In Piazza Caduti Partigiani Voltresi un progetto innovativo trasformerà un'area degradata in un luogo aperto; peccato però che per veder partire l'intervento ci siano voluti 3 anni a causa di un tortuoso percorso burocratico
Dare vita ad uno spazio pubblico innovativo, dinamico e multifunzionale, partendo dal basso, dalle esigenze dei cittadini che frequentano una piazza dotata di tutte le carte in regola per diventare un luogo “aperto”, simbolo identificabile del quartiere di Voltri. Stiamo parlando del progetto di riqualificazione di Piazza Caduti Partigiani Voltresi – fortemente voluto dalle associazioni del territorio, apprezzato dalle istituzioni locali, dai costi contenuti e replicabile in altri contesti – eppure, per vedere finalmente la luce, ha dovuto affrontare un percorso ad ostacoli lungo 3 anni, oggi con probabile lieto fine.
Ma andiamo con ordine. Tutto nasce nel novembre 2009, quando numerose realtà associative (“Ponente che Balla”, “La Spiaggia dei Bambini”, “Gli Amici del Mare”, solo per citarne alcune) ed un gruppo di genitori dei ragazzini che abitualmente giocano nel campetto asfaltato della piazza, si rivolgono al Laboratorio Zerozoone – collettivo di architetti che si definisce “un sistema aperto”, non il classico studio d’architettura bensì un “contenitore di esperienze progettuali” – per chiedere il loro aiuto al fine di elaborare una proposta in grado di riqualificare un’area di circa 1900 metri quadrati che versa in condizioni di degrado, esteticamente brutta e soprattutto pericolosa per l’incolumità dei più giovani.
L’obiettivo è realizzare una cucitura tra la passeggiata a mare, molto frequentata e apprezzata dai residenti ed il tessuto urbano di Voltri. Anche perché «Tra lo spazio litoraneo e l’abitato del quartiere esiste una frattura che noi intendiamo superare – spiega Silvia Cama, Laboratorio Zerozoone – Questo è il primo tassello che potrebbe dare il via ad altre riqualificazioni». Intorno alla promenade, infatti, ci sono ancora i vuoti (spazi aperti) ed i pieni (volumetrie) che in qualche modo vanno armonizzati con essa. «Secondo noi questo spazio ha la predisposizione naturale ad essere una piazza “aperta”, un simbolo in cui le persone possano riconoscersi – racconta Augusto Audissoni, Laboratorio Zerozoone – Gli elementi architettonici che abbiamo studiato, da un lato mirano a disegnare un luogo fortemente caratterizzato dal punto di vista estetico; dall’altro l’obiettivo è riqualificarlo con più funzioni: campetto da calcio e piazza “aperta”». Ad esempio «Il campetto prevede una rete di recinzione mobile che può essere comodamente spostata nel caso di realizzazione di eventi, spettacoli, occasioni conviviali della cittadinanza».
Nel giro di 6 mesi, attraverso un fruttuoso dialogo con associazioni e Municipio Ponente, il progetto – realizzato a titolo gratuito – è pronto. «L’abbiamo illustrato presso la Giunta municipale dopo aver raccolto le esigenze dei cittadini – ricorda Silvia– Se vogliamo, possiamo definirlo un processo di architettura partecipata». Nel giugno 2010 l’idea del Laboratorio viene ufficialmente presentata alla popolazione tramite una proiezione pubblica in Piazza Caduti Partigiani Voltresi, in occasione dell’evento estivo “TraVoltri dagli eventi”.
E qui ha inizio il lunghissimo iter burocratico. Nonostante goda del convinto sostegno delle istituzioni locali, in primis del Municipio Ponente, il progetto ha dovuto sottostare ad una serie di passaggi che inevitabilmente hanno rallentato la sua genesi. Innanzitutto è stata necessaria l’approvazione di ben 11 enti diversi, come ricorda Augusto «Siamo partiti dalla Giunta municipale che ha dato il suo assenso e poi ha sottoposto il progetto a Comune di Genova ed Autorità portuale visto che il suolo, di proprietà demaniale, è affidato loro in concessione. A questo punto siamo approdati in Conferenza dei servizi dove tutti gli enti interessati (tra gli altri Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, Provincia di Genova, Regione Liguria, Capitaneria di Porto, ecc. ) sono chiamati a fornire il proprio parere. La Conferenza è stata avviata nel novembre 2011». Ma quello che dovrebbe essere uno strumento per accorciare i tempi, al contrario si rivela un meccanismo poco funzionale che allunga a dismisura il percorso. «Abbiamo illustrato singolarmente il progetto agli 11 enti, uno per uno, onde evitare brutte sorprese in Conferenza dei servizi», sottolinea Augusto.
