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Valvarenna: ex cava trasformata in discarica, pericolo per il torrente

Il Comitato per la Valvarenna presenta un esposto alla Procura della Repubblica accompagnato da centinaia di firme; il consigliere Gozzi (Pd) presenta una mozione in Consiglio comunale


31 Gennaio 2013Notizie

Valvarenna, progetto Gronda di Ponente

Sulle alture di Genova Pegli, in Valvarenna, l’ex cava Pian di Carlo – ubicata all’altezza dei civici 57/59 di via Carpinara – da circa 6 anni è stata trasformata in discarica di materiali inerti, utilizzata a tale scopo dalla 3N Strade s.r.l. (società che produce conglomerati bituminosi).

L’ex cava confina ad est con il Torrente Varenna, nel cui corso confluiscono le acque di Rio Gandolfi, Rio Vaccarezza, Rio Cantalupo, Rio del Grillo ed in caso di piogge persistenti, la portata del corso d’acqua principale diventa impetuosa.

«Il piano di rinaturalizzazione della cava avrebbe dovuto rispettare gli argini naturali del torrente Varenna per consentirne il regolare deflusso, soprattutto in caso di piena – spiega il Comitato per la Valvarenna – in realtà, la costruzione delle opere spondali ha ristretto notevolmente il letto del torrente, determinando, di fatto, un’ ansa che in origine era un tratto rettilineo, consentendo alla società che gestisce la discarica di aumentare considerevolmente il volume di materiale abbancato».

Secondo i cittadini che hanno presentato un documentato esposto alla Procura della Repubblica, accompagnato da centinaia di firme «Il materiale abbancato, considerata l’ansa artificiale, potrebbe franare nell’alveo, diventando temporaneamente una “diga” e, potrebbe, successivamente cedere di colpo, generando un’onda d’acqua che avrebbe conseguenze catastrofiche sia per la Val Varenna che per l’abitato di Pegli».

In altri termini, l’attuale situazione comporta un altissimo rischio di occlusione dell’alveo in caso di piogge consistenti. Per altro la vallata ha trascorsi tragici quali, ad esempio, i drammatici eventi conseguenti all’alluvione del 1993, quando il torrente esondò in più punti della Val Varenna (anche nel centro di Pegli), provocando ingenti danni a cose e persone, nonché la morte di due coniugi, travolti dalla piena.

Ma nella zona si registra un’altra pesante inadempienza degli obblighi posti in capo all’azienda titolare della ex cava «Alla società 3N Strade s.r.l. spetta l’onere di realizzazione del ponte di accesso alla stessa, in sostituzione del pericoloso guado utilizzato ormai da oltre un decennio – continua il comitato – nonostante tale obbligo venne a suo tempo posto come condizione per operare il risanamento della ex cava, ad oggi esso risulta del tutto inadempiuto, con la conseguenza di provare i residenti degli 8 civici di via Assarino, via Girbano e via Faone di un accesso veicolare alle proprie vie».

A nulla sono valsi, negli anni passati, i richiami formali avanzati dalle Istituzioni a vario titolo, fra cui l’esplicita diffida emessa dalla Provincia di Genova con la nota n. 148488 del 29/11/2010.

«Il progetto della Gronda autostradale di Ponente ne prevede l’attraversamento proprio in prossimità dell’ex cava Pian di Carlo rendendo ancor più importante l’esigenza di chiarezza relativamente a queste situazioni e la messa in sicurezza della zona», spiega il consigliere comunale Paolo Gozzi (Pd) che ha presentato una mozione in merito.

«Rilevato che il locale Comitato per la Val Varenna ha recentemente presentato un esposto formale alla Procura della Repubblica, segnalando questa situazione con un articolato testo sottoscritto da centinaia di persone – sottolinea la mozione – Si impegnano il Sindaco e la Giunta ad intraprendere, unitamente alle competenti Autorità, le iniziative ritenute più opportune al fine di evitare calamità come quelle già verificatesi in passato ed in particolare a:verificare che la prosecuzione di attività all’interno dell’ex cava Pian di Carlo, ed in particolare la movimentazione di materiali in entrata ed in uscita, sia totalmente compatibile con il regime autorizzativo che regola il piano di rinaturalizzazione della cava, anche sotto il profilo della natura del materiale movimentato; pervenire ad una verifica di stabilità del piede del materiale abbancato, privo peraltro di opportuni scarichi idraulici; attivarsi affinchè siano rispettati gli obblighi posti in capo all’azienda titolare dell’ex Cava, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione del nuovo ponte».

 

Matteo Quadrone

 


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