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Il servizio ha bisogno di una radicale messa a punto. E benché in Amt abbiano tutti le bocche cucitissime sarebbe in programma una mini rivoluzione del sistema che dovrebbe essere presentata già nei prossimi giorni
Niente da fare. Il biglietto dell’autobus via sms continua a essere una chimera. Il servizio che, previa registrazione e associazione di una carta di credito al proprio profilo, dovrebbe consentire di acquistare il ticket ordinario (quello da 1,50 euro, valido solo per il servizio bus ma con durata di 10 minuti superiore rispetto ai 100’ della versione cartacea) pochi istanti prima di salire a bordo, con l’invio di un “messaggino” al numero 320.2043497, continua a fare le bizze.
Da Amt le colpe vengono scaricate sul partner Bemoov, marchio della società torinese Movincom Servizi, che rappresenta un circuito di pagamento di beni e servizi tramite telefono cellulare. Un servizio di per sé facilmente accessibile: in pochi minuti sul sito Bemoov.it si completa la necessaria registrazione e l’associazione della carta di credito da cui verranno scalate le spese. Il tutto appoggiandosi gratuitamente e in sicurezza alla Banca Popolare di Sondrio. Ricevuta la classica mail di conferma, si è pienamente abilitati all’acquisto dei biglietti del bus (e altri servizi a disposizione in diverse città italiane, come i parcheggi, i biglietti delle manifestazioni sul circuito Vivaticket, o gli skipass per Bormio o le Funivie Lagorai). Via sms o scaricando un’app per smartphone che compila automaticamente il testo del messaggio.
Uno strumento di per sé molto utile, ad esempio per avere una tracciabilità delle proprie spese di trasporto pubblico per chi non usufruisce di abbonamenti vari, o semplicemente per non doversi mettere alla disperata ricerca di un rivenditore, magari nelle ore serali o notturne. Peccato che funzioni poco. E male.
L’azienda genovese, per il momento, si limita a confermare la presenza di diverse problematiche tecniche a cui sta cercando di porre rimedio. Sulle pagine del sito ufficiale di Amt, il servizio viene persino dichiarato “temporaneamente sospeso per motivi tecnici”. Peccato che l’utenza non ne sia stata direttamente avvertita.
I primi problemi erano stati riscontrati già a fine giugno. Venerdì 28, in particolare, un sms da Amt avvisava tutti gli utenti che: “Per problemi tecnici, non dipendenti da Amt, il servizio TICKETING SMS è temporaneamente sospeso”. E qualche difficoltà in effetti doveva esserci, visto che qualche ora prima, chi avesse provato a inviare l’sms non avrebbe ricevuto il biglietto digitale. Uno spiacevole inconveniente, soprattutto se realizzato quando ormai si è saliti sull’autobus e si rischia anche di andare incontro a una contravvenzione. Non sapendo neppure se l’euro e mezzo fosse stato scalato o meno dalla carta di credito, visto che molti servizi dispositivi del banking online hanno una soglia minima di avviso per le operazioni effettuate, ad esempio dai 50 euro in su.
«Stia tranquillo – ci avevano rassicurato i controllori di piazza Verdi, a Brignole – sappiamo che c’è qualche problema sul servizio. Un utente ieri ha ricevuto il messaggio di conferma quattro ore dopo l’acquisto. Se trova i controllori in vettura, gli dica che ha parlato con noi».
Buon senso, dunque. Fin qui, perciò, potrebbe essere il semplice racconto di un episodio sfortunato proprio in corrispondenza di un malfunzionamento del servizio. Ma c’è dell’altro. Giusto il tempo di mettere a posto il sistema, infatti, e mercoledì 3 luglio ecco nuovamente il via libera. “Ci siamo, finalmente”, pensai. E invece no. A una settimana dal ripristino, ancora spiacevoli inconvenienti.
Mercoledì 10 luglio, ore 12.20: salgo su un autobus qualsiasi in direzione centro e invio il mio sms. Dopodiché, come spesso accade, mi perdo nei meandri del lavoro tra telefonate, letture di email e controllo di notizie online. Sempre naturalmente sullo stesso smartphone, dimenticandomi di verificare la notifica della ricevuta. Quando scendo per cambiare autobus, scorgo un controllore all’orizzonte. Un lampo: il biglietto. Controllo tra i messaggi ma non trovo nessuna ricevuta. Prima di risalire a bordo, perciò, provo a chiedere lumi al controllore: «Posso capire che ci siano problemi sul servizio – mi risponde – ma per me lei risulterebbe senza titolo di viaggio e sarei perciò tenuto a farle la contravvenzione». Giustamente. «Poi, può andare in via D’Annunzio mostrare l’ora di invio del messaggio e probabilmente la multa le verrà tolta».
Comodo: prendo il biglietto, non so se l’ho pagato, mi fanno la multa e devo andare a farmela togliere. “Per oggi sarà meglio farsela a piedi – penso tra me e me – e per il ritorno a casa passerò in edicola”.
Ore 16.48, sorpresa. Il telefono vibra ed ecco la ricevuta: “Acquisto completato Amt biglietto ordinario. 110 minuti rete Amt […] Fine validità 10/07/2013 ore 14.10”. Due ore e mezza dopo la scadenza ho finalmente il mio biglietto. Peccato che non mi serva più e nel frattempo, per evitare di prendere una multa, abbia preferito proseguire la giornata a piedi. Eppure, adesso lo so con certezza, il mio euro e mezzo l’avevo pagato. A sentire i tecnici di Amt, se mi recassi in via D’Annunzio otterrei come rimborso un nuovo biglietto cartaceo. Peccato che per andarci dovrei, come minimo, utilizzare un altro biglietto.
Non è l’unico disservizio. Testardo come non mai, qualche giorno dopo decido di testare nuovamente il sistema. Ma di tre messaggi inviati il 12 luglio per l’acquisto di tre biglietti in orari diversi, solo il primo è andato a buon fine. E il costo, seppure minimo, degli altri due non lo rimborsa nessuno.
Insomma, il servizio ha bisogno di una radicale messa a punto. E, benché in Amt abbiano tutti le bocche cucitissime, sarebbe in programma una mini rivoluzione del sistema che dovrebbe essere presentata già nei prossimi giorni.
Nel frattempo, ai genovesi che si avvalgono del ticket via sms consigliamo di tenere sempre in tasca anche un caro, vecchio biglietto cartaceo. Certo, il rischio è di pagare due volte per lo stesso viaggio ma almeno si evita la multa e le poco agevoli pratiche che ne conseguirebbero per farsela togliere. In alternativa, chi ne ha la possibilità può sempre scegliere di fare “quattro passi”.
Simone D’Ambrosio