L'Antitrust dell'Unione Europea blocca tutto paventando il rischio monopolio dei mari tra continente e Sardegna, si sfascia la cordata Cin, la privatizzazione rimane incompiuta
Quella che il ministro Passera agli albori di marzo definiva una «sensazione forte» oggi, come sappiamo, è diventata realtà: la Commissione Europea ha respinto le procedure per la privatizzazione di Tirrenia, la compagnia di navigazione statale commissariata nel 2008. Nella stessa occasione il ministro disse anche che in caso di bocciatura ci saremmo trovati ad affrontare un «bel problema». A distanza di un mese eccoci qua, il bel problema è servito.
La lettera con cui l’Antitrust UE ha respinto l’iter di privatizzazione del colosso statale è stata recapitata al Ministero il 15 marzo scorso con la motivazione di un rischio monopolio dei mari tra continente e Sardegna, motivazione più che sensata se si considera che gli armatori presenti nella cordata Cin (Compagnia italiana di navigazione) che vinse un anno fa la gara d’appalto sono: Marinvest (che fa capo al gruppo dell’armatore Gianluigi Aponte e controlla Grandi navi veloci e Snav), Grimaldi Group (che fa capo a Manuel Grimaldi) e Moby (guidata da Vincenzo Onorato).
Dopo l’immediata dipartita del gruppo di Aponte, in questi giorni ha abbandonato la nave anche il gruppo Grimaldi, in parole povere, per l’Alitalia del mare è tutto da rifare. Sciolta la Cin Vincenzo Onorato di Moby dovrebbe restare in sella, rientrerà in campo attraverso la Onorato Partecipazioni srl e tra i nuovi soci ci saranno il fondo di private equity Vsl Palladio Finanziaria (che si occupa di shipping e logistica) e il fondo Versi. In attesa di entrare nella cordata anche la società di navigazione spagnola Balearia e il gruppo Tomasos, oltre alla Regione Sardegna sin dal principio molto attenta all’evolversi della situazione.
«La procedura avviata dall’Antitrust della Ue – ha commentato oggi Maruska Piredda, consigliere Idv della Regione Liguria – ha giudicato irregolare la gara di assegnazione e ha stabilito la restituzione di 496 milioni di aiuti di Stato da parte dei nuovi proprietari. Questo ha spinto Gianluigi Aponte e gli armatori Grimaldi a uscire dalla partita. A oggi della cordata Cin rimane solo Vincenzo Onorato, della Moby Lines, che detiene il 40% della nuova società. Il resto del pacchetto azionario dovrebbe essere suddiviso tra fondi di investimento e non ancora definiti operatori del settore dello shipping».
«Con l’uscita di due soci su tre dalla cordata– continua Piredda – aumentano le preoccupazioni sul futuro occupazionale degli oltre 500 lavoratori della sede di Genova, tra personale navigante, circa 450 persone, e i 58 amministrativi».
Ora il quadro societario va ridisegnato in fretta, il termine della proroga del contratto del commissario straordinario Giancarlo D’Andrea scade il 21 giugno. «Il timore – dice Piredda – è che venga attuata l’ipotesi dello “spezzatino” delle rotte, su cui già l’Ue si era espressa negativamente nei confronti di Cin».
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