Dopo l'incredibile sequenza di guasti alla rete idrica, le istituzioni chiamano l'Università di Genova a indagare sulla salute del 1200 chilometri dei tubi genovesi. Entro la settimana prossima partiranno le prime sostituzioni a Sestri e Borzoli
Dopo l’incredibile sequenza di guasti che ha”massacrato” la rete idrica di genovese (19 solo da giugno), le istituzioni corrono ai ripari: sarà l’Università di Genova, e in particolare il Dipartimento di Ingegneria meccanica, energetica, gestionale e dei trasporti, a decretare lo stato delle tubazioni idriche genovesi in seguito al nuovo boom di rotture degli ultimi giorni. E, in base ai risultati, la Città metropolitana deciderà come ripartire i fondi per le manutenzioni da programmare per i prossimi anni. Come riportato dall’agenzia Dire, questo è l’esito del tavolo di confronto convocato dal consigliere delegato Enrico Pignone ieri pomeriggio nella sede della Città metropolitana, a cui hanno preso parte anche il Comune di Genova, con l’assessore Italo Porcile, e Iren-Mediterranea delle Acque, gestore del servizio.
Lo studio servirà a capire quanto i 1200 chilometri dei tubi dell’acqua genovesi siano vetusti e se sia effettivamente l’anzianità di servizio la causa delle continue rotture. In base alle risultanze che dovrebbero essere consegnate entro fine mese, toccherà poi alla Città metropolitana fare le opportune valutazioni, di comune accordo con Iren, su un piano decennale di investimenti per la sostituzione delle condutture obsolete, eventualmente spostando risorse economiche dal capitolo di spesa che oggi ne assorbe di più, quello della depurazione delle acque. «Ogni anno – spiega alla “Dire” il consigliere Enrico Pignone – abbiamo complessivamente circa 50 milioni di euro da investire sul settore acque ma la gran parte dei soldi viene utilizzata per i depuratori. Tuttavia, la legge impone di recuperare qualsiasi risorsa economica necessaria dalle tariffe: per cui, se voglio fare di più per la manutenzione delle tubature, o ridistribuisco i fondi o aumento le bollette». Un’ipotesi, quest’ultima, che Comune di Genova e Città metropolitana vorrebbero scongiurare. «Per uscire da questa impasse – spiega ancora Pignone – bisognerebbe fare una battaglia nazionale per consentire agli azionisti di obbligare Iren a reinvestire una parte degli utili ad esempio nell’ammodernamento delle infrastrutture e non solo per coprire i propri debiti. Solo toccando i profitti, infatti, si può incidere veramente sulla qualità».
Sembra scemare, invece, almeno al momento, l’ipotesi di una richiesta di danni da parte del Comune di Genova a Iren per i continui disagi, come accennato nei giorni scorsi dal sindaco Marco Doria. Il Comune, infatti, è il diretto proprietario degli impianti idrici di cui Iren è responsabile solo per la gestione. Inoltre, non va dimenticato che Palazzo Tursi è anche azionista della multiutility per cui, estremizzando, sarebbe un po’ come se facesse causa a se stesso.
Dal canto suo, intanto, Iren ha annunciato la costituzione di una task force di 8 persone dedicata in modo permanente all’ispezione della rete idrica per individuare conduttore obsolete che necessitino di sostituzione e ha confermato che la prossima settimana inizieranno i lavori di sostituzione delle tubature della zona Borzoli-Sestri ponente per cui sono stati investiti 800.000 euro. Città metropolitana, invece, è al lavoro per la standardizzazione del monitoraggio della rete: «Su Genova ci sono 71 misuratori di pressione a cui al momento accede direttamente solo il gestore – spiega Pignone – io, invece, vorrei che questi dati fossero resi il prima possibile trasparenti e leggibili da parte di tutti». Anche perché, altrimenti, si ricadrebbe nel consueto cul de sac del controllore che coincide con il controllato.