20 mila in tutta Italia, 300 solo a Genova. A questi si aggiungono i pompieri volontari che oggi possono svolgere i venti giorni di richiamo. E così il precariato aumenta
Niente contratto, ben poche tutele, nessuna opportunità di stabilizzazione. In sintesi è questa la situazione che vivono quotidianamente oltre 20 mila pompieri discontinui, 300 solo a Genova.
“Sono precari “sui generis” – spiega Luca Infantino, responsabile Cgil vigili del fuoco – Parliamo di lavoratori senza nessun tipo di contratto, neppure a termine”.
Il loro unico contratto è infatti rappresentato dalla telefonata che ricevono dall’ufficio personale quando vengono chiamati in servizio. Non esiste una normale struttura contrattuale – come siamo abituati a conoscere – bensì solo dei regolamenti che sanciscono i compiti e i doveri dei lavoratori. I diritti infatti si contano sulle dita di una mano.
L’assicurazione – per quanto riguarda molteplici aspetti – non tutela i pompieri discontinui in maniera paritaria rispetto ai loro colleghi stabili. E anche per quanto riguarda la salute, le carenze sono notevoli.
Basti pensare che è sufficiente una semplice malattia come un’influenza per essere immediatamente smobilitati, vale a dire rispediti a casa senza un soldo, nonostante il richiamo preveda una ventina di giornate lavorative. In caso di infortunio sul lavoro invece, per il periodo di convalescenza, i precari sono coperti da una diaria giornaliera di 35 euro.
Il vero paradosso è che il Corpo Nazionale dei vigili del fuoco dipende direttamente dal Ministero degli Interni che sulla questione sembra aver chiuso entrambi gli occhi.
E ieri presso il Viminale si è svolto un incontro tra il presidente dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro e il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri. Al centro del faccia a faccia proprio la condizione dei vigili del fuoco precari, che lottano perché venga modificata la legge 10 agosto 2000, n. 246 “in materia di stabilizzazione dei vigili del fuoco volontari discontinui”. Presente nella delegazione anche Maruska Piredda, consigliere regionale dell’Idv, che spiega “La riunione è stata convocata in seguito all’interrogazione a risposta immediata discussa in aula lo scorso 22 dicembre dallo stesso Di Pietro e a cui ha replicato il ministro Cancellieri. Il presidente dell’Idv ha presentato alcune proposte operative, per concordare un percorso di stabilizzazione per i lavoratori precari del corpo dei vigili del fuoco”.
Tra le richieste prioritarie sottoposte al ministro degli Interni anche il riconoscimento di pari diritti dei vigili del fuoco discontinui a quelli dei colleghi effettivi.
“Oggi 20 mila vigili del fuoco discontinui vivono in uno status di volontari che nega loro alcuni diritti fondamentali, per esempio il riconoscimento del tfr – continua Piredda – Auspichiamo che il governo reperisca le risorse necessarie per salvaguardare il Corpo Nazionale dei vigili del fuoco. L’impegno, con cui questi lavoratori hanno affrontato le emergenze delle ultime alluvioni in Liguria e dell’incendio di Vado Ligure, è solo l’ultima dimostrazione di quanto sia indispensabile la loro presenza a salvaguardia del territorio e della sicurezza dei cittadini”.
I tagli al Corpo Nazionale sono stimati in 80 milioni. Una sforbiciata che prevede una diminuzione dei richiami e quindi del ricorso a personale precario. Inizialmente i richiami dovevano calare addirittura del 50%, oggi però c’è una buona notizia, almeno in questo senso.
“Grazie all’intervento unitario dei sindacati Cgil-Cisl-Uil – spiega Infantino – il taglio sui richiami si è ridotto al 12% su scala nazionale”.
Le sigle sindacali sono riuscite a spostare il maggior peso del sacrificio economico sugli apparati del dipartimento nazionale, preservando per quanto possibile, le diverse realtà territoriali.
Per Genova in concreto significa passare da 8 richiami per turno ogni 20 giorni, a 7 richiami per turno.
Un contributo fondamentale per sopperire alla cronica carenza di personale.
Ma allo steso tempo lo Stato, sfruttando un metodo criticabile, crea colpevolmente delle false aspettative.
Infatti ad una diminuzione dei richiami a causa delle minori risorse economiche, non corrisponde una diminuzione del numero dei precari, che al contrario aumentano. Il motivo è presto spiegato.
“Il problema nasce nel 2004 – spiega Infantino – quando il Governo Berlusconi decise di creare una tabella unica comprendente vigili del fuoco volontari e discontinui”.
A livello nazionale, prima di allora, ogni regione disponeva dei propri distaccamenti di volontari distribuiti in varie zone sul territorio. Personale volontario che svolgeva il proprio servizio presso queste sedi.
“Oggi il sistema è cambiato e anche i volontari possono svolgere i 20 giorni di richiamo – continua Infantino – è per questo motivo che le liste di attesa continuano a crescere ed i comandi territoriali non sono in grado di gestire al meglio le singole criticità”.
A Genova sono 300 le persone in attesa di svolgere il corso di 120 ore per diventare pompieri volontari. Se a questi sommiamo i 300 vigili del fuoco discontinui, il bacino dei precari raggiunge quota 600.
È così che si spiegano alcune situazioni drammatiche “Non è difficile incontrare lavoratori quarantenni e cinquantenni che da oltre 20 anni sono discontinui – conclude Infantino – Persone che sono rimaste tagliate fuori da qualsiasi processo di stabilizzazione”.
Precari a vita, appunto.
Matteo Quadrone