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Sfratti in Italia, quelli per morosità in 10 anni sono raddoppiati

In Italia gli sfratti per morosità hanno raggiunto quota 56.000 nel 2010. A Genova sono l'83,52% sul totale dei rilasci forzosi


25 Ottobre 2011Inchieste

Via Soziglia, centro storicoLa domanda che una persona di buon senso giunti a questo punto si porrebbe è “e adesso dove li mettiamo?”

Eppure continuiamo a considerarci un paese civile anche se molti nostri concittadini sono letteralmente in mezzo a una strada.

L’emergenza abitativa in Italia è ormai una piaga. Ha pervaso il tessuto sociale facendosi largo tra le maglie assai larghe di politiche abitative estemporanee e sempre più soggette a tagli.

Il paradosso è che il mattone viene considerato la prima forma d’investimento. Mentre numerose famiglie non riescono a pagare regolarmente l’affitto.

Gli sfratti per morosità negli ultimi anni sono infatti praticamente raddoppiati passando dai 25 mila del 2000 (il 64,5% dei provvedimenti di rilascio forzoso emessi) ai 56 mila dell’anno scorso (l’85,7% del totale).

Una crescita così forte probabilmente dipende anche da canoni di locazione sempre più alti e dall’assenza di “ammortizzatori sociali” per gli inquilini.

Genova è una città con una considerevole incidenza percentuale di sfratti per morosità. Sono l’83,52% sul totale dei rilasci forzosi.

Stefano Salvetti, sindacalista del Sicet Liguria (Sindacato Inquilini Casa e Territorio), commenta così questi dati “Dobbiamo ridare certezze ai canali dell’edilizia sociale. In Italia ci sono solo 700.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica mentre, per fare un esempio simile in termini di popolazione, sono 3 milioni in Inghilterra. A Genova sono 10.500 e 21.000 in tutta la Liguria”.

La graduatoria per le case popolari continua a crescere e attualmente sono 3600 le persone in lista d’attesa. Mentre gli alloggi sottoposti a manutenzione sono 500. Anche quando saranno pronti per essere consegnati fuori dalla porta rimarrà una moltitudine disperata.

“Forse entro fine 2011 riusciremo a farne assegnare 200 – spiega Salvetti – e finiti i posti cosa facciamo?”

Si ritorna così alla domanda da cui eravamo partiti.

Le regioni e gli enti locali dispongono di fondi sempre più esigui mentre lo stato taglia le poche risorse ancora a disposizione.

Ad esempio il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso delle abitazioni in locazione, nato con lo scopo di agevolare gli inquilini con reddito basso a pagare l’affitto .

Ebbene se nel 2000 era previsto uno stanziamento di oltre 360 milioni di euro, nel 2010 è sceso a 143 milioni.

Per poi ridursi drasticamente, anche grazie alla legge di stabilità, a soli 33 milioni per il 2011 e il 2012, fino ai 14 milioni nel 2013.

Secondo il sindacato con queste misure viene cancellato ogni aiuto agli inquilini in difficoltà.

“Sarebbe necessaria una nuova politica per le case popolari – conclude Salvetti –  mentre oggi va di moda il social housing. Ma non si può considerare edilizia pubblica, parliamo infatti di un canone moderato che parte dai 400 euro. Secondo noi c’è bisogno di un tavolo comune interassessorile. Ho parlato con l’Assessore ai servizi sociali del Comune, Roberta Papi, perché si deve intervenire anche sui criteri di assistenza.

Il comune deve dotarsi di un ufficio unico che svolga anche attività di prevenzione. E poi bisogna disporre di un puntuale controllo sulle situazioni a rischio. Non esiste infatti un registro con gli atti per gli sfratti. Così spesso siamo costretti ad intervenire quando l’ufficiale ha già suonato alla porta”.

Matteo Quadrone

 

 


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