Il Comune di Genova rinnega la propria ordinanza perchè ritiene la vicenda una diatriba tra soggetti privati ed un eventuale intervento dell'amministrazione per la messa in sicurezza dell'edificio potrebbe prefigurare la contestazione di un danno erariale
Sarà il secondo Natale fuori casa per gli abitanti di via Bocciardo 1 a Borgoratti, l’edificio gravemente danneggiato dai lavori per la realizzazione di un centinaio di box interrati che insistono su via Tanini (terreno di proprietà della B & C Group S.r.l. committente dell’autorimessa, mentre la ditta appaltatrice è la S.C.A. S.r.l.).
Sei famiglie in esilio forzato dalle mura domestiche a causa di un’imponente operazione immobiliare prevista in un’area fortemente urbanizzata, sottoposta a vincolo ambientale, vincolo idrogeologico e considerata zona sismica.
Un intervento invasivo, che fin da subito ha destato dubbi nei residenti, basato su un progetto farraginoso, variato in corso d’opera, eseguito con tecniche di scavo non adeguate e difformi rispetto all’ipotesi progettuale, calpestando impunemente una lunga serie di regole.
Dal 4 dicembre 2011 il palazzo è stato dichiarato inagibile e una ventina di persone hanno dovuto trovare una sistemazione alternativa, il tutto a proprie spese, senza aver mai visto l’ombra di un quattrino. Oggi al danno si aggiunge la beffa perché agli abitanti è stato richiesto pure il pagamento dell’Imu (martedì scorso il consigliere comunale del Pd, Paolo Gozzi ha presentato un articolo 54 in merito).
La questione – ricordata in questi giorni anche in Consiglio regionale grazie ad un’interrogazione depositata dal consigliere della Lista Biasotti, Lorenzo Pellerano – investe la pubblica incolumità dell’intero quartiere perché non coinvolge soltanto l’edificio di via Bocciardo 1 (comprendente i civici. n. 1-1A-1/rosso-1Arosso) ma anche alcuni palazzi circostanti (come vedremo nel dettaglio in seguito).
Siamo di fronte ad una vicenda dai contorni kafkiani che lascia basiti: nessuna istituzione competente vuole assumersi la responsabilità di intervenire e permane una situazione di empasse che sembra senza via di uscita.
Eppure, il procedimento avviato in sede civile dagli abitanti per cautelarsi ed ottenere il riconoscimento dei propri diritti, si è recentemente concluso con una vittoria su tutta la linea. Senza dimenticare l’esistenza di un impegno scritto nero su bianco dall’amministrazione comunale, la quale aveva promesso di intervenire d’ufficio per mettere in sicurezza l’edificio di via Bocciardo 1, nel caso la parte privata non avesse provveduto.
IL PROCEDIMENTO CIVILE E LE RELAZIONI TECNICHE
Il Tribunale Civile di Genova, con l’ordinanza del 23 luglio 2012 ordina alla società B & C Group e alla ditta SCA, di eseguire tutte le opere necessarie a garantire la sicurezza dell’edificio condominiale e dell’area di cantiere.
Proprietà ed impresa esecutrice non ci stanno e presentano ricorso (tecnicamente detto reclamo giudiziario). Ma i giudici della III sezione Civile del Tribunale genovese confermano il verdetto di primo grado. L’appello si conclude un mese fa, con l’ordinanza del 14 novembre 2012, che ribadisce l’ingiunzione della messa in sicurezza, tramite la realizzazione di una serie di interventi.
Nella relazione del maggio 2012, il CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio), l’ingegnere Antonio Brencich, scrive «L’edificio di via Bocciardo si presenta oggi danneggiato con margini di sicurezza inferiori ai minimi normativi in conseguenza principalmente della deformazione del fronte di scavo; i pali eseguiti a formazione di contrafforti hanno lunghezza tale da non essere intestati nel substrato roccioso ma solo nella coltre superficiale. Solo i pali della paratia hanno lunghezza sufficiente ad intestarsi nel substrato roccioso sano».
