In Galleria Mazzini si è svolta la cerimonia della posa della “pietra di inciampo” a ricordo della deportazione di Reuven Riccardo Pacifici, Rabbino Capo di Genova
“Un essere umano si dimentica solo quando è dimenticato il suo nome”, questo il pensiero che ha ispirato la nascita delle “pietre di inciampo” – in tedesco “Stolpersteine” – un progetto creato nel 1993 dall’artista berlinese Gunter Demning e realizzato in vari Paesi europei in memoria delle vittime del nazionalsocialismo.
Ieri mattina a Genova, in Galleria Mazzini, nell’ambito delle iniziative del “Giorno della memoria 2012”, si è svolta la cerimonia della posa della “pietra di inciampo” – organizzata da Comunità Ebraica di Genova, Goethe Institute, Centro Culturale Primo Levi, Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con il Municipio Centro Est – a ricordo della deportazione di Reuven Riccardo Pacifici, Rabbino Capo di Genova che fino all’ultimo ha difeso la comunità ebraica negli anni successivi alla promulgazione delle leggi razziali. Catturato il 3 novembre 1943 in Galleria Mazzini fu deportato ed ucciso ad Auschwitz l’11 dicembre 1943.
Le “pietre di inciampo” hanno la forma e la dimensione di un sanpietrino, con una superficie di ottone che reca incise le informazioni identificative della persona alla cui memoria esse sono dedicate ed i luoghi e i tempi della sua persecuzione. La prima installazione di una “Stolpersteine” avvenne a Berlino nel 1996. Da allora più di 30 mila pietre di inciampo sono state collocate in tutta Europa. L’obiettivo è richiamare l’attenzione dei passanti con discrezione ma al contempo con grande forza evocativa.
Le pietre di inciampo – collocate nei marciapiedi delle città in cui le vittime del nazionalsocialismo vivevano prima della deportazione – diventano così parte integrante del tessuto urbano, segnali che inducono a ricordare, ad interrogarsi, a riflettere su ciò che è stato.
Matteo Quadrone