Il voto di marzo scorporato con i dati locali, restituisce una lettura articolata quanto da approfondire per capire il futuro delle politiche locali
Sarebbe sin troppo facile paragonare le macerie della vecchia piscina di Voltri, sulla quale da qualche giorno imperversano le ruspe in vista della riapertura prevista per il 2019, con quelle del centrosinistra genovese, uscito sconfitto anche qui, nell’ormai definitivamente ex roccaforte, dalle recenti elezioni nazionali. Dalla mappa politica della Liguria il rosso è completamente scomparso. E nel mare blu del centrodestra quasi egemone nel Nord Italia, la Superba è un’isola gialla. Il colore del Movimento Cinque Stelle. Matteo Frulio, assessore del Municipio 7 Ponente, dirigente orlandiano (si dice ancora?) del Pd di Voltri, mostra su un foglio tutti i numeri della disfatta dei suoi nei quartieri ponentini. E per prima cosa traccia una freccia, dal centrosinistra al Movimento Cinque Stelle: «I nostri elettori sono andati lì…», e poi un’altra, più piccola dal M5s al centrodestra: «…mentre una parte di quella dei 5 Stelle, quella diciamo più estremista, è andata alla Lega». Si spiegano così i 329 voti che il Movimento ha perso a Voltri in 5 anni, o i 127 di Pra’ e i 512 di Pegli. Briciole, rispetto al crollo del centrosinistra, che negli stessi quartieri segna rispettivamente -1535, -1207 e -947. In termini di voti assoluti, cresce solo la destra a trazione leghista che però, per il momento, sfiora il primato solo a Pegli e resta seconda (con distacco) a Pra’ e terza a Voltri.
Mentre a livello nazionale si discute delle possibilità di un governo a guida 5 stelle, qui la contiguità dei due elettorati sembra un fatto acquisito. In questo momento, però, il flusso è unidirezionale. Una destra tradizionalmente debole in questa parte della città cresce, ma ancora non attrae chi per una vita ha votato “rosso”. Non resta che il movimento fondato da Beppe Grillo. «Il ponente è una zona disastrata da un’industrializzazione scellerata. Noi abbiamo cercato di mettere al centro il tema della sostenibilità ambientale e di un’industria che deve crescere in armonia con la città. Può essere che le persone abbiano riconosciuto il nostro impegno».
Massimo Currò, consigliere municipale ed ex candidato alla presidenza del “parlamentino” di Ponente, spiega così la vittoria del Movimento Cinque Stelle. «È chiaro che c’è un elettorato di sinistra che si è spostato da noi – riconosce – però questo non dipende dal fatto che portiamo avanti lotte di destra o di sinistra, ma dal buon senso delle nostre proposte. Non dimentichiamo che a livello di liste singole siamo il primo partito quasi ovunque. Ci presentiamo come una forza pragmatica, libera da retaggi del passato. Gli elettori hanno evidentemente scelto qualcosa di diverso dall’eterno dibattito tra destra e sinistra, che non ha risolto i problemi reali».
Non è un caso che Currò citi quasi subito il problema del rapporto tra industria e qualità della vita degli abitanti. Per tanti, da queste parti, industria ha fatto rima con servitù. Basti pensare alle proteste degli scorsi anni di fronte alla prospettiva di ulteriori allargamenti del porto di Pra’ o la presenza di impianti “a rischio incidente rilevante” come Carmagnani, a Multedo.
Vista in questo modo, è quasi naturale che a vincere le elezioni sia chi si schiera con più decisione per la sostenibilità ambientale.
Vista in questo modo, è quasi naturale che a vincere le elezioni sia chi si schiera con più decisione per la sostenibilità ambientale. Tema che premia in modo decisivo il Movimento in altre zone della penisola (come Taranto) e che in definitiva ha pesato di più di altre emergenze vere o presunte. Come quella dei 12 richiedenti asilo ospitati nell’ex asilo Govone di Multedo, e le successive polemiche dei cittadini (rivolte anche alla generale situazione di abbandono in cui versa il quartiere) su cui la Lega ha tentato di mettere il cappello, senza però riuscire a strappare il primato al Movimento. Che si impone con più forza nelle zone “povere”: Voltri 2, Cep, Palmaro e Multedo, appunto. «A queste persone – ammette con amarezza Frulio – ormai il Pd fatica a parlare». Eppure, nemmeno un anno fa questa stessa parte di città avrebbe eletto sindaco Gianni Crivello. A livello nazionale, però, è un’altra storia. Il Pd riesce a mettersi alle spalle il Movimento Cinque Stelle solo nelle zone “nobili” della delegazione: Pegli centro e Crevari, entrambi quartieri dove il costo al metro quadro di un’abitazione si aggira intorno ai 2.000 euro. È la situazione, in scala, di quanto succede a livello nazionale, dove il centrosinistra convince le metropoli e perde nelle periferie: «Purtroppo il mio partito, come molti altri di sinistra in Europa, parla ormai solo alla parte benestante dell’elettorato – riflette Frulio – se perdiamo contatto con il nostro elettorato storico, saremo destinati a perdere sempre».
Luca Lottero