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Pronto il "campo di battaglia" per decidere destino di Amiu: opposizione può puntare su rinnovo automatico della Tari, ma Giunta minaccia la liquidazione della azienda
L’ultima arma dell’opposizione per far saltare l’aggregazione Amiu-Iren in Consiglio comunale è una sentenza del Consiglio di Stato del 15 marzo 2016, numero 1.034, con cui la giustizia amministrativa dava il via libera al Comune di Rodigo, piccola realtà sulla sponda lombarda del lago di Garda, a procedere in via diretta all’assegnazione del ciclo dei rifiuti, modalità legittimamente riconosciuta dallo Stato al pari dell’affidamento a società in house o attraverso gara pubblica. Secondo l’interpretazione della sentenza fornita dal consigliere di Effetto Genova, Stefano De Pietro, e dai consiglieri di Federazione della Sinistra, Antonio Bruno e Gianpiero Pastorino, i Comuni dunque non sarebbero disposti a procedere a gara per l’assegnazione del servizio e Palazzo Tursi potrebbe autonomamente procedere alla proroga del contratto di servizio senza dover fare ricorso all’aggregazione.
L’arma, però, sembra perdente in partenza, almeno ad ascoltare le parole dell’avvocato Luca Lanzalone che dal 30 settembre assiste legalmente il Comune di Genova nel percorso di aggregazione Amiu-Iren. «Si fa dire a questa sentenza più di quello che in realtà dice – spiega il legale – perché il dispositivo è frutto della particolare legislazione regionale esistente in Lombardia. Qui in Liguria e a Genova in particolare, da inizio gennaio 2021 le competenze sul ciclo dei rifiuti passano dai Comuni alla Città metropolitana che dovrà procedere a gara. Per questo, un eventuale proroga arbitraria da parte dei Comuni del contratto di servizio oltre il 2020 sarebbe illegittima».
Per evitare un voto comunque dall’esito molto incerto, dunque, alle opposizioni non restano che le armi politiche. In primis, far mancare il numero legale; ma la presenza massiccia di consiglieri comunali che si annuncia per la doppia seduta del fine settimana, rende piuttosto complicato questo scenario. Altra strada, altrettanto complicata, a cui alcuni consiglieri starebbero pensando è un ostruzionismo monstre per arrivare alla votazione della delibera oltre la mezzanotte di venerdì 31 marzo, quando comunque il Comune sarebbe costretto ad applicare la Tari dello scorso anno e l’aggregazione industriale Amiu-Iren non consentirebbe più la spalmatura dei costi in un arco temporale di maggior respiro.
Se il Consiglio comunale di Genova venerdì prossimo dovesse bocciare nuovamente l’aggregazione Amiu-Iren, la giunta Doria ha già pronto il piano B – o meglio, piano C, vista la prima bocciatura della delibera che avrebbe dovuto dare il via alla negoziazione a febbraio- per evitare di portare in tribunale i libri della partecipata per il ciclo dei rifiuti. Se per qualsiasi ragione il Comune non dovesse approvare la nuova Tari entro la scadenza del 31 marzo prevista dalla legge, infatti, automaticamente scatterebbe per il 2017 la stessa Tari pagata lo scorso anno, Amiu avvierebbe la procedura di liquidazione, come dichiarato dal sindaco Marco Doria, e i consiglieri comunali sarebbero responsabili in solido del quadro di dissesto che si verrebbe a creare.
Ma a Tursi la giunta si è lasciata un’ultima porta aperta. Nell’ordine dei lavori del Consiglio comunale di giovedì e venerdì, l’approvazione della Tari, già deliberata dalla giunta, segue la votazione sull’aggregazione Amiu-Iren. Il secondo provvedimento, al momento, è stato predisposto in vista di una votazione positiva del primo, con una bolletta che mediamente dovrebbe crescere del 6,89% nel 2017 e di oltre il 30% nei prossimi 4 anni. Ma se la prima votazione dovesse andare male, un maxi-emendamento di giunta trasformerebbe gli aumenti della Tari in un rincaro del 18% per 4 anni, ovvero fino alla scadenza naturale dell’attuale contratto di servizio non prorogabile senza aggregazione. A quel punto, i consiglieri sarebbero praticamente costretti ad approvare la nuova versione della tariffazione per evitare risvolti giudiziari e consentire ad Amiu, a quel punto rimasta pubblica, di coprire tutti i costi per la messa in sicurezza di Scarpino e lo smaltimento dei rifiuti fuori regione fino alla fine dell’anno.