A pochi giorni dalle elezioni amministrative abbiamo provato ad analizzare le aspettative del ponente genovese, simbolo della trasformazione urbana in atto a Genova
Quando un abitante di Voltri, Pra’ o Pegli va, per esempio, all’acquario, non dice “vado in centro” ma “vado a Genova”. Abitudine linguistica forse ereditata dai tempi che furono, quando ognuno dei tre quartieri che oggi compongono il Municipio 7 Ponente faceva comune a sé, e chiaro segnale di un forte radicamento verso il proprio territorio, tale da percepirsi quasi come qualcos’altro rispetto alla Genova “del centro”. Non a caso, cinque anni fa il ponente premiò con una vittoria piuttosto netta il candidato del centrosinistra poi diventato sindaco Marco Doria, di cui sembrò apprezzare il proposito di rendere Genova una città policentrica. L’obiettivo dichiarato era quello di superare il concetto di periferia e la valorizzazione dei diversi centri storici disseminati lungo tutto il territorio comunale, spesso trascurati e poco noti. Oggi, con nuove elezioni comunali e quindi municipali alle porte, quello dell’autonomia municipale rispetto a Tursi torna a essere un tema caldo della campagna elettorale. In particolare, i candidati alla successione al presidente uscente Mauro Avvenente si confrontano sull’eredità dell’amministrazione Doria, dividendosi tra chi sostiene sia necessario proseguire sulla strada tracciata negli ultimi cinque anni e chi invece invoca una netta discontinuità.
Un’ importante occasione di confronto delle idee dei candidati è stata la “tribuna elettorale” praese organizzata lo scorso 20 maggio dalla Fondazione Primavera nella sala del municipio di Pra’. All’incontro molto partecipato dalla cittadinanza hanno partecipato Alessio Boni (Chiamami Genova), Claudio Chiarotti (Pd, Lista Crivello e A Sinistra), Massimo Currò (Movimento Cinque Stelle) e Paolo Fanghella (Lega Nord, Forza Italia, Lista Bucci, Fratelli d’Italia, Lista Musso), assente il candidato della lista Ge9si Fabiano Debarbieri. Come naturale, a indicare come necessaria una continuità con la precedente amministrazione è stato soprattutto il candidato del centrosinistra, mentre tutti gli altri hanno espresso una volontà di cambiamento, ognuno con le proprie sfumature.
Se però grattiamo via le naturali differenze politiche e la retorica della campagna elettorale, le tematiche fondamentali del territorio sono comuni a tutti i candidati in corsa, che differiscono soprattutto nelle soluzioni proposte e, come abbiamo visto, nel giudizio sul modo in cui sono state affrontate dalla scorsa amministrazione. A prescindere da chi vincerà le elezioni, le sfide dei prossimi anni sono già sul tavolo.
A partire dagli anni ’60 del secolo scorso, la vita di questa parte di città è stata profondamente influenzata dalla realizzazione del Vte, nato per sopperire alle esigenze di ampliamento del porto di Genova. Allora il ponente accentuò la propria vocazione industriale, pagando però un prezzo altissimo in termini ambientali. A risentirne in particolare è stato il territorio di Pra’ (che perse completamente le proprie spiagge), ma echi della presenza portuale si sentono anche su Voltri e Pegli. A partire dagli anni ’90 si è iniziato a porre il problema della convivenza tra l’infrastruttura e gli abitanti, grazie soprattutto all’attivismo di diverse associazioni di cittadini, che negli anni hanno organizzato manifestazione contro i rumori e l’inquinamento o ogni volta che si è ventilata la possibilità di nuovi ampiamenti.
Su quest’ultimo punto si sono detti contrari tutti i candidati, evidenziando come la struttura attuale sia sufficiente per le esigenze del traffico attuale e come non sia più accettabile chiedere nuovi sacrifici al territorio. Accordo unanime anche sulla necessità di ammodernamento delle tecnologie portuali, per esempio con l’introduzione di strumenti come le banchine elettriche e su quella di un aumento della produttività del porto.
Decisamente meno unanimi le opinioni sul tema Gronda, già tema centrale della campagna elettorale cinque anni fa. Con i lavori previsti per il 2019, le forze politiche si dividono tra chi la ritiene un’opera necessaria allo sviluppo portuale e chi invece la boccia sul piano ambientale. Questi ultimi, inoltre, sostengono che per migliorare il collegamento del porto con l’entroterra sarebbe sufficiente un miglior sfruttamento delle infrastrutture già esistenti come la ferrovia, sfruttata solo su uno degli otto binari in entrata e in uscita dal porto.
Oltre ai grandi temi, sono sul tavolo anche tutti quegli interventi volti al miglioramento degli aspetti più minuti della vita quotidiana dei cittadini, ambiti in cui il Municipio ha spesso maggiori possibilità di intervento effettivo. Nel corso della tribuna praese, per esempio, da più parti si è chiesta l’attivazione di servizi burocratici anche nei municipi di Pra’ e Pegli oltre che in quello “istituzionale” di Voltri, abbandonando la modalità “a rotazione” introdotta recentemente. In questo modo si verrebbe incontro alle esigenze soprattutto dei cittadini più anziani, ma sono state avanzate delle perplessità sui costi che l’operazione comporterebbe. Dal punto di vista del turismo, invece, si è richiesta l’estensione del servizio navebus fino a Pra’ e Voltri, in modo che i visitatori possano muoversi in modo piacevole dal centro per visitare il ponente. Piena approvazione, inoltre, per il centro civico culturale praese, che sorgerebbe nello spazio della vecchia stazione. In questo campo, però, il vero obiettivo dei prossimi cinque anni sarà la conclusione della passeggiata a mare, che nella versione definitiva dovrebbe collegare Multedo ad Arenzano.
I compiti del Municipio
Se numerose sono le sfide che attendono il territorio del ponente nei prossimi anni, è anche vero che il Municipio ha possibilità di intervento piuttosto limitate su molte tematiche che pure toccano da vicino la vita dei propri abitanti. Secondo quanto si legge sul “Regolamento per il decentramento e la partecipazione municipale” approvato nel 2010, i Municipi “rappresentano le esigenze della popolazione sul proprio territorio”, “assicurano e promuovono la partecipazione dei/delle cittadini/e, singoli/e, associati/e residenti od operanti nel territorio” e vengono valorizzati in quanto “organismi di democrazia, partecipazione, consultazione e gestione dei servizi di base”. Sono, in poche parole, la prima interfaccia dei cittadini con le istituzioni, e hanno per lo più funzione di raccolta delle istanze dei cittadini e di presentarle ai livelli istituzionali più alti come il Comune o la Regione.
Luca Lottero