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La Provincia è un ente inutile? Lo abbiamo chiesto al presidente della provincia di Genova Alessandro Repetto
Ciclicamente, soprattutto quando il paese affronta congiunture economiche negative ed è necessario approvare provvedimenti finanziari che taglino drasticamente le spese, si ripresenta puntualmente nel dibattito politico la questione dell’abolizione delle Province, considerate da alcuni commentatori degli enti superflui, se non del tutto inutili, che contribuiscono a gonfiare ulteriormente i costi di un sistema già al collasso. Ne abbiamo discusso con Alessandro Repetto, Presidente della Provincia di Genova.
Quale è il suo punto di vista sulla questione?
Il mio è un giudizio disinteressato visto che sono al mio secondo mandato come Presidente e non potrò più ripresentarmi. Il tema dell’abolizione è spesso trattato con leggerezza da chi dimostra di non conoscere neppure le competenze della Provincia. E l’abolizione viene immaginata come la panacea di tutti i provvedimenti finanziari. Ma i finanziamenti che le province erogano per conto di regioni e stato, in loro assenza dovrebbero necessariamente essere erogati da altri soggetti e si avrebbero costi maggiori a causa del frazionamento delle spese. E le cito un esempio concreto: l’inverno scorso la Provincia di Genova ha acquistato, per conto di numerosi piccoli comuni, diverse tonnellate di sale per affrontare il problema del ghiaccio sulle strade. Il prezzo per i comuni interessati si è rivelato sicuramente vantaggioso rispetto a quanto avrebbero speso singolarmente. A mio parere se si vuole effettivamente ridurre le spese va drasticamente diminuito il numero dei parlamentari. Per le province si dovrebbe invece ragionare in direzione di una progressiva razionalizzazione.
Molti cittadini non hanno nemmeno idea di quali competenze rientrino nell’ambito delle Province. Ci può indicare tre buoni motivi per mantenerle in vita?
Le province sono le istituzioni in grado di far dialogare tutti i soggetti del territorio su un piano di uguaglianza e rappresentano una forma di tutela per le realtà più piccole. Inoltre giocano un ruolo importante nella promozione di iniziative in rete. Ad esempio la Provincia di Genova presenterà in questi giorni il centro servizi territoriali: un progetto nato per aiutare nel processo di informatizzazione i 39 piccoli comuni che aderiscono all’iniziativa. Per quanto riguarda i tre buoni motivi a favore del mantenimento della provincia le cito alcuni nostri interventi. Nell’ambito della viabilità sulle strade provinciali abbiamo ridotto del 50% i costi della manutenzione grazie all’osservazione diretta sul territorio; la programmazione e pianificazione urbanistica sovra comunale che stiamo realizzando in valle Stura; le politiche di formazione-lavoro: la provincia interviene affinché non si creino situazioni di disparità fra diverse realtà del territorio con un ruolo di garanzia per i comuni meno attrezzati.
Secondo lei è condivisibile la proposta di far lavorare di più le Province, aumentarne le competenze, invece di sopprimerle?
Il disegno delega di Calderoli prevede nuove competenze per le province. Io sono perfettamente d’accordo. Le competenze devono essere chiare in modo da garantire un informazione corretta al cittadino. E stop all’eccessivo frazionamento delle competenze fra i diversi enti. Se ci sono 7 enti competenti in materia è difficile per il cittadino sapere a quale rivolgersi.
Oliviero Toscani ha proposto dalle colonne de “La Stampa” di aggiungere i beni culturali alle competenze delle Province. La Provincia potrebbe diventare un ente mediatore fra i diversi livelli, nazionale e territoriali, per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali?
Questi obiettivi li stiamo già perseguendo: attraverso i nostri finanziamenti e quelli regionali abbiamo recuperato le badie di Tiglieto e di Borzone (entroterra di Chiavari). E con i fondi europei siamo intervenuti per conservare i numerosi beni culturali sparsi nei nostri comuni e sconosciuti ai più.
Legambiente immagina anche altre priorità per le Province. Ad esempio la cura del territorio e delle acque. Gli ambientalisti auspicano anche un nuovo ruolo per l’espansione dell’uso di energie rinnovabili. Lei cosa ne pensa?
La nostra provincia sta mettendo in campo diverse iniziative a tutela dell’ambiente. Siamo una delle poche ad avere un bilancio energetico (in cui indichiamo i percorsi da seguire, gli aspetti da migliorare, dove intervenire). La provincia non avendo un interesse politico diretto sul territorio, come succede invece ai comuni, ha una visione di secondo livello ed è facilitata nel denunciare situazioni di degrado ambientale. Fra i nostri progetti mi fa piacere ricordare la fondazione Muvita, una fondazione partecipata nata per seguire le iniziative a favore delle energie rinnovabili. E in collaborazione con l’Autorità Portuale siamo impegnati nella realizzazione di un importante progetto che prevede un nuovo modello di porto che permetta di diminuire l’inquinamento delle navi sfruttando le energie verdi.
Matteo Quadrone
Commento su “Intervista ad Alessandro Repetto, presidente Provincia di Genova”