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Bruxelles, 28 e 29 giugno 2012: scongiurata una seconda crisi del ’29?

Mario Monti ha suggerito le regole del gioco al vertice europeo dello scorso 29 giugno per combattere la crisi. Ecco un riassunto dei principali punti trattati e i rischi concreti se il piano non dovesse essere attuato


2 Luglio 2012Notizie

Il premier Mario Monti torna da una due giorni a Bruxelles con una serie di ipotesi di soluzione della crisi che se verranno realmente poste in essere confermeranno la sua autorevolezza e competenza, spesso ultimamente messa in discussione da  parlamentari e commentatori vari.

Gli accordi di Bruxelles tra i 27 membri sono stati i seguenti :

a) Unione bancaria, che comporterebbe una sorveglianza unica su tutti gli Istituti di credito da parte della BCE

b) Scudo anti spread, i fondi salva stati EFSL e ESM potranno acquistare titoli di stato dei Paesi virtuosi, cioè quelli che avranno dimostrato di fare i compiti a casa

c) Patto per la crescita, un pacchetto di aiuti da meglio definire il prossimo 9 Luglio nella prevista riunione dell’Eurogruppo per stimolare la crescita economica nell’area euro da 120 miliardi

d) Tobin Tax, tassa sulle transazioni finanziarie, da attuarsi entro fine anno ma condizionata alla cooperazione rafforzata di almeno 9 Paesi

e) Aiuto diretto alle banche spagnole in crisi di liquidità a causa della loro forte esposizione verso il settore immobiliare in grave crisi

f)  Impegno per varare a breve una Road Map per arrivare all’Unione monetaria ed economica

Le misure più rilevanti sono senza dubbio dovute all’opera progettuale del Prof. Monti a cui hanno aderito la Spagna , la Francia e alla fine anche la cancelliera Angela Merkel.

L’effetto annuncio delle suddette misure è stato molto rilevante e le borse europee dopo un lungo periodo negativo hanno preso un grande sprint. Un buon summit e un grande successo personale del nostro premier, che ha dimostrato una volta di più come il prestigio e la competenza personale specifica valgano tanto nel mondo vero e reale e confermato che il precedente capo del governo, patrocinando solo una visione onirica e autoreferenziale della realtà, abbia fatto danni gravissimi alla credibilità internazionale di questo Paese.

Ma il passato, anche se non va dimenticato, oggi non serve per spiegare il presente e ipotizzare il futuro, che sono strettamente legati alle soluzioni discusse e imbastite nel vertice appena concluso.

Tutto bene? Possiamo metterci in macchina e farci qualche centinaio di km per andare a crogiolarci su qualche spiaggia assolata in santa pace? Il peggio è passato e il futuro sarà roseo come quello dipinto per oltre vent’anni dal Cavaliere?

Non è facile dirlo oggi , ma dobbiamo imparare dal passato pesantemente condizionato dalla propaganda dell’ottimismo oltre ogni logica, che non basta dire, come Mary Poppins, supercalifragilistichespiralidoso  e la pillola andrà giù; bisogna avere cognizione che è già importante avere una buona idea ma poi occorre  saperla condividere e mettere in pratica nei tempi giusti.

Per ora siamo solo alla prima fase, il parto della buona idea, ma a breve il compito dei grandi leader europei sarà quello di dare corpo e sostanza al pensiero e programmare tutti i passi necessari per attuarlo.

 

I RISCHI DELLA MANCATA ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA

Senza voler peccare di pessimismo, ritengo utile in questa fase evidenziare che la reazione positiva dei mercati all’annuncio delle ipotesi di lavoro potrebbe diventare un boomerang ancora più negativo della situazione precedente qualora i premier europei non riuscissero in tempi brevi a dare sostanza al pensiero e porre in essere le azioni conseguenti.

In questo caso infatti il fallimento suonerebbe come un vero de profundis per tutta l’Eurozona, proprio perché  dopo l’illusione della soluzione la constatazione dell’impossibilità di realizzarla proprio da parte di persone di qualità e competenza specifica come l’attuale premier avrebbe un effetto sui mercati non più controllabile.

E’ paradossale ma del tutto logico da un punto di vista psicologico:  il fallimento di un mediocre sarebbe ancora gestibile, ma quello di una persona di grande autorevolezza  a questo punto della crisi causerebbe  un effetto domino di proporzioni non ipotizzabili, inclusa la già demonizzata uscita incontrollata dall’euro.

 

I NEMICI DELLA MANOVRA PER RISOLVERE LA CRISI

Ognuna delle misure ipotizzate nel summit  ha piccoli e grandi nemici, che potrebbero ostacolare o ritardare la loro attuazione. Vediamo di farne una veloce lista, partendo da quelli più definiti.

a) Scudo anti spread, l’idea sembra  un po’ il fratello minore dei tanto discussi Eurobond.

E’ un modo diverso di attuare il progetto di ridurre il divario dei tassi all’interno dell’Eurozona tra i Paesi buoni e quelli indisciplinati. A prima vista mi fa venire in mente  il mitico scudo spaziale di Reagan, che diede inizio all’escalation di spese militari che condusse la Russia comunista, unitamente ad altre concause, alla resa.

L’idea è senza dubbio molto intelligente e soprattutto sottile ed offre alla cancelliera Merkel una resa onorevole, consentendole di non sconfessare la sua sbandierata avversione agli Eurobond di fronte al suo elettorato; chapeau al Prof. Monti e al suo ingegno italico.

