Il ponente genovese prova a riconquistare le sue spiagge. Voltri, che ha la spiaggia libera più grande della città lavora sulla sicurezza, Pegli agogna la balneabilità. Il punto della situazione con il presidente di Municipio Mauro Avvenente
La stagione balneare deve ancora cominciare, ma a Voltri già da qualche settimana le spiagge hanno ricominciato a popolarsi. Complici le numerose giornate di sole di questo generoso inizio di primavera, sono in molti nel quartiere a scegliere di trascorrervi la pausa pranzo o il pomeriggio. Alcuni, i più coraggiosi, hanno persino tirato fuori dagli armadi i costumi da bagno. Tra poche settimane queste stesse spiagge diventeranno una meta ambita di bagnanti del ponente genovese e non solo, e quelli che oggi sono pochi avventori isolati diventeranno una distesa colorata di asciugamani e ombrelloni. Tutti rigorosamente portati da casa, perché il litorale ponentino è rimasto la più grande spiaggia libera del Comune di Genova. Tre anni fa, inoltre, il mare che bagna la costa voltrese ha riconquistato dopo 40 anni la balneabilità. Un fattore, questo, che insieme alla completa gratuità dell’accesso alla spiaggia, ha contribuito a rendere Voltri una vera e propria meta balneare low cost.
Una situazione di cui il quartiere indubbiamente beneficia ed è giustamente orgoglioso, ma che al tempo stesso rende più evidenti alcune carenze nei servizi offerti. «In una città che si apre al mondo e che vuole diventare accogliente per i turisti – afferma per esempio il presidente del Municipio 7 Ponente Mauro Avvenente – è impensabile che l’acqua delle docce sia aperta da metà luglio alla fine di agosto. Non è possibile che non si riesca a trovare un accordo con Mediterranea delle Acque per mantenere il servizio nei mesi in cui le spiagge sono frequentate, che a Ponente vuol dire almeno da metà aprile a metà settembre». A Voltri le docce vengono gestite dai circoli nautici che compongono il consorzio Utri Mare, mentre Pegli l’anno scorso ha dovuto fare i conti con una mareggiata che aveva distrutto le docce di Piazza Porticciolo, gestite da Bagni Marina Genovese e ripristinate definitivamente solo nelle scorse settimane.
Parlando con il presidente Avvenente delle criticità delle spiagge di Voltri, non ci vuole molto perché si finisca a parlare di sicurezza e di rispetto delle regole. Una tematica che ogni estate torna puntualmente al centro dell’attenzione e di roventi polemiche da parte dei cittadini. «Con il ritorno della possibilità di fare il bagno – spiega Avvenente – si sono mosse maree di persone provenienti da ogni dove, che pensano che la spiaggia non sia una cosa di tutti ma una cosa di loro proprietà». Il riferimento è a chi, nonostante le norme lo vietino chiaramente, organizza campeggi improvvisati o generose grigliate, con l’ovvia accensione di fuochi liberi. L’invitante odore di carne alla brace che nelle sere di estate si sente spesso levarsi dalla spiaggia diventa così motivo di rabbia per gli abitanti del quartiere, che negli scorsi anni hanno più volte denunciato l’insufficienza dei controlli. «In passato – aggiunge Avvenente – è già successo che, magari dopo la sesta bottiglia di birra, si verificassero risse tra etnie diverse tra cui non scorre particolarmente buon sangue, con tanto di bottiglie rotte che restano sulla spiaggia e che il giorno dopo rischiano di tagliare i piedi ai bambini. Nessuno vuole fare discriminazioni di tipo razziale, il problema sono i comportamenti. Chi mantiene un comportamento civile è sempre il benvenuto, a prescindere dalla provenienza e dal colore della pelle». La soluzione trovata sarebbe quella di un’intensificazione della presenza di polizia e carabinieri, per lo meno nelle giornate più “critiche”: «A breve – rivela infatti il presidente del Municipio di ponente – incontreremo il Questore e il Prefetto, perché abbiamo l’intenzione di intensificare la presenza delle forze dell’ordine sul litorale di Voltri (e da quest’anno anche di Pegli) nelle giornate di venerdì e sabato, quando più spesso vengono piantate le tende».
I rischi per la sicurezza dei bagnanti passano però anche dall’assenza di bagnini pronti a intervenire in situazioni di pericolo. «La Capitaneria di Porto ha insistito molto perché ci fosse vigilanza alla balneazione – spiega Avvenente – che però va fatta con persone qualificate e formate. Il Municipio non ha i fondi per farlo, con un po’ di insistenza siamo riusciti a spingere il Comune a chiedere alla Regione i soldi per attivare questo tipo di servizio, che l’anno scorso siamo riusciti a garantire nei mesi di luglio e agosto con due postazioni a Voltri e una a Vesima, dove si sono sviluppati gli stabilimenti privati».