Una prassi tipicamente italiana perché, nonostante esistano norme chiare – quali i Piani urbanistici comunali ed i regolamenti edilizi – spesso nel nostro Paese si creano situazioni in cui vige un’eccessiva arbitrarietà. È il caso delle Conferenze dei servizi, dove una decisione di un singolo ente può compromettere un intero progetto o almeno rallentarne irrimediabilmente l’iter approvativo.
«Il problema risiede anche nella correttezza e nell’etica professionale che muove i progettisti – precisano all’unisono Augusto e Silvia – Questi ultimi, infatti, a volte forzano soluzioni progettuali che vanno al di là del consentito». Se il progetto si attiene responsabilmente a tutte le regole, in teoria non dovrebbe incontrare difficoltà. Purtroppo però, anche a causa di alcuni comportamenti scorretti «Ti trovi a confrontarti con atteggiamenti arbitrari – spiega Silvia – Ci vuole un adeguato buon senso da entrambe le parti, architetti ed enti interessati. In caso contrario si dà luogo a meccanismi controproducenti».
E arriviamo al maggio 2012, quando finalmente il progetto di riqualificazione viene approvato ufficialmente. Ora si può iniziare con gli appalti dei vari lotti, 4 in tutto, ma ciascuno di loro, come spiega Augusto «È “autosufficiente”, ovvero garantisce autonomamente che lo spazio sia fruibile per almeno una delle funzioni immaginate, impedendo l’effetto “non finito”. L’abbiamo studiato così proprio pensando alle probabili ristrettezze economiche ».
Ed in effetti l’altra principale difficoltà è quella di trovare i soldi per realizzare l’intervento. Il progetto comporta un costo complessivo di circa 290 mila euro. «Il Municipio Ponente ha stanziato circa 87 mila euro – continua Augusto – grazie alla partecipazione ad un bando regionale per il finanziamento di opere pubbliche, la Regione Liguria ha destinato per il progetto circa 29 mila euro. Inoltre abbiamo provato a rivolgersi ad alcune banche, ma purtroppo non abbiamo ricevuto aiuto».
I primo due lotti costano circa 170 mila euro. Parliamo dei due lotti fondanti, gli altri due sono di rifinitura e quindi potrebbero essere realizzati anche in tempi successivi. «Allo stato attuale disponiamo di circa 115 mila euro – precisa Augusto – Per realizzare il secondo lotto mancano all’appello circa 55 mila euro».
Vediamo nel dettaglio qual è la filosofia progettuale del Laboratorio Zerozoone e quali soluzioni architettoniche saranno messe in campo per riqualificare Piazza Caduti Partigiani Voltresi.
Il collettivo di architetti negli ultimi anni ha partecipato a bandi e gare, ottenendo ottimi risultati. Ricordiamo tra gli altri: il concorso internazionale di architettura “Spazi pubblici sul mare” al Priamar di Savona (2° classificato, 2002); il concorso nazionale di idee per ospedale Santa Corona a Pietra Ligure (3° classificato, 2003); video di presentazione per aree dismesse del Comune di Novi Ligure (premio miglior rappresentazione audio/video alla Biennale di Venezia; 2005); Paesaggi italiani, opere per la mostra “Lezioni di paesaggio” a Savignone (pubblicata su Domus web, Abitare, Ottagono, D’Architettura, Archphoto; 2008); Città aperta, concorso di idee “Giovani per i giovani” Voltri-Pegli-Prà (progetto vincitore con l’associazione Ponente che Balla; 2011).