Di conseguenza «La prosecuzione degli scavi e della costruzione dell’autorimessa deve seguire tecniche e procedure tali da: stabilizzare il fronte di scavo a sud, posto a distanza dall’edificio di una decina di metri, ma pure in condizioni non stabilizzate in modo significativo dai puntelli metallici posti in opera; contenere la deformazione del terreno a tergo dei fronti di scavo da completare, obiettivo da conseguire mediante strutture connesse indirettamente (tramite pali e tiranti) al substrato roccioso consistente e non alla coltre superficiale».
La situazione, secondo il monitoraggio, continuare a peggiorare «Gli ultimi dati inoltrati, quelli che si concludono al 25 maggio 2012, indicano un aumento dei danni e fanno temere un’evoluzione della deformazione della paratia – continua il CTU – L’evoluzione della deformazione potrebbe essere dovuta al recente periodo di piogge e all’effetto dell’accresciuta circolazione idrica sotterranea sull’intero versante e sulle incomplete opere di sostegno. Tale evenienza è resa viepiù probabile dalla dimostrata presenza e circolazione idrica sotterranea dell’area di scavo. Per avere certezza del significato dei dati rilevati è doveroso qui fare presente la circostanza che, quanto meno, dimostra come lo stato di attuale equilibrio sia essenzialmente precario, come il monitoraggio debba essere analizzato con frequenza quotidiana e come l’esecuzione delle opere di stabilizzazione definitiva del fronte di scavo debba essere avviata senza indugio».
«La stabilizzazione definitiva dell’area richiede la sistemazione definitiva di dispositivi di sostegno del terreno oggi realizzati con opere chiaramente provvisorie», sottolinea la relazione integrativa del CTU (datata novembre 2012).
I lavori i consolidamento comportano una spesa di circa 500-600 mila euro che nessuno sembra disposto a tirare fuori.
B & C Group, infatti, avrebbe grosse difficoltà economiche soprattutto a causa di un’operazione immobiliare bloccata che vale svariati milioni di euro. Inoltre, tra proprietà e ditta esecutrice ci sarebbe un contenzioso aperto.
Il direttore dei lavori si è dimesso e stando alle ultime notizie nessuno è ancora subentrato. Quindi ci troviamo alle prese con un cantiere che dovrebbe eseguire delle opere necessarie come sancito dal Tribunale, senza una figura responsabile (la sanzione prevista in questi casi è pari a soli 80 euro …).
Nonostante il Comune di Genova abbia provato a pulirsi la coscienza con alcune ordinanze (per altro rimaste lettera morta), ha delle precise responsabilità. L’intervento è stato autorizzato dall’amministrazione comunale in data 9 settembre 2009 con la determinazione dirigenziale n. 2009/118.18.0/50.
I lavori sono partiti a metà settembre 2009. Secondo gli abitanti gli interventi sarebbero stati eseguiti in modo difforme dal progetto. Fatto sta che l’8 febbraio 2011 i proprietari delle unità immobiliari del condominio di via Bocciardo 1 hanno denunciato ai competenti uffici comunali (Servizio Edilizia Privata ed Ufficio Geologico) e provinciali (Ufficio Difesa Suolo) l’esistenza di tali difformità.
Ma in seguito l’amministrazione pubblica non avrebbe vigilato in maniera adeguata sulla prosecuzione dei lavori.
«Il controllo dei cantieri non deve avvenire su richiesta del vicino di casa – sottolinea l’ingegnere Giovanni Consigli, consulente tecnico degli abitanti – dopo le sollecitazioni dei residenti gli uffici comunali avrebbero dovuto tenere il fiato sul collo dell’impresa esecutrice».
