I crediti vantati dalle imprese italiane nei confronti della pubblica amministrazione hanno raggiunto quota 90 miliardi di euro
L’ultimo si è tolto la vita appena una settimana fa. Si tratta dell’ennesimo suicidio di un imprenditore veneto che – a causa dell’impossibilità di riscuotere i suoi crediti di lavoro – non riusciva più a far fronte all’esposizione verso banche e fornitori.
La tragedia ha portato alla ribalta un problema – quello dei ritardi nei pagamenti per forniture o servizi già erogati alla pubblica amministrazione – che spesso ha messo in ginocchio, in alcuni casi costringendo al fallimento, imprese che da mesi aspettavano di incassare i compensi dovuti.
“Per coloro che hanno lavorato, pagato gli stipendi, i contributi previdenziali e le tasse per i propri dipendenti ogni mese, le bollette per le utenze ogni due mesi, risulta insopportabile essere pagati a 6-8 o magari 12 mesi e non è un’esagerazione – scrivono in una lettera appello inviata al premier Monti le aziende venete – è ciò che accade quotidianamente nelle transazioni commerciali tra aziende private se non si ha un grande potere contrattuale. Ancora più insopportabile è quando i ritardi di pagamento sono riconducibili allo Stato, alle Regioni e agli Enti locali, con l’alibi dei vincoli imposti dal Patto di stabilità interno”.
“Le imprese hanno bisogno di ricevere tempestivamente quanto dovuto per il lavoro prestato – aggiungono le 8 associazioni di categoria che hanno sottoscritto l’appello – gli strumenti ci sono”.
In effetti una direttiva europea impone tempi certi di pagamento – 30 giorni per la normalità e 60 solo per i casi eccezionali – dal pubblico verso il privato, pena il pagamento di interessi di mora progressivi che scattano già dopo un mese e partono dall’8%.
Ma sarebbe necessario un recepimento anticipato della direttiva. Invece a fine ottobre la Commissione bilancio della Camera ha stralciato dal testo della legge Comunitaria 2011 il provvedimento sul ritardo nei pagamenti, considerandolo troppo oneroso per i bilanci della pubblica amministrazione. Di fatto il recepimento della direttiva è slittato al marzo 2013, termine fissato per l’adeguamento degli ordinamenti nazionali.
I numeri sono impressionanti ed imporrebbero un’accelerazione perché il tessuto delle piccole imprese – già fragile e segnato profondamente dalla crisi – ormai pare al collasso.
Nel 2011 parliamo di 90 miliardi di euro di crediti vantati dalle imprese italiane nei confronti della pubblica amministrazione.
L’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), in un recente rapporto, ha sottolineato come la quasi totalità delle imprese di costruzioni che operano nel settore dei lavori pubblici subisca ritardi di pagamento. In particolare nel secondo semestre 2011 i tempi medi di pagamento dei lavori pubblici hanno raggiunto la soglia degli 8 mesi e il ritardo medio corrisponde a 159 giorni.
Da un’indagine di Legacoop, che ha interpellato un vasto campione di cooperative associate, è emerso come il ritardo medio sui tempi di pagamento, si aggiri sui 270 giorni (in pratica 7 mesi).
“Il punto più dolente è quello della sanità pubblica – spiega Ferdinando Palanti, presidente Legacoop servizi – le Asl sono le peggiori pagatrici e lì abbiamo registrato il maggior ritardo nei pagamenti”.
“Naturalmente questo dipende dai minori trasferimenti alle Regioni dal governo centrale – conclude Palanti – ma non possono essere gli imprenditori a dover farsi carico di questo problema”.
Matteo Quadrone