L'Asl 3 ha deciso che i pazienti dovranno trasferirsi nell'ex ospedale Sant'Antonio di Recco. Le famiglie contestano una scelta svantaggiosa soprattutto a causa della lontananza da Genova
Trenta persone, disabili psico-fisici ospitati in un reparto speciale dell’Asl 3 all’interno dell’area dell’ex manicomio di Quarto, a breve saranno costretti ad andarsene. Dopo gli 80 pazienti psichiatrici, dunque, suddivisi in 4 lotti ed inseriti nel bando di gara d’appalto bandita dall’Asl 3 per destinarli in strutture in grado di accoglierli al prezzo più basso possibile – gara su cui pende un ricorso al Tar presentato da Fenascop (federazione che rappresenta le imprese delle comunità terapeutiche), mentre le famiglie dei pazienti si sono rivolte ai difensori civici di Comune e Regione – questa è la volta dei diversamente abili.
Un’ulteriore ed inevitabile conseguenza dell‘operazione di “cartolarizzazione” degli immobili dell’ex manicomio di Quarto, messa in atto negli ultimi anni dall’azienda sanitaria locale su impulso della Regione Liguria, allo scopo di fare cassa grazie alla vendita del patrimonio immobiliare.
E la polemica non si fa attendere perchè, secondo le intenzioni dell’Asl 3, i trenta pazienti saranno trasferiti nell’ormai ex ospedale di Recco. La struttura del Sant’Antonio però, come sottolineano i familiari dei malati, è troppo lontana dalla città e nelle vicinanze non è presente alcun punto di Pronto soccorso. Al loro fianco si schiera la Consulta per l’handicap che contesta a gran voce una scelta ritenuta svantaggiosa per diversi motivi. Innanzitutto la difficoltà di spostamento perchè raggiungere Recco è tutt’altro che facile per chi abita a Genova, anche con un mezzo privato, per non parlare del trasporto pubblico. E ancora il problema degli spazi, considerando che a Quarto sono disponibili ampi giardini, mentre al Sant’Antonio solo un piccolo cortile. Infine l’aspetto forse più importante, ovvero l’assenza di un Pronto soccorso di riferimento per fronteggiare eventuali emergenze, i più vicini, infatti, sono quelli di Lavagna e del San Martino di Genova.
«Nelle pieghe del piano di cartolarizzazione è previsto che alcuni lotti non vengano venduti – spiega la Consulta per l’handicap – Allora noi ci chiediamo: non si può mantenere questo servizio, che finora ha funzionato bene, all’interno dell’area di Quarto, proprio per la sua specificità?».
«I nostri cari sono seguiti da persone eccezionali che non vogliono perdere – aggiungono i familiari – Crediamo che un servizio delicato come questo debba essere trattato con la necessaria attenzione».
Invece, a quanto par di capire, anche questa volta la decisione è stata presa senza alcuna concertazione con gli interessati. Ma il trasferimento a Recco dei trenta pazienti non è comunque una scelta obbligatoria: pazienti e famiglie potranno decidere se spostarsi verso la riviera oppure optare per una struttura privata convenzionata con l’Asl 3 che permetterebbe la continuità assistenziale, senza spese a carico dei cittadini. Tuttavia per familiari e pazienti la soluzione migliore sarebbe rimanere dove sono oggi, scongiurando l’ipotesi di dividere persone che ormai da molti anni condividono i medesimi spazi e percorsi comuni.
L’azienda sanitaria locale difende con fermezza la sua posizione, sostenendo di aver preso le adeguate precauzioni «Presso l’ex ospedale Sant’Antonio verranno trasferiti tutti gli operatori e verrà garantito lo stesso livello di servizio – sottolinea l’Asl 3 – Data la delicatezza della questione abbiamo evitato di esternalizzare il servizio, come invece è avvenuto in altri casi, mantenendolo in mano pubblica in una struttura idonea, con tutti i suoi servizi. La distanza dal pronto soccorso è colmata dalla presenza del primo intervento in loco, cosa che non accade a Quarto e dalla presenza della guardia medica».
Matteo Quadrone
Foto di Daniele Orlandi
Commento su “Quarto, ex ospedale psichiatrico: pazienti disabili trasferiti, il no dei familiari”