L'accesso al cippo che ricorda la strage di Rocca dei Corvi da anni è nelle disposizioni dei cantieri del Terzo Valico. Cociv garantisce la tutela. La memoria dell'eccidio, e la storia della partigiana Graziella Giuffrida
Il 25 marzo 2017 si è svolta l’annuale commemorazione dei martiri di Rocca dei Corvi, poco sopra Trasta; tuttavia, negli ultimi anni, il ‘cippo’ commemorativo non è facilmente accessibile a causa dei cantieri del Terzo Valico che rendono molto complesso l’accesso al memoriale senza attraversare il cantiere.
Il santuario infatti si trova “circondato” da questo cantiere e, dal 2016, l’accesso al santuario è precluso, come ci racconta Davide Ghiglione, consigliere municipale del municipio V Valpolcevera e membro dei comitati No Tav: «Noi avevamo denunciato già cinque anni fa il pericolo che il santuario potesse essere spostato o rimosso e infatti dal 2016 non è più possibile accedere al cippo tramite il sentiero principale a causa dei lavori per il Terzo Valico. Adesso per passare è necessario transitare dentro al cantiere».
«Anche durante la manifestazione di quest’anno – continua il consigliere municipale – è stato necessario percorrere questa strada. Esiste un percorso alternativo che permette di raggiungere il memoriale ma obbliga a passare da monte ed è un tratto di strada molto impervio e difficilmente percorribile soprattutto per le persone anziane che ancora partecipano a queste manifestazioni».
Secca la risposta di COCIV, il consorzio di aziende che ha in appalto la realizzazione del Terzo Valico, attraverso la risposta del loro ufficio stampa: «Il Cippo dei Partigiani Rocca dei Corvi si trova in stretta adiacenza all’area di cantiere COL2 FEGINO e non è interessato dai Lavori del Terzo Valico che sono stati sviluppati in maniera tale da evitarne la ricollocazione in altra sede e, quindi, di preservare la storicità del sito. Attualmente il memoriale si presenta in condizioni migliori rispetto quelle ante operam dei lavori Terzo Valico, dal momento che sono stati effettuati sistematicamente da Cociv interventi di manutenzione e ripristino dei sentieri, anche a seguito degli eventi alluvionali occorsi in questi anni nonché di miglioramento dell’area di accesso».
I dubbi principali riguardano tuttavia il destino di questo memoriale nel momento in cui i cantieri termineranno la loro attività; su questo il Cociv assicura che «al termine delle attività di cantiere, la viabilità di accesso verrà mantenuta in forma definitiva con le stesse condizioni già presenti oggi (strada asfaltata a due corsie)».
Ad oggi, le tempistiche del cantiere non sono chiare, viste le recenti difficoltà derivanti le inchieste della magistratura e la gestione dello smarino di alcuni scavi, che anni interessato montagne amiantifere. Le rassicurazioni di Cociv sul mantenimento del Santuario di Rocca dei Corvi fanno ben sperare, ma Era Superba continuerà a presidiare la vicenda, per verificare che alle parole seguano i fatti. Nel frattempo ripercorriamo la storia di quelle tragiche vicende legate alla Resistenza, per preservarne la memoria.
L’eccidio di Rocca dei Corvi è stato uno degli ultimi perpetrati in Valpolcevera da parte delle forze nazi-fasciste e ha una particolarità: si tratta dell’unico eccidio avvenuto in città dove, tra gli assassinati, era presente anche una donna, Graziella Giuffrida.
Il massacro infatti venne commesso tra il 23 e il 24 marzo 1945, esattamente un mese prima della Liberazione di Genova. Durante questo periodo, a causa del progressivo avanzamento delle truppe alleate verso il Nord Italia, s’intensificò anche l’attività partigiana e, di conseguenza, anche le forze nazi-fasciste aumentarono la pressione sulla popolazione per ridurre le possibilità di un’escalation rivoluzionaria che sarebbe comunque avvenuta un mese dopo, il 24 aprile, quando la popolazione di Genova insorse contro gli occupanti e liberò la città prima dell’arrivo delle forze alleate.
Nei giorni della Liberazione della città in località Barabini di Teglia, vennero ritrovate alcune fosse ricoperte di terra presso una capanna il via Rocca dei Corvi e, al loro interno, vennero ritrovati cinque corpi. Ci vollero tre giorni per identificare i corpi a causa delle torture subite da questi giovani nella villetta di Via Rocca dei Corvi. In questo casolare protetto da filo spinato venivano condotti i partigiani catturati durante controlli o azioni di polizia e, in queste costruzioni, i prigionieri venivano torturati e uccisi e infine sepolti in fosse comuni. I cinque corpi ritrovati in quell’occasione vennero collegati ai partigiani scomparsi Daniele Cotella, Sebastiano Macciò, Andrea Savoldelli, Giancarlo Valle e Graziella Giuffrida.
Daniele Cotella, 43 anni, fu catturato perché ospitò un altro partigiano, Savoldelli, inseguito dai tedeschi. Torturato venne ritrovato in una delle fosse a Rocca dei Corvi.
Sebastiano Macciò, 23 anni, riuscì a fuggire durante la perquisizione della propria casa. Saputo che la madre e poi lo zio erano stati arrestati per rappresaglia Macciò si consegnò ai tedeschi che lo torturarono orrendamente prima di ucciderlo.
Andrea Savoldelli, 48 anni, venne fermato da una pattuglia di tedeschi a tarda sera per un controllo. Colto dal panico tentò la fuga e si rifugiò in casa del partigiano Cotella e lì si fece arrestare con l’amico di fronte alla minaccia nazista di infierire sulla famiglia. Anch’egli fu torturato, ucciso e gettato in una fossa alla Rocca dei Corvi.
Giancarlo Valle “il genovese”, 19 anni, faceva parte di una formazione partigiana piemontese e si trovava a casa perché malato. I tedeschi saputo della loro presenza lo arrestarono e dopo averlo torturato lo uccisero.
Graziella Giuffrida, catanese di 21 anni, che si era trasferita a Genova per fare la maestra, dove si unì come volontaria alle squadre di Azione partigiana. Ma un incontro ravvicinato con un gruppo di soldati tedeschi le costò la vita: fu arrestata, infatti, sul tram da militari nazisti i quali, dopo averla pesantemente importunata, si accorsero che era in possesso di una pistola. Condotta nella sede del comando di Fegino fu sottoposta a tortura e violentata prima di essere uccisa e gettata in una delle fosse di Via Rocca dei Corvi.
Gianluca Pedemonte