Approvato questa mattina il Puo, il documento che getta le basi (e i vincoli progettuali) per la rinascita dell'ex manicomio di Quarto. Ora rimane "soltanto" aspettare i privati e i progetti specifici
La Giunta comunale ha approvato questa mattina, su proposta dell’assessore all’urbanistica Stefano Bernini uno dei due Progetti Urbanistici Operativi (PUO) dell’area dell’ex Ospedale psichiatrico di Quarto. Si tratta del PUO di Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare Spa, uno dei due enti proprietari degli spazi, precisamente del “Nuovo Istituto”. Presto la Giunta adotterà anche il Progetto Urbanistico Operativo redatto da ARTE, l’azienda regionale territoriale per l’edilizia, e da Asl 3 che detengono la restante parte delle superfici (“Vecchio Istituto”).
Il PUO è lo strumento – articolato nelle sue varie componenti naturalistiche e architettoniche – che definisce nel dettaglio le destinazioni d’uso degli immobili, le porzioni da utilizzare per svolgere servizi pubblici, la viabilità interna all’area e gli interventi di recupero delle ampie zone verdi. Si tratta in totale di 47mila metri quadrati (22 appartenenti a Cassa Depositi e Prestiti e 25 ad ARTE), di cui 15mila verranno destinati ad uso pubblico: 10mila per la realizzazione da parte di Asl 3 della Casa della Salute e 5mila per ospitare alcuni servizi sociali e culturali del Comune di Genova.
Nel precedente disegno – quello antecedente l’Accordo di Programma del 2013 da cui discendono i PUO – veniva proposto l’utilizzo dell’intera area per edilizia privata. È stato il Comune di Genova che, su sollecitazione delle realtà sociali presenti nell’ex Ospedale, ha promosso un tavolo di concertazione con Regione, Asl 3, ARTE, Coordinamento per Quarto e rete di associazioni e cittadini affiancati dal Municipio Levante, ha avviato la riqualificazione dell’intero complesso dell’ex ospedale psichiatrico scongiurandone in tal modo l’integrale privatizzazione.
«Questa mattina abbiamo posto le basi per la nascita effettiva nell’ex Ospedale di Quarto di un polo pubblico-privato che porterà al recupero di uno storico spazio della città e renderà quella zona del levante cittadino più vivibile – ha detto l’assessore all’urbanistica del Comune di Genova Stefano Bernini – Non si tratta di mere ristrutturazioni immobiliari, bensì della creazione di una vera e propria cittadella aperta al resto del quartiere. Abbiamo previsto infatti una nuova viabilità interna che dialoga con i flussi veicolari esterni concorrendo alla decongestione del traffico, abbiamo immaginato la presenza di attività commerciali, di parcheggi destinati ai servizi che vi sorgeranno – primo fra tutti le Casa della Salute –, di spazi per la realizzazione di attività culturali. Con l’approvazione del Piano Urbanistico operativo – ha concluso l’assessore Bernini – ci sono ora la struttura normativa e i criteri puntuali per rendere appetibile e conveniente – anche per i privati – investire in un’area dal futuro segnato in senso positivo. Ora sta alla progettualità dei singoli dare gambe a questo futuro».
Il complesso immobiliare dell’ex Ospedale Psichiatrico di Quarto nel levante di Genova è l’insieme degli edifici monumentali neoclassici, organizzato su pianta quadrata, simmetricamente suddivisa in nove parti anch’esse quadrate. Il criterio è quello del castrum romano dove i due percorsi trasversali, e quelli longitudinali sono rigorosamente ortogonali tra loro.
La costruzione risale al 1892, anno durante il quale fu indetto l’appalto per un grande manicomio a Quarto. Negli anni ‘30 si compie il definitivo assestamento di Quarto: il 28 ottobre 1933 ha luogo l’inaugurazione delle nuove strutture che portano, a duplicare la superficie e la capienza dell’OP. La vita nell’ospedale psichiatrico è continuata fino al secondo dopoguerra secondo i modelli sanitari consolidati, anzi connotandosi sempre più come luogo di emarginazione sociale.
Basaglia e Slavich avviarono la prima esperienza anti-istituzionale nella cura dei malati di mente dando inizio a una riflessione socio-politica sulla trasformazione dell’ospedale psichiatrico e di ulteriori esperienze alternative e di rinnovamento nel trattamento della follia. All’interno dell’area trovano spazio il Museo delle Forme Inconsapevoli e il Laboratorio di Architettura.
Dopo la “chiusura del manicomio” il complesso continua ad ospitare usi sanitari, fra cui uffici ed ambulatori della locale ASL, oltre al mantenimento delle funzioni di accoglienza e cura dei malati psichiatrici.