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Sangue infetto: migliaia di persone attendono ancora il risarcimento

A distanza di quasi tre anni e mezzo dallo stanziamento dei fondi, alle vittime non è stato riconosciuto un diritto già sancito


14 Dicembre 2011Notizie

Finora sono più di 4000 le persone decedute per essersi infettate con sangue o suoi derivati immessi in commercio senza gli opportuni e doverosi controlli.

Altre decine di migliaia invece convivono con un pericolo incombente, sottoposti ad uno stato d’ansia ininterrotto perchè, loro malgrado, vittime di malattie che accorciano la vita, producono sofferenze e relegano ai margini della società.

Per circa settemila persone è stato previsto un procedimento transattivo dal governo Prodi attraverso la Legge Finanziaria del 2007.

Sono passati quasi tre anni e mezzo dallo stanziamento dei fondi in Finanziaria per effettuare le dovute transazioni (che furono formulate dallo stesso Ministero della Sanità nell’anno 2007 con un decreto legge fermo ad allora) ma ancora le vittime di questa strage silenziosa continuano ad ammalarsi e a morire senza che venga a loro riconosciuto un diritto già sancito.

I Radicali italiani, in collaborazione con il Comitato Vittime Sangue Infetto, ieri hanno organizzato una conferenza stampa per fare il punto su una questione che, allo stato attuale, è ancora esclusa dall’agenda politica del Governo.

“Vogliamo rivolgere un appello al governo Monti perché sia finalmente riconosciuto agli emodanneggiati il risarcimento che spetta loro – questa la dichiarazione di Donatella Poretti (senatrice Radicale), Michele De Lucia (tesoriere di Radicali italiani) e Andrea Spinetti (membro del Comitato nazionale di Radicali italiani e dell’Associazione Vittime Sangue Infetto) – Da troppi anni le Istituzioni giocano in modo cinico e capzioso con la sofferenza e il dolore di migliaia di persone innocenti e delle loro famiglie. In quella che sembra una gara a chi si stanca per ultimo, il messaggio che mandiamo è: nessuno di noi mollerà. E allora, si risparmi tempo, perché le vittime non hanno più tempo ,e perché non saremo certo noi a stancarci per primi”.

 

Matteo Quadrone


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