«Il nostro è un tentativo di immettere in circolo idee nuove ed approcci innovativi – spiega Silvia – ma è difficile farsi comprendere da chi parla un altro linguaggio ed è ancora ancorato a una visione statica dell’architettura. Noi, al contrario abbiamo un’idea di architettura dinamica, mutevole, pronta a rispondere a diverse esigenze». Il Laboratorio Zerozoone «Cerca sempre di coniugare i progetti con la mutevolezza del tempo. Lavoriamo sviluppando architetture e paesaggi che siano in grado di trasformarsi a seconda delle necessità e delle esigenze che, con il trascorrere del tempo, dovessero emergere».
In questo caso «Il fatto di relegare uno spazio pubblico ad un’unica funzione non ci sembrava utile – racconta Augusto – Secondo noi è precisa responsabilità dei progettisti fornire strumenti per creare spazi che possano accogliere una moltitudine di funzioni, a maggior ragione in tempo di crisi. Ma sempre tenendo in considerazione la componente temporale, ovvero le esigenze che possono mutare con il trascorrere del tempo». Le multi funzioni non sono un contenitore di funzioni disparate, per intenderci come il centro commerciale Fiumara, bensì come ulteriori opportunità. Ad esempio «Quando un giorno il campetto di calcio non servirà più, questa piazza rimarrà un valore per il quartiere senza la necessità di alcun stravolgimento architettonico», sottolinea Silvia. Senza dimenticare il valore sociale di un intervento che ha previsto il diretto coinvolgimento dei cittadini, generando automaticamente una maggiore attenzione al proprio territorio. Partire dal basso, dalle esigenze della gente è una prerogativa del collettivo. «Inoltre è importante studiare progetti replicabili, nel processo e nel metodo, anche in altri contesti», aggiunge Augusto.
La copertura della piazza sarà realizzata con materiali differenti e naturali – terra, terra battuta, legno, ghiaia, trifoglio, disposte in 5 sezioni concentriche – per fornire diverse sensibilità al tatto. «Per entrare in empatia con il suolo che calpesto, dove gioco, parlo e incontro persone – spiega Silvia – Per noi questo è un elemento fondamentale. Vogliamo incrementare la sensibilità al materiale. Il suolo rimane allo stesso livello ma attraverso delle variazioni materiche creiamo movimento ed un idea di dinamicità».
Molta della pavimentazione sarà permeabile (almeno il 30-40% della piazza) perché «Meno si soffoca la terra meglio è – sottolinea Silvia – La terra deve respirare ed essere pronta ad accogliere l’acqua».
La piazza- campetto è studiata con 5 anelli concentrici, in uno di questi saranno presenti alcune “sedute” che potranno svolgere la funzione di panchine, ma non solo. Si tratta di un rialzo del suolo particolarmente duttile «Un linguaggio interpretabile nella dimensione tempo-spazio – continua Silvia – che offre diverse opportunità di utilizzo. Ad esempio i rialzi potrebbero diventare rampe per gli skateboard».
Il campetto da calcio sarà delimitato da una rete morbida – in fibra elastica, anti taglio – e non metallica. Inoltre i pali non saranno a contatto con il recinto, evitando quindi incidenti di gioco abbastanza frequenti.
La rete è retta da un tubolare ad un altezza di circa 2,5- 3 metri. «I pali sono studiati come delle braccia esteticamente rilevanti che caratterizzano lo spazio – spiega Augusto – La rete, in pratica, viene tirata su come una tenda. Si può togliere agevolmente, mentre le braccia e il tubolare possono trasformarsi in elementi scenografici oppure in supporto per alcuni giochi destinati ai più piccoli (altalene, corde, ecc.)».
Per quanto riguarda l’illuminazione «Oggi si tende spesso a sovra illuminare e non si ha rispetto della sobrietà che dona la penombra – aggiunge Silvia – Di fianco alla piazza-campetto c’è un parcheggio illuminato da un grande faro. Quindi la nostra sarà un’illuminazione non invasiva e lungo il tubolare correrà una striscia al led».
Oggi qualcosa sembra muoversi ed il progetto potrebbe diventare concreto «Venerdì scorso abbiamo avuto un incontro con il Municipio Ponente – concludono Silvia e Augusto – Ci hanno confermato di avere il finanziamento per il primo lotto. Finalmente possiamo partire».
Matteo Quadrone