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Riabilitare le Province: proposta dei sindacati, si accende il dibattito

I tagli lineari messi in atto in questi anni hanno ridotto in ginocchio Province e Comuni; adesso Cgil Cisl e Uil (Funzione Pubblica) affermano che il livello intermedio tra Regione e Comune non si può abolire tout court senza una precisa strategia sul riassetto complessivo del territorio


14 Ottobre 2013Notizie

Prefettura Amministrazione ProvincialeIl nostro Paese, come altri in situazione di crisi economica, negli ultimi anni ha adottato politiche di austerity volte a delimitare il ruolo dell’intervento pubblico in funzione di una forte riduzione della spesa, attraverso tagli lineari. «Questo ha inciso notevolmente sia sulla garanzia dei servizi ai cittadini sia sulle condizioni di lavoro del personale impegnato negli stessi. Queste politiche inevitabilmente hanno aggravato una crisi delle Istituzioni che, a livello territoriale, non riescono a rispondere ai bisogni sempre più complessi dei cittadini», così scrivono i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil (Funzione Pubblica) nella bozza delle “Linee guida per un riordino partecipato del territorio e delle sue istituzioni”. «Chi risente di più di questi tagli è il sistema delle autonomie locali – continua il testo – nel quale aumentano ormai in modo preoccupante i casi di crisi dei Comuni e la paralisi delle Province nell’erogazione dei servizi di propria competenza».

«Finalmente! – commenta soddisfatto Giuseppe Scarrone, dirigente della Provincia di Genova – La cosa finora è stata bellamente ignorata nel senso che molti decisori, non conoscendo le competenze delle Province, vanno avanti sostenendo provvedimenti devastanti per i servizi ai cittadini».

Qualsiasi processo di riordino istituzionale «rischia di essere fallimentare se costruito in un’ottica di ulteriore riduzione delle risorse a disposizione – sottolineano Cgil, Cisl e Uil (Funzione Pubblica) – Non di questo si ha bisogno ma di un sistema delle amministrazioni che al contrario valorizzi e accompagni le energie espresse dal territorio e che al livello nazionale le coordini in un modello unitario (ma non unico) di sviluppo». In questo scenario vanno quindi necessariamente avviate le ormai indispensabili riforme strutturali dell’Amministrazione dello Stato e degli Enti Locali. «Negli ultimi anni vi è stato un continuo deterioramento delle relazioni tra Stato centrale ed istituzioni territoriali, a causa di scelte soprattutto economiche che hanno fortemente penalizzato Regioni, Province e Comuni – si legge nelle linee guida redatte dai sindacati confederali – La spesa inutile per eccellenza e quindi da tagliare è stata ritenuta in modo anche demagogico quella relativa alle amministrazioni provinciali, senza una strategia precisa nell’affrontare, in maniera adeguata, il tema del riassetto complessivo del territorio, senza cioè ridisegnare funzioni e competenze dell’intero sistema subregionale e del diverso rapporto da istaurare tra Stato e Regioni per quanto riguarda la competenza legislativa».

«È il primo documento ragionevole che esca da molto (anzi direi da troppo) tempo dal livello delle organizzazioni centrali – afferma il dirigente della Provincia di Genova, Giuseppe Scarrone – Finora c’erano state prese di posizioni personali, voci isolate, forse richiamate all’ordine. Come sembravano ignorati i numerosi e argomentati interventi di eminenti giuristi, che sembravano quasi scongiurare i politici di recedere dall’inseguire posizioni demagogiche. Fosse stato da subito questo il livello della discussione adesso non saremmo in una simile situazione, quando ormai forse è troppo tardi per rimediare. Vedremo se anche questo documento sarà ignorato o sbeffeggiato come quelli dell’UPI (Unione Province Italiane), che pure qualche breccia hanno cominciato ad aprirla».

In una fase caratterizzata da una forte crisi economica e dall’esigenza di razionalizzazione dell’assetto istituzionale del territorio «è indispensabile valorizzare le autonomie locali come istituzioni pubbliche in grado di garantire diritti fondamentali dei cittadini – continua il documento di Cgil, Cisl e Uil (Funzione Pubblica) – Esigenze che non riguardano solo le Province ma tutti i livelli di governo: occorre che ogni istituzione faccia i conti con la riduzione degli sprechi e dei costi impropri». Il livello intermedio tra Regione e Comune, sottolineano i sindacati «È un fondamentale livello istituzionale della Repubblica che non si può abolire o svuotare privando i territori di necessarie funzioni non frammentabili senza un percorso condiviso con le parti sociali ed il sistema delle istituzioni. In questo quadro, a nostro giudizio appare indispensabile: una chiara definizione delle funzioni di area vasta comprese quelle derivanti dall’istituzione delle Città Metropolitane; la valorizzazione delle funzioni e delle competenze di regolazione delle istituzioni pubbliche; il riordino dell’amministrazione periferica dello Stato; il riordino di enti strumentali, agenzie, società partecipate e consorzi non strettamente collegati alle funzioni istituzionali; la tutela e la valorizzazione dei lavoratori nei processi di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni».
Insomma, è necessario che «la riforma superi la disciplina frammentaria e disorganica dell’ordinamento locale e delinei un processo organico che, partendo da una chiara definizione delle funzioni e dei ruoli, crei un sistema integrato di livelli istituzionali capace di governare e indirizzare i processi sociali ed economici mettendo al centro servizi efficienti, cittadini e territorio». Un sistema integrato che «deve essere disciplinato da una Carta delle Autonomie che definisca, evitando inutili sovrapposizioni e duplicazioni, le attuali funzioni di Province, Città Metropolitane e Comuni, attribuendo alle prime le sole funzioni di area vasta e rendendo obbligatoria (prevedendo incentivi), la gestione associata dei servizi per i Comuni, al fine di promuovere la realizzazione di economie di scala efficaci».

«Puro buon senso – conclude il dirigente provinciale, Giuseppe Scarrone – Ricordando , però, che alcune Regioni si sono tenute funzioni gestionali di area vasta (disattendendo il D.Lgs. 112 e l’art.118) e ora mirano a riprendersi pezzi interessanti (Formazione, Lavoro e connessi fondi europei). Ancora oggi ci si chiede: perché è stata accantonato il Codice delle Autonomie? Il testo di Cgil Cisl e Uil è da apprezzare. Chissà cosa ne pensano i tre massimi vertici sindacali. Non dimentichiamo che risale a poco più di un mese fa la dichiarazione anti-Province di Confindustria e degli stessi vertici sindacali».

 

Matteo Quadrone


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