Accade sistematicamente su alcune tratte affollate di passeggeri, ad esempio la Genova - Parigi. La precedenza viene sempre data alle valigie dei voli di coincidenza rispetto a quelle dei voli diretti
L’aeroporto Cristoforo Colombo non arresta la sua crescita e chiuderà il 2011 con un bilancio di 1 milione e 400 mila passeggeri. E per il prossimo anno è previsto un ulteriore incremento.
Ma non sono tutte rose e fiori. E se i passeggeri transitano senza problemi dallo scalo genovese lo stesso non si può dire per quanto riguarda le valigie al seguito.
Accade infatti spesso e volentieri – su alcune tratte, come conferma una fonte del Cristoforo Colombo, è ormai una consuetudine – che alcune valigie rimangano a terra perché le stive dell’aereo sono troppo piene. È una procedura utilizzata in tutta Italia e da quasi tutte le compagnie, occorre sottolinearlo, ma che si è trasformata in una cattiva pratica a danno dei viaggiatori. Poi non c’è da stupirsi quando qualcuno smarrisce il proprio bagaglio.
In poche parole la precedenza viene sempre data alle valigie in transito, vale a dire quelle dei voli di coincidenza. Mentre le valigie dei voli diretti, etichettate in maniera differente, vengono caricate all’ultimo, ovviamente se c’è ancora spazio a disposizione. E sì perché il sistema prevede di riempiere, prima le due stive anteriori con i bagagli a mano, ed infine quella posteriore dedicata alle valigie di dimensioni maggiori.
Ad esempio sulla tratta Genova – Parigi accade sistematicamente. Parliamo di un volo affollato di passeggeri con varie destinazioni finali. E con una mole di bagagli superiore all’effettiva capacità di carico dell’aereo.
Ebbene le valigie dei voli diretti sono costrette loro malgrado a compiere tragitti assurdi. E così capita che Airfrance, potendo contare sulla partnership con Alitalia, spedisca le valigie a Roma e poi da lì a Parigi. A volte però nella medesima giornata anche il volo Roma – Parigi potrebbe essere al completo. Di conseguenza le valigie attendono il proprio turno nella capitale. E se tutto va bene partono il giorno dopo.
Ma può capitare di aspettarle anche per molti giorni. È il caso di un medico genovese partito dal Cristoforo Colombo il 3 dicembre scorso con volo Air France destinato a Lomè (Togo), facente scalo a Parigi.
Scopo del viaggio dell’ottico optometrista era una missione umanitaria nel Paese africano dove avrebbe dovuto assistere la popolazione con visite oculistiche e con la distribuzione di occhiali. Ma il bagaglio regolarmente registrato, contenente la strumentazione necessaria, medicinali ed effetti personali, è rimasto a terra presso l’aeroporto di Genova fino al 6 dicembre, quando finalmente è stato inviato a destinazione. Compromettendo in maniera irreparabile la missione umanitaria del medico.
Quest’ultimo ha deciso di rivolgersi all’avvocato Laura Buffa che ha avviato la pratica legale per chiedere il risarcimento del danno subito a causa dell’ingiustificato ritardo.
Si tratta di un primo caso destinato a fare rumore e, forse, a smuovere la coscienza delle compagnie aeree affinché cambino un sistema che, alla prova dei fatti, si è rivelato assai deprecabile.
Matteo Quadrone