L'originale carovana è partita il 28 maggio da Bolognetta (provincia di Palermo) per manifestare il profondo disagio che coinvolge tutti i cittadini italiani alle prese con la crisi economica
Si chiama la “Rivoluzione gentile … un popolo in cammino”, una marcia pacifica e davvero poco inquinante – dato che non sono ammessi mezzi a motore – ideata e organizzata da Onofrio Carruba Toscano, partita il 28 maggio scorso da Bolognetta (in provincia di Palermo) e diretta a Roma, una carovana di calessi, cavalli, asini e muli che attraverserà tutta la dorsale tirrenica per confrontarsi con la gente qualunque incontrata lungo il tragitto e con gli amministratori pubblici.
L’obiettivo è «Il coinvolgimento della maggior parte di gente possibile, compresi i sindaci dei vari comuni attraversati – scrivono i promotori dell’iniziativa sulla loro pagina web all’indirizzo http://rivoluzionegentile.blogspot.it/ – per reclamare, una volta per tutte, i diritti che ci sono negati e far si che questo governo, non eletto ma imposto alla stregua di un golpe si dimetta e che questa classe politica, ormai da tempo smascherata e impregnata di marcio faccia altrettanto. Per Noi (italiani) tutti siamo in cammino e per questo vi chiediamo di unirvi alla manifestazione o di sostenerci con azioni parallele e di visibilità. Grazie».
Un gruppo di persone, forse inguaribili sognatori, uniti dal desiderio di provare a cambiare le cose, viaggiatori on the road senza insegne o padrini politici, accompagnati solo dalla bandiera italiana, pronti a percorrere oltre 1000 km adattandosi alle più svariate situazioni, rinunciando ai confort del viaggio moderno, per manifestare un disagio profondo scaturito dalla crisi economica e dalle conseguenti problematiche, partendo dal “basso”, non solo in senso figurativo ma anche geografico. Un percorso a tappe per numerosi Comuni al fine di parlare con le persone nei quartieri, entrare in contatto con loro, far sentire la propria voce agli amministratori locali.
«Chiunque voglia aggregarsi, unirsi e mettersi in cammino non deve far altro che preparare il proprio zaino mettendo dentro soltanto un sacco a pelo, una borraccia, 2 o 3 cambi ed un paio di scarpe comode e vecchie, tanta gioia e il desiderio di essere protagonisti della propria vita – questo il messaggio lanciato alla vigilia – la rivoluzione gentile autorizzata dalla Digos sarà quanto di più emozionante sia accaduto in questa nostra terra: l’Italia. Non ha colori, né bandiere, né loghi o striscioni, ma avrà soltanto lo sguardo fiero di chi ha deciso che per se stesso, per i propri figli, per la persona che ama è tempo che cambino le cose».
«Tutto nasce dal disagio sociale nel quale si ritrovano i cittadini – racconta ad Era Superba, Onofrio Carruba, ex dipendente della Regione Sicilia (con orgoglio rivendica di essere l’unico ad essersi dimesso da quello che definisce un “inutile carrozzone che genera un enorme spreco di soldi pubblici”), oggi si occupa di management aziendale e gestisce un centro equestre – Conseguenza della disoccupazione dilagante e delle non risposte da parte della politica. Purtroppo tante persone fanno finta di nulla, io mi sono detto è necessario fare qualcosa di concreto per risvegliare le coscienze. Siamo partiti il 28 maggio in 7-8 persone. Dopo alcuni giorni le difficoltà del viaggio hanno spinto alcuni ad abbandonare la carovana. In compenso durante il percorso si sono aggiunti altri ed oggi siamo in 9».
«La nostra proposta principale è ripartire dall’istituto dei sindaci – spiega l’ideatore dell’iniziativa – Rilanciare l’Italia attraverso la funzione svolta dagli amministratori locali, quelli più vicini alla popolazione. La salvezza del Paese passa dai Sindaci, gli unici eletti direttamente dai cittadini».
L’intento dei partecipanti è quello di giungere fin davanti a Montecitorio e non muoversi da lì «Fin quando il governo non si dimetta, la Camera non venga sciolta ed i cittadini non vengano ben informati, fino a che non si sappia che esistano movimenti e gruppi che studiano strategie economico-politiche alternative e percorribili», sottolinea Carruba.
«Siamo partiti in pochi, consapevoli, però, che quello che portiamo dentro è un malessere comune a molti, se non a tutti», annotano sul blog il giorno della partenza. Il 31 maggio, invece, scrivono «La cosa che ci rende paghi è l’ospitalità che stiamo ricevendo dall’amministrazione locale, quella che ci delude un po’ è l’indolenza di molti, spesso accompagnata da lamentele, sfoghi contro l’impero politico e mancanza di pragmaticità, peculiarità che sempre più riscontriamo nella nostra regione».
Ogni giorno è un insegnamento importante, anche quando inevitabilmente ci si trova di fronte all’incomprensione «Ci ha colpito specialmente un commento a noi indirizzato, in cui ci si accusava di non aver altro da fare che intraprendere una vacanza e che sarebbe stato meglio se fossimo tornati a casa. “Le cose non cambieranno”, “nessuno vi darà ascolto”, si affermava. Siamo consapevoli del fatto che nessuno ci ha chiesto di intraprendere questo pellegrinaggio in propria vece, ma che le cose non vanno bene è un dato di fatto abbastanza evidente e noi abbiamo solo seguito quell’istinto di rara umanità che ci porta ad agire per il bene e per la sopravvivenza dei nostri simili e cioè ogni individuo senza distinzioni».
Durante il percorso i protagonisti della marcia hanno modo di vivere e conoscere da vicino, in prima persona, le condizioni di vita delle famiglie italiane. Volti, esperienze, sconforti e speranze «Dall’intimità familiare della gente che ci ospita, alla condizione lavorativa delle classi disagiate, alla situazione in cui versano comuni e forze dell’ordine. Quante sembianze ha l’Italia che vuole rinascere», compare il 4 giugno sul blog.
Il 10 giugno la rivoluzione gentile approda sullo stivale «Il nostro intento è quello di mettere in movimento tutte quelle persone e quei “movimenti” che, spesso divisi, non riscontrano il successo sperato e dovuto. I tempi sono maturi ed è il momento adatto per far qualcosa di concreto, in modo pacifico e pulito».
«Anche qui in Calabria stiamo riscontrando molte caratteristiche simili a quelle già osservate nei giorni passati. Già il solo fatto che si esce di casa per andare a portare qualcosa di utile, che sia cibo, acqua, mangime per i cavalli, a delle persone che stanno protestando per un problema comune, o solo il prestargli ascolto e attenzione, è un salto più che un passo».
«Ora (15 giugno) siamo a Salerno e stiamo andando verso Napoli», spiega l’organizzatore della marcia.
Si può fare un primo bilancio della vostra avventura? «Abbiamo trovato ospitalità ed affetto, sono tanti quelli che ci hanno espresso vicinanza ed appoggio – conclude Onofrio Carruba – Altrettanti però, nonostante condividano i nostri intenti, non se la sono sentita di aggregarsi. Persone, precari, con un lavoro da 800 euro al mese, mi hanno detto “Verrei con voi ma come faccio, così perdo il posto di lavoro”. Da una parte capisco le loro preoccupazioni ma occorre alzare il culo dalla sedia se vogliamo cambiare le cose! Oggi troppi cittadini si trovano con un cappio al collo per la mancanza di lavoro, questo è il più grande tradimento dello Stato nei confronti dei cittadini».
Matteo Quadrone