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Il complesso, oggi di proprietà di Comune e Arte, potrebbe passare interamente sotto il controllo dell'azienda regionale; nel frattempo, il Municipio Bassa Valbisagno, con l'aiuto di comitati e associazioni di zona, punta al recupero del giardino esterno
Un complesso urbano di dimensioni notevoli, oltre 5300 mq di superficie netta, da diversi anni giace abbandonato – e prima sottoutilizzato – nel quartiere di Quezzi, in via Donati n. 5, immediate vicinanze di via Fereggiano. Parliamo dell’edificio ex ONPI (compreso l’ampio giardino annesso) che storicamente ha sempre avuto una destinazione socio-sanitaria, in principio ospitando l’Opera Nazionale Pensionati d’Italia, poi una residenza protetta per anziani gestita dall’Istituto Doria e ancora – dopo la costituzione della nuova A.S.P. Emanuele Brignole (Azienda Servizi alla Persona) – la RSA Quezzi, per scivolare, infine, nel più completo degrado. Oggi l’imponente palazzo è ormai fatiscente nonché continuamente brutalizzato da incursioni vandaliche piuttosto frequenti. Negli ultimi tempi, un presidio almeno temporaneo, è stato rappresentato dalla pubblica assistenza Volontari del Soccorso, che ha trovato accoglienza all’interno di alcuni locali dell’ex ONPI in seguito al danneggiamento della propria sede nell’alluvione del 2011, ma proprio di recente i militi si sono trasferiti presso la nuova sede di via Canevari. E così il degrado è tornato a essere il padrone incontrastato.
L’immobile di Quezzi è pervenuto al Comune di Genova – in forza di una legge del 1988 conseguente allo scioglimento dell’ONPI – una volta dismessa l’attività sociale. Tuttavia, il complesso non è interamente di proprietà civica, in quanto circa un terzo è stato ceduto ad Arte Genova (Azienda Regionale Territoriale per l’Edilizia della Provincia di Genova) nel 2010, a seguito di una permuta finalizzata all’acquisizione, da parte del Comune, di una porzione di Villa De Mari, destinata ad attività sociali nell’ambito della Fascia di rispetto di Prà. La rimanente parte, circa due terzi del complesso, è invece rimasta in capo al Comune, in particolare l’area esterna.
Sette anni orsono, nel 2006-2007, si parlava di una riconversione dell’ex ONPI ad uso abitativo – nell’ambito del piano comunale di riqualificazione di Quezzi – con priorità alla realizzazione di residenze sostitutive di quelle destinate alla demolizione ai fini della messa in sicurezza della valle del Fereggiano. Il progetto, però, è naufragato, le case sono state abbattute ma le persone trasferite altrove, mentre il complesso di via Donati è rimasto un contenitore vuoto.
Adesso, per la travagliata vicenda dell’ex ONPI di Quezzi, potrebbe finalmente aprirsi uno spiraglio positivo, visto che Arte sembra intenzionata ad acquisire l’intero edificio per trasformarlo in nuovi alloggi. Nel frattempo, il Municipio Bassa Valbisagno si è impegnato in prima persona per la riqualificazione del giardino annesso.
Nel maggio 2013, il consigliere comunale del Partito Democratico, Claudio Villa, ha chiesto informazioni in merito alla Giunta di Palazzo Tursi. «L’immobile ex ONPI di Quezzi versa in una situazione di evidente degrado – ha spiegato Villa – Il Municipio Bassa Valbisagno, anche con la disponibilità dei residenti, sta lavorando ad un progetto di riqualificazione dell’area verde circostante. A questo proposito, chiedo quali interventi abbia in atto di compiere l’amministrazione, a sostegno delle iniziative già intraprese».
«Rispetto al complesso ex Onpi stiamo studiando, nell’ottica di una politica generale di riduzione dei costi, un’ipotesi di permuta con Arte, in cambio di tre edifici scolastici sui quali paghiamo il fitto passivo – ha risposto l’assessore al Bilancio e Patrimonio, Francesco Miceli – Qualora l’operazione non andasse a buon fine, l’idea è quella di cercare di vendere l’immobile perché un diverso utilizzo da parte del Comune richiederebbe altissimi costi di ristrutturazione che in questo momento non possiamo prevedere».
«Si tratta di un edificio enorme e di un’area abbandonata da troppi anni – spiega il presidente del Municipio, Massimo Ferrante – Quattro mesi fa ho scritto al Sindaco Marco Doria e al presidente della Regione Claudio Burlando per chiedere un tavolo di confronto su questo tema. Esistono dei comitati di abitanti che sarebbero pronti a darsi da fare per migliorare la situazione. L’area verde rimarrà di proprietà comunale. Quindi possiamo subito intervenire. In tal senso, c’è già la disponibilità del CIV di zona e dei comitati di genitori di alcune vicine scuole».
Ferrante sostiene che, circa un mese fa, anche la parte comunale sarebbe passata in mano ad Arte. A dire il vero, l’operazione è ancora in divenire, come spiega l’assessore comunale al Patrimonio, Francesco Miceli «L’ipotesi permuta va avanti, ma finora non si è concretizzata perché Arte prima vuole la conferma, da parte della Regione, di poter realizzare, quindi finanziare, una ristrutturazione finalizzata alla realizzazione di nuove unità abitative di edilizia popolare o social housing. Il Sindaco Doria, a breve, incontrerà il presidente della Regione Burlando per sollecitare una soluzione in grado di ampliare l’offerta di case popolari sul territorio. Inoltre, la permuta permetterebbe al Comune di ottenere tre edifici scolastici di via Fea (zona Marassi, nda), più altre unità di minore entità».
