La commissione Ue ha sottolineato le “serie preoccupazioni in materia di concorrenza” in merito all'operazione di privatizzazione
Ieri doveva essere il giorno decisivo per il futuro della Tirrenia. Dopo il passaggio di proprietà a Cin (Compagnia Italiana di Navigazione), la cordata di armatori che l’estate scorsa con un’offerta di 380 milioni si è aggiudicata la ex compagnia pubblica di navigazione, il 18 gennaio era atteso il pronunciamento dell’Antitrust europea sul potenziale conflitto d’interessi degli acquirenti. Ricordiamo infatti che a guidare Cin sono Emanuele Grimaldi, Gianluigi Aponte e Vincenzo Onorato, gli ultimi due controllano Snav, Gnv e Moby, diretti concorrenti di Tirrenia.
Purtroppo però ancora una volta il responso è slittato e la commissione europea intende compiere un’indagine approfondita che richiederà fino a 90 giorni di tempo. La commissione Ue ha sottolineato le “serie preoccupazioni in materia di concorrenza” derivanti dall’operazione in quanto le parti coinvolte nell’acquisizione “hanno congiuntamente quote di mercato molto elevate anche se non monopolistiche su numerose rotte marittime italiane ed in particolare su alcune rotte da e per la Sardegna”.
Ma non solo, i dubbi di Bruxelles riguardano anche la questione degli aiuti pubblici.
“L’indagine della Commissione ha aperto un grande punto interrogativo sul lungo processo di privatizzazione che ha interessato Tirrenia – spiega l’economista Andrea Giuricin, dell’Istituto Bruno Leoni, su Shippingonline – La compagnia è stata venduta con all’interno un grosso pacchetto di aiuti pubblici, per la precisione 576 milioni di euro per i prossimi 8 anni e il prezzo pagato da Cin è stato di 380 milioni. Sono questi sussidi al centro dell’indagine dell’Antitrust europeo. Tra il 2005 e il 2009 la compagnia aveva ricevuto 1052 milioni di euro di sussidi pubblici, oltre 200 milioni di euro l’anno, una somma importante e teoricamente utilizzabile per effettuare le tratte di servizio pubblico. Il problema che è contestato anche dall’Ue è che non sono state effettuate delle gare per l’assegnazione di tale servizio. Nel 2008 è stata fatta una proroga ad hoc per Tirrenia per mantenere la titolarità del servizio pubblico e vi è il dubbio è che la proroga sia servita allo Stato a mantenere un’attrattività più elevata per Tirrenia, che non riusciva a trovare degli acquirenti”.
Se i proprietari non riusciranno a convincere la commissione Ue della correttezza dell’operazione, la privatizzazione rischia di saltare e a pagarne le conseguenze saranno i 1400 lavoratori della Tirrenia, di cui 300, fra personale amministrativo e marittimo, solo a Genova.
L’importante accordo del 28 novembre scorso tra Cin ed i Sindacati – intesa che ha previsto il passaggio a Cin di tutto il personale Tirrenia sia navigante che amministrativo ed il mantenimento delle attuali condizioni retributive normative ed economiche in attesa del rinnovo del contratto scaduto lo scorso anno – per diventare operativo necessita del pronunciamento europeo sulla regolarità della privatizzazione.
E così Tirrenia continua ad essere gestita da un’amministrazione straordinaria, a causa della situazione di stallo in cui si trova la procedura di cessione. Il sindacato Federmar Cisal, alcuni giorni fa, ha lanciato l’allarme “Praticamente l’azienda è ferma dal mese di agosto 2010 e vive esclusivamente di ordinaria amministrazione – spiega Alessandro Pico, segretario nazionale – Quanto enunciato dalla Cin in materia di politica industriale, investimenti e rilancio è congelato in attesa delle decisioni dell’Antitrust europea”.
Federmar Cisal ha dichiarato l’immediato stato di agitazione di tutto il personale perché “Questo stato delle cose rappresenta un serio pericolo per il mantenimento dei posti di lavoro e potrebbe vanificare l’importante accordo sindacale raggiunto lo scorso novembre”.
Matteo Quadrone
Commento su “Tirrenia: Antitrust europea apre un’indagine approfondita”