Alla scoperta di un antico mestiere ormai scomparso e di un luogo affascinante nascosto fra le case del quartiere di Quarto. Dagli anni '50, radiotelegrafisti e radioamatori al servizio di chi navigava in mare: telegrammi, messaggi in codice Morse, SOS...
Genova-Radio (Icb), nel cuore del quartiere di Quarto, proprio davanti alla storica Via Romana della Castagna, è una ex stazione radiofonica fondata nel 1952 e all’epoca usata per comunicazioni in ambito marittimo. Composta da due diverse stazioni -quella ricevente nel quartiere levantino, l’altra dislocata a pochi chilometri, sul Monte Righi – i suoi trasmettitori si trovano oggi all’interno dell’antico forte denominato “Il Castelaccio” (sembrerebbe che lo stesso Guglielmo Marconi abbia definito questo luogo “una delle migliori postazioni d’Italia per le radiotrasmissioni”). Entrambe le stazioni, ricevente e trasmittente, erano impiegate per adempiere a diverse funzioni: trasmissione di messaggi in codice Morse tra nave e radio; invio di telegrammi, ad esempio ai parenti, durante la permanenza in mare lontano da casa; uso del sistema telex per la trasmissione di dati commerciali; invio di chiamate di soccorso 24 ore su 24, 365 giorni l’anno.
I due tralicci di oltre 60 metri che ancora svettano nel bel mezzo dell’antico abitato di Quarto e la passione di alcuni “agguerriti” amatori, tengono in vita la memoria di questa eccellenza genovese e di un mestiere, quello del radiotelegrafista, ormai scomparso.
Era luglio 2013, con la diretta di #EraOnTheRoad vi avevamo portato sul posto per farvi vedere queste strutture, simbolo di un’attività ormai scomparsa. Abbiamo parlato con radioamatori, tecnici o con chi semplicemente ha vissuto gli anni d’oro di Genova-Radio: ci siamo fatti raccontare la storia e spiegare il suo funzionamento, trovando grande amore, passione e nostalgia.
Mentre le prime operazioni erano svolte grazie allo sfruttamento di onde corte, a varie frequenze, la chiamata di soccorso sfruttava le onde medie a 500 kHz: usata per circa 90 anni nell’ambito del Servizio Radio Mobile Marittimo per la sicurezza in mare, tutte le stazioni radio che utilizzavano la radiotelegrafia in onda media avevano l’obbligo di assicurare l’ascolto continuo su questa frequenza, con un operatore preposto o tramite un ricevitore, in modo da ricevere in ogni momento SOS e messaggi di “urgenza”, per salvaguardare la sicurezza della vita umana in mare. Solo nel 1999, la 500 kHz è stata rimpiazzata da sistemi digitali satellitari. Era possibile anche sfruttare queste tecnologie per permettere a chi si trovava in mare di utilizzare un sistema radiotelefonico e fare telefonate a casa anche se, molto dispendiose in termini di consumi di corrente e di tempi di organizzazione, questo tipo di chiamate non potevano svolgersi troppo di frequente.
Gli operatori, radiotelegrafisti capaci e ben preparati, derivavano la loro conoscenza da precedenti impieghi a bordo di navi e imbarcazioni: perlopiù facevano parte di una categoria di Ufficiali della Marina Mercantile, esistente all’epoca in cui ancora le comunicazioni avvenivano per via telegrafica, ed erano chiamati “marconisti”, nome coniato in memoria dello stesso Guglielmo Marconi, padre delle radiocomunicazioni. Tutti quelli che aspiravano ad un impiego nelle radiocomunicazioni su navi mercantili o aeromobili civili dovevano conseguire un apposito brevetto, un certificato per radiotelegrafisti rilasciato dal Ministero delle Poste. Un mestiere affascinante e motivato da grande passione personale, che oggi è scomparso, dovendo soccombere ai progressi della tecnologia. Le apparecchiature utilizzate da Genova-Radio erano degne di nota e tutte di qualità: dapprima, i trasmettitori Collins BC-312 e BC-3124, poi gli italiani Allocchio-Bacchini OC-11.
Queste caratteristiche – e non solo – hanno reso importante la stazione genovese negli anni del dopoguerra, come ci racconta Lino Esposito, appassionato e collezionista di apparati radiofonici Collins (gli stessi usati inizialmente da Genova-Radio): «Il mio interesse per le vicende di questa radio è forte, mi ha sempre affascinato il suo funzionamento e il ruolo che rivestiva: quando si lavora a bordo delle navi, si è in mezzo agli oceani e l’unico contatto con la terraferma è la radio. Genova-Radio si è assunta questo importante compito e ha svolto il suo lavoro in un’epoca in cui la tecnologia non aveva ancora raggiunto gli sviluppi cui siamo abituati oggi. Chi partiva per mare, non aveva altri mezzi per comunicare con i famigliari a casa, né con i tecnici o con i soccorsi a terra. Ricordo che, dopo vari tentativi da parte mia, sono stato autorizzato ad avere accesso alla stazione ricevente di Quarto, dove ho incontrato alcuni anziani radiotelegrafisti (che spesso erano anche radioamatori e riuscivano ad coniugare lavoro e passione) e ho potuto visitare di persona la stazione ricevente, dotata di una postazione per radiotelegrafisti, ricevitori, comandi dei rotori delle antenne direttive, e una serie di strumentazioni tecniche per la comunicazione marittima. Inoltre, ricordo che avevano per antenna una filare lunga 600 metri e alta 60 metri da terra: per questo, quelli usati da Genova-Radio erano gli unici ricevitori a non risentire delle interferenze causate dalle Broadcastings sulle frequenze vicine. I ricevitori impiegati a Genova, inoltre, erano usati anche da altre stazioni radio costiere italiane con funzione analoga a quella genovese, come Roma-Radio(Iar), Trieste-Radio(Iqx), Livorno-Radio, Cagliari-Radio, ed altre».
Lino Esposito ci illustra la situazione attuale: «Difficile ripercorrerne le vicende, si dispone di poche informazioni. Si sa, però, che dapprima, non più tardi di qualche anno fa, Genova-Radio (Icb) è passata dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni alla Telecom Italia e i servizi (telegrafia e fonia in bande hf) sono stati accorpati a quelli di Roma-Radio (Iar): completamente “ristrutturata” e “remotata”, oggi la stazione genovese è quasi totalmente automatizzata e viene controllata in remoto dalla stazione di Roma-Radio. Alla fine del 1992, gli ultimi ricevitori Collins furono tolti dal servizio e sostituiti da moderni ricevitori della Rohde-Schwarz. Così Genova-Radio ha visto arrivare la sua fine e ormai da qualche anno non è più operativa, se non per pochi servizi ancora gestiti dalla capitale, in remoto».
Oggi Genova-Radio ha quindi perso la maggior parte delle funzioni di un tempo e, costretta a soccombere di fronte alle nuove tecnologie, resta perlopiù inutilizzata. Visto l’interesse riscontrato, l’ipotesi di creare un museo delle radiocomunicazioni in questi luoghi, con le apparecchiature di una volta, non sembra fuori luogo: un’opportunità di rilancio e promozione di un mestiere scomparso? Perché no…
Elettra Antognetti
Questo articolo è stato scritto grazie ai sopralluoghi di #EraOnTheRoad. Contattaci per commenti, segnalazioni e domande: redazione@erasuperba.it
[immagini storiche gentilmente fornite da Lino Esposito]
Per approfondimenti di tipo tecnico:
http://www.linoesposito.it/geradio_it.php