Dopo un sopralluogo sull’area di cantiere, il Comune di Genova emana l’ordinanza n. 393506 (datata 13 dicembre 2011), firmata dall’allora dirigente responsabile del Settore Protezione Civile e Pubblica Incolumità, Sandro Gambelli, con cui «Ordina alla ditta SCA e al progettista e direttore dei lavori, di far pervenire entro il termine di trenta giorni dalla data di notifica di presente provvedimento la dichiarazione di messa in sicurezza del muro di sostegno a monte di via Tanini e di sostegno del terreno su cui sorge il fabbricato ubicato in via Bocciardo 1 (civ. n.1-1A-1/rosso-1°/rosso) … In caso di inottemperanza, la presente ordinanza verrà inviata alla Direzione Nuove e Grandi Opere-Settore Opere infrastrutturali per l’esecuzione d’ufficio a totali spese a carico della ditta costruttrice la struttura da adibire a box e progettista e direttore dei lavori».
Il 21 dicembre 2011 il dirigente Paolo Berio (Direzione Sviluppo Urbanistico e Grandi Progetti–Settore Approvazione Progetti e Controllo Attività Edilizia) firma un’ordinanza urgente con cui l’amministrazione revoca l’autorizzazione concessa a suo tempo dalla Provincia di Genova. «Considerato che gli accertamenti condotti in sito e la successiva analisi di documenti e relazioni hanno fatto emergere che i lavori di scavo sono stati eseguiti in difformità rispetto a quanto illustrato nella relazione tecnica depositata presso la Provincia di Genova ai fini dell’ottenimento dell’autorizzazione in variante perfezionata con provvedimento n. 5193 del 09/09/2011 .… Rilevata peraltro la necessità di far salva la possibilità di dar corso a tutte le opere cui fa riferimento l’ordinanza n. 39356 del 13 dicembre 2011 assunta dal Settore Protezione Civile e Pubblica Incolumità, nonché ogni altro eventuale adempimento finalizzato alla messa in sicurezza del sito, già previsto o che venga in futuro disposto da parte di enti e o uffici competenti, revoca l’autorizzazione n. 5193 del 09/09/2011 e ordina alla società B & C Group, alla società SCA e al progettista e direttore dei lavori, di provvedere all’immediata sospensione dei lavori».
Nel gennaio 2012 Gambelli scrive alla Direzione Nuove e Grandi Opere «Poiché l’ordinanza dirigenziale n. 393506 del 13/12/2011 è stata notificata ai soggetti nei giorni 21 e 23 dicembre ed è quindi di prossima scadenza il giorno 22 c.m. (gennaio) si chiede di verificare se sono state eseguite le opere citate nell’ordinanza stessa richieste alla ditta SCA costruttrice dei box in via Tanini e al progettista e direttore dei lavori. Nel caso non avessero provveduto nei tempi concessi ad adempiere a quanto previsto nell’ordinanza n. 393506 del 13/12/2011 si invita codesta direzione a voler predisporre l’esecuzione in danno dei lavori urgenti per l’eliminazione della situazione di pericolo in ottemperanza all’ordinanza di cui sopra».
E invece, a distanza di oltre un anno, nulla è stato fatto. Il Comune di Genova non è intervenuto per l’esecuzione d’ufficio del provvedimento. L’ordinanza del 13 dicembre 2011, secondo quanto filtra dagli ambienti comunali, sarebbe considerata illegittima.
La diatriba, infatti, si è sviluppata tra due soggetti privati «Un eventuale intervento sostitutivo dell’amministrazione pubblica appare rischioso – precisa il dirigente Paolo Berio – perché potrebbe prefigurare la contestazione di un danno erariale».
Durante l’ultimo incontro tra inquilini, legali e tecnici delle parti in causa, svoltosi circa un mese fa, l’assessore comunale con delega all’Edilizia privata, Francesco Oddone, avrebbe affermato «L’ordinanza (riferendosi a quella del 13 dicembre 2011, ndr) è stata un errore».
UN PERICOLO PER LA PUBBLICA INCOLUMITA’
A distanza di una decina di metri dall’edificio lesionato di via Bocciardo 1, nel tratto di strada privata che si affaccia sull’enorme voragine dell’area a sud del cantiere, si trovano i civici n. 66A-66B-66C-68-68A di via Tanini. Decine di famiglie sono preoccupate perché una situazione di incipiente dissesto e pericolo sta interessando anche la strada di accesso alle loro abitazioni.
