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San Cipriano, box interrati in una zona a rischio frana

Accade in via Val d'Astico, sopra Pontedecimo, la strada che conduce al paese di San Cipriano


16 Dicembre 2011Inchieste

Un progetto di autosilos risalente ai primi anni ’90, che non ha mai visto la luce ma nel frattempo è stato la causa scatenante del peggioramento delle condizioni di sicurezza di alcuni palazzi della zona. Siamo nel tratto iniziale di Via Val d’Astico, la strada che da Pontedecimo conduce al paese di San Cipriano. Qui una collina salvatasi dal processo di cementificazione, che non ha risparmiato questo spicchio di Valpolcevera, a partire dal 2006 è stata sventrata nonostante gli allarmi lanciati dai residenti che conoscono bene la fragilità del terreno.
Una vicenda travagliata e ricca di espliciti segnali che avrebbero dovuto far comprendere l’impossibilità di realizzare un progetto così invasivo. Ma tant’è il richiamo del profitto garantito da una serie di box – inizialmente erano 44, oggi si parla di un nuovo disegno che dovrebbe prevedere tre piani di silos per oltre una sessantina di posti auto – è stato più forte del buon senso. E non manca il comportamento contradditorio degli enti locali chiamati a vigilare sulla fattibilità di opere simili.

Ma andiamo con ordine.
Il terreno del cantiere, fino al 2005, è considerato zona a rischio frana attiva. In quell’anno la proprietà propone una perizia geologica alla Provincia. Il risultato, con la delibera del 12-04-2005 a firma del Presidente Alessandro Repetto e del relatore il vice Paolo Tizzoni, è stato un declassamento della frana che da attiva è diventa quiescente, vale a dire “in sonno”.
Il 30 agosto del 2006 il Comune rilascia la concessione edilizia per la costruzione dei box interrati.
“Ma i lavori – come ricorda il signor Mario Soddu, il residente che più si è impegnato nel contrastare quest’opera che sorgerà proprio a pochi passi da casa sua – sono cominciati già nel luglio 2006”.
Ad occuparsi dell’intervento è la società Residenza del Chiappetto, di cui è azionista di maggioranza Antonio Matera, immobiliarista e costruttore, noto ai più per essere uno dei proprietari dell’Albikokka e del Fellini.
Dopo appena pochi mesi si registrano i primi problemi “Nel novembre 2006 abbiamo comunicato al Comune di Genova ed ad altre autorità, allegando una copiosa documentazione fotografica, che lo sbancamento realizzato nei mesi precedenti aveva provocato vistosi cedimenti della collina” spiega Mario Soddu.

Nel gennaio 2007 il Comune impone alla Società la messa in sicurezza dell’area. A quel punto la ditta inizia a posizionare le reti di contenimento. Dopo un periodo di sospensione, nell’agosto 2007, i lavori di scavo riprendono.
Ma alla fine di novembre 2007 la Procura di Genova – grazie alle segnalazioni e agli esposti che l’instancabile Soddu presenta al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri – dispone degli accertamenti nel cantiere. Vengono rilevati alcuni reati di natura amministrativa e la Procura impone alla Società la realizzazione di alcune opere necessarie per la messa in sicurezza dell’area.
Dopo il forzato stop i lavori riprendono e nell’agosto 2008 i residenti denunciano il fatto che il cantiere venga utilizzato dalla ditta per scaricare abusivamente materiale edile e detriti vari. Per lungo tempo non ottengono risposta “Ma nel 2009 – come ricorda Soddu – per un breve periodo l’area del cantiere viene posta sotto sequestro dalla Procura”.

Ma facciamo un salto indietro e torniamo al 2008. In quell’anno avviene un fatto sorprendente che ha il sapore amaro della beffa. Nell’ottobre 2008 infatti, un’ordinanza del Comune inserisce nell’elenco degli immobili a rischio frana ben 18 civici di via Val d’Astico. E se ciò non fosse sufficiente a confermare l’instabilità della zona, l’amministrazione comunale si premura di installare dei cartelli d’allarme della Protezione civile con l’indicazione delle norme di comportamento da adottare in caso di evento franoso.
È inutile dire che il terreno del cantiere rientra nella zona rossa. Mentre fra gli edifici segnalati sono assenti, senza una spiegazione logica, alcuni civici posti a valle del cantiere e che negli ultimi anni hanno cominciato a mostrare inquietanti crepe.
Il civico n. 23 è quello che vive la situazione peggiore. Palificato nel 2001, allo scopo di migliorare le condizioni di sicurezza, si è provveduto anche all’installazione di alcuni tiranti che insistevano proprio sulla collina che oggi non esiste più. Il palazzo si è spostato di un centimetro, scivolando verso valle e la costruzione dei box ha indubbiamente peggiorato la situazione. Crepe paurose hanno segnato anche il civico n. 106 che sorge a fianco del cantiere.

“Nell’aprile 2009 – racconta ancora Soddu – nonostante le reti di protezione, si è verificata un’altra frana”.

Finalmente nell’agosto 2009, gli abitanti di via Val d’astico, nel frattempo riuniti in un Comitato, sono stati ricevuti dal Sindaco.
“Tante promesse di risolvere il problema – ricorda Soddu – ma ad oggi è ancora tutto fermo”.

E la collina sventrata rimane a fare bella mostra di sé, incastonata miracolosamente, in mezzo alle abitazioni.

 

Matteo Quadrone


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