Insomma, Arte aspetta il via libera dalla Regione e l’amministrazione di Palazzo Tursi sta alla finestra. Comunque sia, l’intenzione di entrambe le parti «È quella di arrivare a concludere l’operazione di permuta», chiosa l’assessore Miceli.
La filosofia promossa dal Municipio Bassa Valbisagno, è sintetizzata così dal presidente Ferrante «Intanto iniziamo noi, come ente decentrato dell’amministrazione comunale, a recuperare una porzione dell’ampio giardino che circonda l’ex ONPI, con l’aiuto dei cittadini attivi ai quali sarà affidata in gestione. Il Municipio può contare su un budget annuale di 300-350 mila euro di Conto capitale. Per questo, proprio con l’ultimo Conto capitale, abbiamo deciso di stanziare oltre 40 mila euro per la sistemazione di una parte dell’area verde. Così facendo cerchiamo di dare il là alla riqualificazione e cominciamo a mettere piede dentro il sito abbandonato».
il Municipio, però, come mette in chiaro Ferrante «Ha investito delle importanti risorse economiche perché gli è stato assicurato un contestuale impegno di Arte. Quest’ultima è un’azienda regionale con una sua precisa mission e non sono io a dover dire se a Quezzi saranno realizzate unità abitative di edilizia popolare, social housing o quant’altro».
La prossima tappa è fissata il 9 dicembre, quando si svolgerà un incontro tra Comune, Municipio e Arte. «Premesso che, almeno per i prossimi anni, vale a dire prima che sia possibile partire con i lavori di ristrutturazione, l’edificio rimarrà tale e quale – sottolinea Ferrante – noi dobbiamo ragionare con l’azienda regionale affinché il primo passo sia quello di impedire a vandali e sbandati l’accesso all’interno dei locali. Io mi aspetto che Arte intenda tutelare la sua proprietà. In futuro, se la situazione dovesse evolvere in maniera negativa, il Municipio si farà sentire visto che sta mettendo in gioco una forte volontà politica, oltre a una significativa quota di denaro».
Tuttavia, soltanto l’auspicabile spirito d’iniziativa dei cittadini – pure con il concreto contributo dell’ente municipale – non basta per cambiare lo stato di fatto. «L’amministrazione comunale ci deve dare una mano per ampliare la riqualificazione – sottolinea Ferrante – anche attraverso un sostegno economico. Noi possiamo far rivivere circa 500 mq. Ma la superficie esterna da recuperare è molto più vasta. Il Municipio, intanto, può far sì che i residenti inizino a riappropriarsi del giardino dell’ex ONPI».
Anche perché, simili aree cadono facilmente nel dimenticatoio, quando non gli viene assegnata una precisa destinazione. «Sono numerosi gli esempi di giardini che abbiamo sistemato, rendendoli accessibili agli abitanti – ricorda il presidente del Municipio Bassa Valbisagno – L’ultimo esempio è quello di Terralba dove, vicino al mercato, il Municipio ha ripristinato uno spazio che era diventato rifugio di persone problematiche. L’installazione di alcuni giochi per bambini e di un cancello per la sicurezza sono interventi che riqualificano un luogo, dandogli un’evidente funzione. A fine mese i giardini di Terralba saranno aperti al pubblico grazie al loro affidamento in gestione alle realtà associative di quartiere».
Secondo Ferrante, esiste una rete di associazioni che già sono impegnate in tale direzione o sono pronte a farlo. «Stiamo parlando di buone prassi che vogliamo esportare il più possibile nell’intero Municipio – conclude il presidente della Bassa Valbisagno – Il nostro investimento sull’ex ONPI è davvero importante. Noi ci crediamo. Ma anche gli altri devono crederci».
«Ovviamente sono favorevole alla riqualificazione del giardino dell’ex ONPI – spiega il consigliere municipale di Rc-Fds e residente a Quezzi, Giuseppe Pittaluga – E auspicherei una ristrutturazione dell’edificio con l’obiettivo di destinarlo completamente all’uso pubblico, quindi edilizia popolare, oppure case per madri in difficoltà, padri separati, ecc., insomma per dare risposta alle reali esigenze della cittadinanza».
Il consigliere Pittaluga, invece, esprime perplessità in merito al trasferimento del complesso nelle mani di Arte «Se davvero l’edificio passerà all’azienda regionale non è detto che poi quest’ultima realizzerà della vera edilizia popolare. A volte, infatti, dietro al social housing si mascherano anche interventi finalizzati alla vendita di residenze sul libero mercato. E qui a Quezzi, in una zona ultra urbanizzata, ciò sarebbe deleterio».
In effetti, l’emblematico caso di via Ortigara in Val Polcevera – dove va detto non è coinvolta Arte ma Spim, società immobiliare del Comune – è un esempio negativo da tenere bene in considerazione.
«All’inizio del mio mandato di consigliere ho domandato ad Arte quante e dove sono le unità sfitte nel territorio del Municipio – conclude Pittaluga – Attendo ancora oggi una risposta. Probabilmente, prima di avviare qualunque operazione, occorrerebbe valutare attentamente quanta potenziale offerta di edilizia popolare, oggi inutilizzata, è già presente a Marassi, Quezzi e San Fruttuoso».
Matteo Quadrone
[Foto dell’autore]