito il nuovo piano molto simile al vecchio “piano Galanti”: si tratta del progetto dell’ex presidente dell’Autorità Portuale, di cui si discuteva tra la fine degli anni ’90 e i primissimi anni del nuovo millennio. Il piano prevedeva un intervento molto pesante sul mare voltrese e segnò forse il momento di massima tensione nella lotta dei comitati di quartiere. Erano anche gli anni in cui venivano stilati i “9 paletti”, ovvero i punti che i comitati di quartiere ritengono indispensabile rispettare per qualsiasi nuovo progetto sul porto di Voltri-Prà. I paletti impongono il limite per l’espansione della struttura portuale al rio S. Giuliano e insistono sulla compatibilità ambientale il con tessuto abitativo voltrese.
Quando il piano Galanti venne ritirato e si passò al progetto di Renzo Piano, i “9 paletti” vennero tenuti in considerazione. Tra il 2002 e il 2004 si sviluppò il cosiddetto Urban Lab, ovvero un visionario piano per la città di Genova nel suo complesso. Per il porto di Voltri-Prà, il piano firmato dall’archistar oggi senatore a vita prevedeva una zona cuscinetto pedonabile tra l’area portuale e l’abitato e un porticciolo per i pescherecci. Nonostante sembrasse mettere d’accordo tutti (comitati compresi), il piano rimase solo su carta ma sembrò indicare la via maestra per la partecipazione dal basso dei cittadini nei progetti che li coinvolgono più direttamente. «Il progetto di Renzo Piano – ricorda, infatti, Frulio, che allora militava nei comitati – venne fuori da un bellissimo percorso partecipato». Cosa che i cittadini lamentano non essere avvenuta oggi. Il Piano Regolatore Portuale (lascito dell’ex presidente dell’Autorità Portuale Luigi Merlo e del valore complessivo di 2 miliardi) è stato presentato al ministero dell’Ambiente per la Valutazione Ambientale Strategica (il passo che precede la Valutazione d’Impatto Ambientale) all’inizio dell’anno scorso, senza il parere del Municipio interessato. Le autorità locali si sono così sentite scavalcate: «Realizzare un progetto di così larga scala come il Piano Regolatore Portuale, coinvolge direttamente non solo Voltri, ma anche Pegli e Prà – sottolinea Frulio – le autorità locali, e soprattutto il Municipio, devono essere ascoltate in prima istanza. I cittadini hanno il diritto di sapere che cosa succede sul loro territorio, non devono scoprirlo dai giornali».
La pensa allo stesso modo Maria Rosa Boggio, che oltre a essere membro del Coordinamento dei Comitati del Ponente, è anche consigliera municipale, in quota Sel: «Questa proposta ha seguito un iter strano – spiega – in genere, le proposte partono dal Municipio, per poi passare al Comune, alla Regione e così via. In questo caso si è andati direttamente alla VAS, e non va bene, perché a essere coinvolti sono i cittadini».
Le preoccupazioni dei comitati riguardo il progetto sono soprattutto di carattere ambientale. Non solo la balneabilità delle acque voltresi, ma anche la qualità dell’aria respirata dai cittadini di Prà verrebbe compromessa, in particolare nella zona di Palmaro, quella al confine con Voltri. «Se aumentasse il traffico portuale – riflette Boggio – sarebbe un problema per i cittadini di Palmaro, soprattutto per l’inquinamento acustico e le polveri che verrebbero sollevate».
Un allargamento del porto di Voltri-Prà non avrebbe, a detta degli oppositori, alcun impatto positivo dal punto di vista economico. Secondo i comitati, sarebbe sufficiente un miglior utilizzo della risorse attualmente disponibili: «Si andrebbe a creare un porto pieno di container vuoti – afferma la Boggio – e si creerebbe un’inutile concorrenza con altre piattaforme come quella di Calata Bettolo. È uno scempio, non so che altra parola usare».
La posizione dei comitati coincide sostanzialmente con quella del Vte, sigla che vuol dire Voltri Terminal Europe, l’azienda privata che ha in concessione la gestione del porto di Voltri-Prà. Certo, le sfumature sono diverse. Più che dannoso, il Piano Regolatore Portuale viene definito inutile. È quanto è emerso da una riunione interna tra membri del Vte e del Municipio la scorsa settimana. A breve, alle 4 gru attualmente in dotazione al porto se ne aggiungeranno altre 4 e le esigenze del porto verrebbero così completamente soddisfatte. Con le 8 gru complessive si raggiungerebbe infatti una capacità di carico di 20 mila teu (unità di misura che coincide con un container della lunghezza di poco più di 6 metri). Numeri più che sufficienti per i traffici del Ponente, che hanno recentemente raggiunto il record di 15 mila teu mensili. La vera priorità per gli operatori del Vte sarebbe il raddoppio del binario ferroviario in uscita dal porto per implementare il traffico su rotaie.
In questo clima in cui tutti sembrano essere contrari al nuovo Piano Regolatore Portuale, una riunione dei capigruppo di maggioranza del Municipio ha prodotto un documento in cui si espone la posizione di contrarietà della delegazione. «Questo non vuol dire essere contrari al consolidamento dei traffici portuali – chiarisce Matteo Frulio – ma se persino il Vte dice che le loro esigenze sono soddisfatte dalle nuove strutture che si stanno realizzando ora, non vedo a cosa possa servire una piattaforma portuale nuova e così estesa come quella prevista nell’ultimo Piano Regolatore Portuale. Per fortuna è poco più di una bozza. Ma meglio far sentire, da subito, cosa ne pensa il territorio coinvolto».
Il documento è stato approvato con il voto favorevole di tutte le forze politiche, a eccezione, paradossalmente, di Sel. Maria Rosa Boggio è stata infatti l’unica tra i capigruppo di maggioranza a non firmare il comunicato: «Si tratta di prudenza politica – spiega – dire che siamo contro a qualsiasi futuro riempimento significa mettersi anche contro il vecchio progetto di Renzo Piano, che seppure in forma minore qualche riempimento di cemento lo prevedeva. Non vorremo essere in futuro indicati come quelli che hanno detto no a Piano, visto che il suo progetto aveva convinto tutti».
Luca Lottero