Se Voltri ospita la spiaggia libera più estesa del Comune di Genova, l’altro quartiere che in questa parte di città ha la fortuna di avere un litorale frequentabile è quello di Pegli. Qui, però, le acque che lo bagnano non sono balneabili. Almeno al momento. «L’obiettivo – spiega infatti Avvenente – è quello di conquistarla anche li, e pare che per quest’anno dovremmo riuscire a ottenerla su due punti del litorale. Siamo da tempo in contatto con Arpal, che nelle sue rilevazioni ha riscontrato un netto miglioramento della pulizia delle acque e persino la ricomparsa di specie marine scomparse nei decenni scorsi a causa del porto». Fino a non molto tempo fa sarebbe stato quasi impensabile che nel mare ponentino si potesse fare regolarmente il bagno. Se oggi invece Voltri è pienamente balneabile e si discute perché lo diventi anche Pegli è grazie alla rimozione del vincolo amministrativo che impediva di fare il bagno in zone portuali ma anche, se non soprattutto, al lavoro sotterraneo dei depuratori.
Del tutto integrati e mimetizzati nel tessuto urbano dei due quartieri, queste macchine complesse raccolgono le acque delle fogne, le filtrano in modo da separarle dai fanghi e dagli elementi intossicanti più consistenti e pericolosi e poi le scaricano in mare, per legge ad almeno 1000 metri dalla costa. I depuratori di Voltri e Pegli, insieme ad altri del genovesato, sono stati recentemente oggetto di un’analisi condotta dalla classe di Igiene Ambientale, della Facoltà di Architettura di Genova. Gli studenti, in entrambi i casi, hanno riscontrato un buon funzionamento da parte delle macchine e un pieno rispetto delle norme ambientali (gli impianti, per esempio, devono essere ad almeno 100 metri dai centri abitati, per impedire il disturbo di rumori e odori molesti) ma hanno lamentato una certa difficoltà nel reperimento delle informazioni online, poi fornite dai dipendenti comunali competenti.
Il depuratore di Pegli è il più antico tra quelli genovesi. Realizzato negli anni ’70, nel corso dei decenni è stato oggetto, come naturale, di diversi lavori di adeguamento. Particolarmente significativi sono stati quelli nei primissimi anni del nuovo millennio (fino al 2008), quando l’impianto ha subito un restyling completo, con la sostituzione di numerosi macchinari, la realizzazione di un raccordo con la passeggiata esistente, di un nuovo camino di ventilazione alto circa 20 metri (che ha consentito di ridurre notevolmente l’impatto di odori sgradevoli) e di una condotta a mare che sfocia a 2500 metri dalla costa. Anche l’ambiente circostante è stato migliorato significativamente, con l’inaugurazione, nel 2009, dell’“Area degli Artisti”. L’attività del depuratore oggi avviene in gran parte nel sottosuolo di quello che è un punto di ritrovo e di aggregazione importante per il quartiere.
Ben più recente l’impianto voltrese, realizzato nel 2001 e collocato in zona Utri Beach. Probabilmente grazie alla realizzazione in tempi recenti, il depuratore di Voltri è una macchina che usa tecniche piuttosto moderne, e libera i liquami a circa un chilometro e mezzo di distanza dalla costa. Qui, un apposito diffusore consente una distribuzione del fluido uniforme. «Nell’impianto voltrese – spiega Davide Ghio, uno degli studenti che ha preso parte alla ricerca – la depurazione avviene anche con un sistema di biofiltrazione, con l’uso di aria (e quindi ossigeno) che, iniettata nell’acqua, favorisce la “digestione” dei fanghi (la parte che non viene rilasciata in mare). Si tratta di una tecnica non particolarmente diffusa».
Se per circa 40 anni i cittadini del Ponente genovese sono stati costretti a rinunciare a fare il bagno in sicurezza nel proprio mare è stato a causa dello sviluppo del porto, che se da un lato ha portato sviluppo industriale e posti di lavoro, dall’altro ha senza dubbio un prezzo pesante in termini ambientali. Un prezzo che il quartiere non sembra più disposto ad accettare, come dimostrano le proteste che uniscono cittadini e amministratori municipali ogni volta che viene accennata una qualsiasi ipotesi di ampliamento delle strutture. «Credo che la convivenza con il porto sia possibile – chiosa infatti Avvenente – ma non a detrimento della qualità della vita dei cittadini. Nessuno è più disponibile a farsi massacrare il territorio come 40 anni fa, quando Prà perse inevitabilmente le proprie spiagge».
Luca Lottero
Era Superba ringrazia gli studenti del corso di Igiene Ambientale che hanno fornito informazioni e materiale utile riguardo ai depuratori per la stesura di questo articolo. Hanno lavorato (coordinati dalla prof.ssa Anna Maria Spagnolo) sul depuratore di Voltri: Auteri Bessero, Ghio, su quello di Pegli: Chiesi, Del Medico, Perazzo.