Un gruppo di cittadini attivi, con l'aiuto dell'associazione onlus il Ce.Sto ed altri soggetti sociali, vuole ripetere la positiva esperienza realizzata presso la casa di quartiere Ghettup
“Un incontro fra tanti desideri”, così lo chiama Carola, residente in via San Bernardo, per provare ad invertire la tendenza, “Per fare qualcosa per il quartiere che amiamo”, troppo spesso messo in risalto solo per i suoi aspetti negativi.
Un mix di soggetti, abitanti, commercianti, associazioni, venerdì scorso hanno organizzato la prima uscita pubblica, “Quel che non piace a me magari piace a te”, il baratto del regalo inutile ricevuto a Natale. Tante persone, bambini, anziani, semplici curiosi hanno varcato la soglia di uno splendido palazzo dei Rolli, il civico 19 di via San Bernardo, si sono infilati nell’atrio e hanno potuto constatare di persona come il vento del cambiamento possa davvero ribaltare le cose.
“Secondo noi è necessario un intervento di urbanistica sociale in via San Bernardo – spiega Mauro Maspero, architetto, residente nella via – Vogliamo coinvolgere la vicina facoltà di Architettura nei progetti di riqualificazione del quartiere. Occorre pensare funzioni commerciali alternative al semplice bar, delle destinazioni d’uso dei locali che siano compatibili con la quotidianità della zona. Penso ad esempio alla presenza di diverse proprietà pubbliche che sarebbe utile sfruttare a dovere. L’obiettivo è riuscire a rendere vitale via San Bernardo durante tutto l’arco della giornata e non solo di notte”.
“Con l’Università avremo un incontro preliminare a fine gennaio – continua Mauro – gli proporremo di partecipare attivamente, ad esempio con bandi di gara che stimolino i progetti degli studenti”.
In prima linea tra i promotori della costituzione dell’associazione di cittadini attivi di via San Bernardo, intitolata “Quic”, Quartiere in cantiere, troviamo l’associazione onlus Il Ce.Sto.
“Questa via è come dottor Jekyll e mister Hyde – spiega Domenico De Simone, segretario del Ce.Sto – Di giorno è desolatamente vuota, nonostante si trovi a poche decine di metri da via San Lorenzo frequentata quotidianamente dai turisti, mentre di notte si trasforma in periferia disagiata e senza regole”.
Dopo la fortunata esperienza della casa di quartiere Ghettup in vico Croce Bianca capace di diventare un luogo protetto, uno spazio di aggregazione dedicato all’ascolto delle problematiche dei residenti, grazie all’impegno di numerosi soggetti sociali, oggi si tenta di replicare un simile percorso anche in via San Bernardo.
Fondamentale il contributo di due mediatori impegnati proprio presso il Ghettup, e che ben volentieri, appena contattati dagli abitanti di via San Bernardo, hanno deciso di fornire il loro supporto.
Danilo De Luise, della fondazione San Marcellino onlus, racconta “La mediazione comunitaria è un approccio culturale al conflitto che proviene dall’America Latina. Si tratta di favorire la creazione di spazi dove la comunità stabilisca un dialogo costruttivo per superare i problemi quotidiani. Abbiamo invitato a Genova degli esperti in questo campo per formare gli operatori locali. I nostri partner sono i servizi sociali del Comune di Genova, l’assessorato alle pari opportunità della Provincia, l’osservatorio sicurezza urbana e l’assessorato alle immigrazione della Regione Liguria. Nel 2011 i corsi sono stati proposti agli agenti della polizia municipale, alla Scuola Caffaro di Certosa e presso il Ghettup”.
E a febbraio partirà un nuovo corso che coinvolgerà 75 persone fra residenti nel Ghetto, cittadini attivi di via San Bernardo ed agenti della polizia municipale.
“L’idea è quella di non escludere nessuno – aggiunge Mara Morelli, Università di Genova – Noi mettiamo a disposizione gli strumenti per far sì che le persone individuino i loro problemi e cerchino delle soluzioni. Il conflitto è un elemento inevitabile e sempre presente. Occorre superarlo in maniera pacifica e trasformarlo in energia positiva”.
Tutto è cominciato alla fine di settembre dopo che la signora Carola passando vicino alla casa di quartiere Ghettup è rimasta favorevolmente impressionata e la prima cosa che ha pensato è stata “Sarebbe davvero bello trasferire quest’esperienza anche in via San Bernardo”. Detto fatto, il giorno dopo lei e la signora Laura, 80 anni ma non si direbbe, si sono recate alla casa di quartiere e hanno trovato subito le risposte che cercavano.
“In via San Bernardo siamo partiti dai desideri dei residenti – continua Mara Morelli – a differenza del Ghettup non abbiamo a disposizione un luogo fisico. Ma l’importante è riuscire a creare una rete di conoscenze e di solidarietà, in grado di rappresentare un presidio sul territorio”.
Coinvolta in quest’avventura è anche la signora Marina, rappresentante dell’associazione di genitori-insegnanti delle scuole Baliano, Garaventa e Sarzano “Abbiamo aderito subito al progetto perché anche il nostro obiettivo è quello di promuovere una maggiore conoscenza e socialità tra i genitori dei bambini delle scuole del centro storico. Organizziamo incontri gastronomici multiculturali ed iniziative di autofinanziamento come mercatini e lotterie allo scopo di garantire a tutti i bambini la possibilità di partecipare alle gite scolastiche”.
E poi il Gruppo di donne di San Bernardo, che dal 1997 lotta per la dignità del quartiere “Ultimamente la situazione notturna si è aggravata soprattutto a livello di inciviltà – racconta la signora Gigliola – abbiamo cercato di instaurare rapporti con le istituzioni pubbliche ma purtroppo i risultati sono stati pari a zero. Oggi speriamo che grazie a questo progetto si possa finalmente superare la contrapposizione fra abitanti e giovani frequentatori della zona”.
Infine anche i commercianti intendono giocare un ruolo di primo piano come spiega Valeria, titolare della paninoteca lo Sbrano “Noi vorremmo vedere le saracinesche dei negozi sempre aperte. Siamo felici di questa collaborazione perché se gli abitanti decidono di vivere il quartiere gli esercizi commerciali non saranno costretti a chiudere”.
Matteo Quadrone
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