Bisogna vedere se nella fase attuativa sarà possibile per il suo mentore far digerire ai  tedeschi, in primis,  il meccanismo automatico di applicazione senza il preventivo intervento della Troika ( FMI, UE e BCE) e  dotare lo strumento di un plafond di risorse sufficienti a contenere le pressioni speculative che inevitabilmente lo metteranno alla prova.

Sul fronte interno il premier avrà sicuramente un maggior potere per far attuare le riforme strutturali che permetteranno di stare nel novero dei Paesi virtuosi e poter, se del caso, attivare lo scudo.

b) L’Unione bancaria

La misura e’ senza dubbio suggerita dal secondo Supermario dell’Italia, ossia da Mario Draghi che dopo aver molto opportunamente fatto fare alla Banca d’Italia un deciso, ancorché  discreto, passo in avanti rispetto all’ Era Fazio nella vigilanza sugli intermediari finanziari nel nostro paese (soprattutto sul fronte della compliance e dell’antiriciclaggio), ha ben chiaro che il rilancio dell’Europa passa da un controllo molto più  ferreo e uniforme dell’operatività degli intermediari finanziari, soprattutto in quei Paesi che hanno molta economia illegale o che sono stati il refugio peccatorum  degli operatori fuorilegge.

L’illegalità e l’evasione fiscale hanno bisogno di complici nel sistema finanziario per poter prosperare e senza il supporto di intermediari, dolosamente o colposamente collusi, si troveranno con le polveri bagnate.

La lotta ai paradisi fiscali attuata negli ultimi anni e la riforma degli intermediari finanziari in corso in Italia sono due capisaldi essenziali, ma devono essere resi ancora più efficaci per far fronte ad una massa di economia illegale che in Italia fattura ogni anno 150 mld di euro; il punto essenziale diventa l’attuazione di  un cordone sanitario formato dalle altre istituzioni finanziarie dell’UE.

I premier saranno d’accordo, ma senza dubbio l’Unione Bancaria darà alla BCE un potere molto importante e costringerà tutti gli intermediari finanziari all’adozione di procedure molto strette per evitare la revoca della licenza bancaria.

In un Paese come il nostro, tradizionalmente afflitto da alta evasione fiscale, forte presenza di economia direttamente o indirettamente illegale e alta propensione alla corruzione, il ruolo degli intermediari finanziari è cruciale per realizzare il riciclaggio di proventi illeciti, per cui rafforzare la vigilanza su questo specifico punto e in generale sull’operatività delle banche alzando il livello e la competenza dei controllori e soprattutto coordinando le azioni a livello europeo , e’ un passo importante ma a livello politico sarà fortemente avversata su base locale dalle lobby che vivono e prosperano su un sistema finanziario opaco e permissivo e che già in passato sono riusciti a convincere i partiti al governo a far innalzare le soglie per il pagamento in contanti o a ritardare misure rigide sul riciclaggio.

c) Patto per la crescita

In questo caso è difficile dire quali siano gli avversari perché si tratta poco più di un titolo e non ha ancora alcuna coniugazione pratica. Dall’esame dei suoi contenuti si potrà valutare sia la sua fattibilità che i suoi effetti nel tempo; è chiaro che l’avversario in questo frangente è sempre il tempo, stante l’evidente deterioramento del tessuto economico di questi  mesi.

Speriamo solo che non sia come  lo stimulus plan di Obama, che è rimasto in gran parte, come del resto la legge Dodd-Franck sulla riforma del sistema finanziario, un bel libro dei sogni, con poche ricadute reali.

d) Tobin Tax

E’ strettamente collegata al progetto dell’Unione Bancaria, che ne è in qualche misura anche un presupposto e ha un solo reale nemico e si chiama U.K., che vive di economia finanziaria e quindi ritiene molto pericolosa una tassa sulla principale attività svolta dalle sue imprese. Senza dubbio anche i cugini americani non sono molto propensi e quindi l’iter sarà lungo e complesso; del resto se ne parla da decenni.

e) Aiuto diretto alle banche spagnole

E’ una misura dettata dall’emergenza ed è probabilmente lo zuccherino concesso a Rajoy per il suo placet senza riserve al progetto più ampio del Prof. Monti, appoggiato anche da Hollande e quindi destinato a fronteggiare la Germania.

f) Impegno per l’Unione monetaria ed economica

E’ la logica conclusione di questo processo e porterà necessariamente ad una parziale perdita di sovranità dei singoli paesi a favore delle istituzioni europee.

Adenauer,  Schuman e De Gasperi dall’alto del cielo stanno applaudendo il Prof. Monti, per noi italiani è l’unica speranza di un futuro diverso dal caos politico-economico-istituzionale, da cui si salva solo il Presidente della Repubblica,  in cui ci hanno sprofondato questi politici di serie C,  a cui abbiamo delegato per decenni il destino del  nostro Paese e delle nostre vite… proprio per questo penso che loro non molleranno  l’osso tanto facilmente e che il prof. Monti avrà da sudare per riportare la nostra nazione nel posto che le compete.

Non siamo una mera espressione geografica ed è venuto il momento di dimostrarlo con i fatti. Viva l’Italia, ma solo se capirà di essere uno dei cardini dell’Europa.

Maurizio Astuni
[foto di Daniele Orlandi]


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