La sua funzione sarà collegare Genova al mondo grazie alle nuove tecnologie: uno strumento di informazione. A brevissimo sarà pronto l'ultimo pezzo, un rotore per la lancetta, e in autunno la struttura sarà montata in una piazza genovese
Ricordate l’orologio delle Colombiane, quello che per quattro anni ha fatto compagnia ai genovesi in Piazza De Ferrari, segnando il countdown prima delle celebrazioni per i 500 anni dalla scoperta dell’America? Di certo molti di voi non l’avranno dimenticato, e forse qualcuno ancora conserva la cartolina ricordo con data, ora e tempo mancante alle celebrazioni, stampata per sole 500 lire.
Ebbene, per quelli di voi che si fossero chiesti che fine avesse fatto quel pezzo di design ideato da Renzo Piano, ci sono buone notizie: è stato ritrovato, è in via di restyling e presto lo vedrete di nuovo svettare, con la sua forma arcuata, sulla nostra città.
Il tutto, grazie sia alla fortuna che all’opera di Giuseppe Varlese, produttore della birra Bryton e in passato gestore dell’Hop Altrove. Varlese, da anni proprietario di uno storico magazzino nel quartiere del Molo, al 6 r di Vico Bottai (ricordate il suo progetto di un Museo dei Cereali, della Birra e della Focaccia?), tempo fa ha ritrovato “il relitto” dell’orologio proprio all’interno del suo magazzino, sepolto sotto mucchi di ferraglie. Varlese si è preso carico della ristrutturazione, che prosegue da 3 anni, grazie all’aiuto di esperti – tra cui Mario Quaglia, costruttore originario. Il tutto, in sordina, senza cercare aiuti pubblici o riconoscimenti.
Racconta lo stesso Varlese: «Era stato completamente dimenticato: dapprima innalzato a simbolo e reso importante tra ’88 e ’92, allo scadere dell’ora prestabilita è diventato improvvisamente un ingombro, un qualcosa di cui sbarazzarsi. È stato dimenticato dentro a questo magazzino e quando l’ho ritrovato era in condizioni così pessime che ho stentato a riconoscerlo. All’inizio non sapevo cosa farne, poi ho pensato alla sua importanza collettiva e mi sono dato da fare per carteggiarlo, eliminare la ruggine, sostituire i pezzi danneggiati, al fine di restituirlo alla città. C’è voluto un po’ ma, grazie all’aiuto di fabbri, ingegneri, esperti, ora posso dire che finalmente ci siamo quasi».
Come è stato possibile accollarsi quest’onere? Come si può presumere, i costi per rimettere in piedi una struttura del genere non sono proprio trascurabili: in particolare, nel caso specifico ci si aggira attorno ai 100 mila euro, finanziati dalla Pro Loco di cui lo stesso Varlese è presidente, e grazie alla sponsorizzazione della Bryton, nota tra i genovesi come la “birra dei Liguri”.
La struttura è lunga circa 8 metri (curva) ma lo sviluppo totale arriva a 12. La forma è arcuata simile a una balestra, e una volta risistemato avrà un ingombro totale di 5 metri di larghezza, tenendo in considerazione i tiranti che saranno necessari per sostenere 600 kg di peso.
I pezzi sono originali, solo restaurati. A cambiare sarà, invece, la funzione, che si adatterà alle nuove tecnologie. «Era un esempio di tecnologia all’avanguardia, ma è stato creato in epoca pre-internet. È giusto che ora si evolva: i 9 schermi al neon, obsoleti e problematici da gestire, saranno sostituiti da un altro tipo di schermi, moderni e collegati direttamente al web. Ne faremo uno strumento di comunicazione: le cartoline del ’92 diventeranno ora foto postate da tutto il mondo; sullo schermo sarà possibile leggere news e l’orologio, invece di scandire il countdown delle Colombiane, scandirà – perché no – le tempistiche delle riforme, dell’operato della Giunta o del Governo…».
Dopo lungo tempo, l’orologio è quasi pronto per tornare a vivere: è stata sistemata la struttura portante e adesso si sta montando un rotore per far funzionare la lancetta dei minuti.
«Ci sta lavorando un ingegnere che, per realizzare questo progetto ha fatto fare degli studi all’Università di Genova, per rendere i rotori mobili nell’ingranaggio. La lancetta sarà realizzata in carbonio».
Non si sa ancora quale sarà la tempistica prima dell’ultimazione definitiva, ma si ipotizza – a quanto conferma lo stesso Varlese – che nel giro di poche settimane i lavori dovrebbero terminare. Per quanto riguarda la sistemazione definitiva in città, invece, si parla dell’autunno, nel mese di ottobre o novembre.
Dove verrà installato l’orologio? Le ipotesi erano tante, e si era partiti pensando proprio al quartiere del Molo, zona del ritrovamento e zona cara a Varlese, che negli ultimi anni ha proposto all’amministrazione vari progetti di riqualificazione e rilancio, anche in collaborazione col circuito del Porto Antico e Costa Edutainment. Si pensava dapprima al posizionamento dell’orologio in Piazzetta de Luca, da poco riqualificata ma ancora in cattive condizioni, spesso chiusa e poco utilizzata. Tuttavia, questa ipotesi è andata scemando nel corso dei mesi: «Vogliamo aprire un canale con l’amministrazione cittadina – dice Varlese – e cercare insieme la soluzione più idonea. Avevamo pensato dapprima a un dialogo con altre strutture simili dislocate in Europa, da Parigi a Berlino a Londra, che condividono la stessa storia di abbandono. Speriamo ancora che questa comunicazione sia possibile».
A quanto racconta Varlese, infatti, ci sarebbero tre orologi in Europa dalla storia analoga a questa: a Parigi, per il countdown aspettando l’anno 2000 (posizionato davanti al Centre Pompidou e poi smantellato); a Londra, per le Olimpiadi del 2012; a Berlino (l’unico superstite), con un sistema di misurazione dell’ora basato sul metodo matematico degli insiemi.
Non solo Europa. Dapprima c’era stata l’idea di un gemellaggio con New York: proprio nella città degli USA, durante le Colombiane, doveva essere installato un orologio gemello di quello genovese, che però non è mai stato posizionato ed è andato ormai perso. Si pensava di risistemarli entrambi e creare questa connessione, ma la strada sembra troppo difficile. Più di recente, anche l’offerta di ospitalità dalla Cina. Tra le ipotesi che avanza Varlese, invece, c’è quella di restituire l’orologio alla sua naturale collocazione in Piazza De Ferrari, o quella di renderlo itinerante e di portarlo in giro in varie città del mondo, per far conoscere Genova e il suo ruolo storico. Un sogno, che potrà essere realizzato più agevolmente grazie alla cooperazione con amministrazione e professionisti.
Elettra Antognetti