Sotto accusa c'è il mancato rispetto dell'accordo tra le realtà del privato sociale e la Regione. A rischio i posti di lavoro e l'assistenza per migliaia di cittadini delle fasce deboli
Gli operatori del privato sociale – se la Regione Liguria non si renderà disponibile ad un urgente incontro chiarificatore – minacciano di iniziare uno stato di agitazione con la sospensione di alcuni servizi che, inevitabilmente, metterà a rischio l’assistenza a categorie fragili quali disabili, malati psichiatrici, anziani e tossicodipendenti. Lo hanno annunciato venerdì scorso i quattro Coordinamenti Liguri – COREAT (Coordinamento regionale Enti Ausiliari Tossicodipendenze), Co.R.E.R.H. (Coordinamento Regionale Enti Riabilitazione Handicap), CREA (Coordinamento Regionale Enti Assistenza Anziani) e FENASCOP (Federazione Nazionale Strutture Comunitarie Psico-socio-terapeutiche) che rappresentano oltre una sessantina di realtà laiche e cattoliche del privato sociale accreditato dalla Regione.
In particolare, i coordinamenti denunciano il comportamento delle ASL liguri che «Stanno facendo ricadere su questo mondo tutta una serie di restrizioni al di là del buon senso e tali da obbligare praticamente alla chiusura dei servizi gestiti dal privato sociale accreditato».
Innanzitutto «Ricordiamo che la mancata consultazione dei nostri servizi relativamente alla riduzione del tetto ISEE da € 40.000 a € 10.000 e la conseguente compartecipazione al 30% delle rette giornaliere da parte delle persone (DGR 1156 del 28/09/2012 e DGR 1196 del 09/10/2012), provocherà una situazione deflagrante per un considerevole numero di famiglie. Solo per la disabilità, almeno 500/600 famiglie saranno chiamate a pagare da 1.000 a 2.000 euro al mese». Dove finiranno queste persone? Si domandano i coordinamenti liguri «Sono migliaia i cittadini coinvolti così come i lavoratori del settore che, in assenza di rispetto delle norme e degli stessi accordi ed in presenza dell’attuale sofferenza degli Enti gestori, sono a rischio del proprio posto di lavoro».
Eppure esistono delle soluzioni per evitare un danno sia alle persone ricoverate sia alle strutture che le ospitano «Ma sembra che questa strada non si voglia percorrere – denunciano i coordinamenti – è assente una concreta analisi dei bisogni della popolazione e del sistema dei servizi sociosanitari extraospedalieri per individuare concreti risparmi onde garantire, con meno risorse, un’assistenza sociosanitaria adeguata e rispettosa dei Livelli Essenziali di Assistenza, poiché si preferisce operare tagli alle strutture accreditate invece di andare a mettere in discussione l’organizzazione regionale e delle AASSLL uscendo da un’ottica ragionieristica e senza strategia alcuna».
Sotto accusa c’è il mancato rispetto dell’Accordo del febbraio 2012 con la Regione Liguria, ratificato con la delibera n. 226 del 28/02/2012, che rischia di mandare in crisi i servizi assistenziali destinati a migliaia di cittadini delle cosiddette fasce deboli.
«Le Asl liguri sono in difficoltà anche a causa di alcune gestioni poco competenti – spiega Aldo Moretti, presidente Corerh – ma non possono trascinare nel baratro anche gli operatori del privato sociale. Stiamo parlando di tagli assurdi, tagli retroattivi per tutto l’anno quando le prestazioni sono già state erogate. E poi c’è una responsabilità politica. Bisogna dire con chiarezza che si stanno tagliando le prestazioni, non possiamo essere noi ad apparire come i “cattivi”. Le nostre strutture sono in rosso, le Asl non pagano e le realtà del privato sociale rischiano di essere travolte».
È lungo l’elenco di inadempienze attribuito alla Regione Liguria: «La riduzione di fatto dei servizi tramite il non invio d’utenza che va ben oltre gli accordi e che raggiunge anche la riduzione del 20% del budget – sottolineano i coordinamenti – Nonostante ciò si chiede ai servizi accreditati di mantenere inalterate le prestazioni ed il personale occupato, ma si attua una così pesante decurtazione».
E ancora «Le interpretazioni autonome e discordanti anche all’interno delle stesse ASL sul riconoscimento dell’adeguamento ISTAT; La non attivazione del contratto unico regionale, sostituita dalla richiesta di sottoscrizione di contratto luglio 2012 -dicembre 2012 pervenuta nel mese di settembre 2012; La riduzione unilaterale delle attività ambulatoriali che non era oggetto dell’accordo».
I coordinamenti ricordano che i servizi ambulatoriali «Sono rivolti nella quasi totalità dei casi a minori, neonati, malati di Sclerosi Multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica e di tante altre patologie. Analogamente vengono tagliati i servizi residenziali e semiresidenziali ai minori psichiatrici, ai malati di AIDS e ai disabili gravi».
«Abbiamo fatto degli accordi con la Regione Liguria e chiediamo che vengano rispettati – spiega Emilio Robotti, presidente Fenascoop – Al contrario, le nostre richieste vengono continuamente disattese. Le singole Asl liguri agiscono per conto loro. Si tratta di una precisa scelta dell’amministrazione regionale che ha abdicato al proprio ruolo di governo del sistema dell’assistenza sociosanitaria e dello stesso ruolo di “arbitro” previsto dall’accordo sottoscritto. In pratica la Regione ha nominato le Asl “commissari straordinari” per attuare i tagli previsti dal Governo Monti. È un modo di agire sbagliato, perché la Sanità va governata».
«Noi crediamo esistano diritti inalienabili, dei cittadini assistiti e dei loro familiari, come dei lavoratori del settore, che non possono essere calpestati impunemente», concludono all’unisono i 4 coordinamenti.
Matteo Quadrone
[foto di Diego Arbore]