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Sampierdarena, via Caveri: accordo Comune-privati per fermare il degrado

Si tratta di una strada mista a transito pubblico: chi dovrebbe occuparsi della manutenzione? I privati devono trovare un accordo per sistemare la strada ma anche il Comune è obbligato a concorrere alla spesa pro quota unitamente ai proprietari


7 Gennaio 2014Notizie

Sampierdarena. via CaveriVia Caveri, una strada mista comunale-privata di Sampiardarena (nei pressi di Piazza Masnata) che si arrampica sulle alture conducendo a diversi palazzi e pure a due scuole, versa da tempo in condizioni disastrose. Le innumerevoli buche disseminate lungo il manto stradale ne rendono pericoloso il transito, in particolare per scooter e moto, mentre il marciapiede preesistente è quasi del tutto danneggiato e viene utilizzato dai proprietari di automobili come parcheggio. La gravità della situazione è resa evidente dalla chiusura di una scala di collegamento, nella parte alta della via, onde evitare rischi per la pubblica incolumità.

Parliamo di un’arteria urbana secondaria ma frequentata quotidianamente da molte famiglie che accompagnano i propri figli presso la scuola materna “H.C.Andersen” e la scuola elementare “E.Montale”, nonché al parco pubblico adiacente.
«Alla sommità via Caveri, prima dell’ingresso degli edifici scolastici, si trova una piazzetta priva d’asfaltatura che nei giorni di pioggia si trasforma in un acquitrino fangoso – racconta Fabio Papini, abitante del vicino Campasso e consigliere (Pdl) del Municipio Centro Ovest che nell’autunno scorso ha presentato un ordine del giorno in merito – Ma la manutenzione è carente lungo tutto il percorso. Per questo ho sollevato la questione in consiglio municipale chiedendo di coinvolgere l’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Gianni Crivello, in modo tale da indire un’assemblea con gli amministratori dei condomini di via Caveri affinché si giunga ad un accordo per la sistemazione della strada e delle pertinenze ad essa collegate».

Sampierdarena. via Caveri2E sì, perché il nodo critico è proprio legato alla natura giuridica della strada, classificata come strada mista comunale-privata. «I primi cinquanta metri di via Caveri (civ. 4 compreso), sono di proprietà del Comune di Genova – conferma l’assessore Crivello – Per il restante, a Catasto Strade, risulta che l’intera via sia costituita da un unico mappale senza numero, non sono indicati i proprietari e dunque può essere classificata vicinale (via di proprietà privata soggetta a pubblico transito, ndr). Da ricerche effettuate presso l’Ufficio Utenze, non risultano utenze a carico del Comune per l’illuminazione della via. Gli interventi effettuati da Aster sono stati prevalentemente sul sedime comunale, fatta eccezione per l’intervento di chiusura per incolumità di una scala di raccordo in via Caveri alta».

Diversi cittadini, come racconta il consigliere del Municipio Centro Ovest, Papini «Si sono lamentati della situazione e hanno chiesto un intervento del Comune che però, vista la natura vicinale di gran parte della strada, ha risposto con un diniego. Detto ciò, il Comune ha l’obbligo di concorrere alla manutenzione pro quota unitamente ai proprietari. Il problema è trovare un accordo tra gli amministratori dei palazzi coinvolti».

Le strade vicinali di uso pubblico, dunque, chiamano direttamente in causa i rapporti tra i privati e la Pubblica Amministrazione, in particolare i Comuni, i quali sarebbero obbligati a concorrere alla spesa per la manutenzione, sistemazione e riparazione della strade vicinali di uso pubblico, ai sensi dell’art. 3, del D.Lgs. Luogotenenziale 01.09.1918, n. 1446 che «… prevede l’obbligo del Comune di partecipare agli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade vicinali, nella misura variabile da 1/5 fino a metà della spesa a seconda dell’importanza delle strade, purché la strada sia soggetta a pubblico transito. Sussiste tale requisito ogni qual volta la strada vicinale può essere percorsa indistintamente da tutti i cittadini per una molteplicità di usi e con una pluralità di mezzi, mentre è irrilevante che la stessa si presenti disagevole in alcuni tratti e poco frequentata nel complesso. L’uso pubblico, assimilabile a una servitù collettiva, legittima i Comuni a introdurre alcune limitazioni al traffico, ad esempio vietando l’uso di alcuni mezzi (specie di quelli molto impattanti) in modo continuativo o in particolari periodi, come per il resto della viabilità comunale. L’apposizione di limiti e divieti non fa venire meno la caratteristica del pubblico transito e quindi non esime i Comuni dall’obbligo di contribuire alla manutenzione (T.A.R. Lombardia Brescia, sez. I, 11 novembre 2008, n. 1602)».

 

Matteo Quadrone


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