I residenti consapevoli del rischio hanno incaricato l’avvocato Michele Forino e lo stesso ingegnere Consigli di seguire la vertenza.
Nelle relazioni tecniche viene evidenziata la necessità di intervenire proprio sull’area a sud del cantiere «Per quanto più lontano dal fabbricato la parte a sud del cantiere presenta la massima altezza di scavo raggiunta nel cantiere – scrive il CTU a maggio 2012 – La profondità dello scavo è dell’ordine dei 12 metri ed il fondo ha raggiunto in alcune parti la quota d’impostazione della fondazione. Il perimetro dello scavo si trova a filo di una strada privata a monte e a una certa distanza dall’edificio dei ricorrenti».
Come emerge dalla documentazione fotografica «Sul fronte a monte di questa parte di cantiere vi sono copiose ed estese venute d’acqua collocate ad una quota coerente con la profondità a cui i recenti sondaggi geognostici hanno riscontrato la presenza di acqua sotterranea in altre parti del cantiere. Tale circostanza costituisce un elemento di potenziale instabilità del fronte destinato a manifestarsi qualora le opere di sostegno rimanessero in una configurazione provvisoria e precaria come sono attualmente».
Nella zona in questione «Erano stati realizzati originariamente due contrafforti (analoghi a quelli sul fronte di scavo antistante l’edificio dei ricorrenti) che sono stati poi demoliti e sostituiti con degli esili elementi metallici. Tali opere sono caratterizzate da scarsa rigidezza e snellezza molto elevata tali da costituire un debole irrigidimento degli spigoli. Qualora gli spigoli dovessero danneggiarsi si potrebbero manifestare fenomeni d’instabilità dell’opera di sostegno forieri di sviluppi alquanto pericolosi. Sebbene oggi non si ravvisi alcun segno di pericolo a carico di quest’area di cantiere, per altro scarsamente monitorata in quanto la quasi totalità della strumentazione è disposta sul fronte nord del cantiere, è necessario che le strutture vengano completate quanto prima».
«Stiamo monitorando la situazione – assicura il dirigente comunale Berio – Ovviamente, nel caso si profilasse un concreto pericolo per l’incolumità pubblica, l’amministrazione dovrebbe intervenire». Almeno finora, secondo il Comune di Genova, tale situazione di estrema criticità, non sussiste.
Comunque bisogna sottolineare che anche altre case vicine a quella di via Bocciardo 1 presentano delle fessurazioni. Ma le persone, visto il tragico precedente, preferiscono vivere nell’incertezza piuttosto che rischiare anch’esse di rimanere fuori dalle loro abitazioni chissà per quanto tempo.
UN PROGETTO PER IL CONSOLIDAMENTO DELLE STRUTTURE PRESENTATO MA MAI ESEGUITO
Proprietà e ditta costruttrice continuano ad affermare, solo a parole, che interverranno con la messa in sicurezza ma non sono ancora passate ai fatti concreti.
L’ingegnere Aldo Signorelli, progettista incaricato dalla B & C Group, il 1 agosto 2012 ha presentato un’ipotesi di progetto per il consolidamento delle strutture del civico 1 di via Bocciardo e della paratia eseguita con gli scavi per la realizzazione dell’autorimessa interrata.
Nello studio è rappresentata la necessità di eseguire tiranti nel sedime dell’edificio di via Bocciardo 1 e al di sotto delle proprietà private dei giardini degli appartamenti del piano terra del fabbricato di via Bocciardo n. 1 A.
Lo studio progettuale, però, non ha avuto alcun seguito. «Per presentare un progetto definitivo bastano 10 giorni, perché non l’hanno ancora fatto? – si chiede l’ingegnere Giovanni Consigli – L’intervento costa svariate migliaia di euro e non vogliono assumersene l’onere, nonostante siano stati condannati a farlo».
Ad oggi nessun altro documento di progetto è mai stato consegnato.
ULTIMI SVILUPPI
«A distanza di oltre un anno ancora non ci sono prospettive reali – spiega amareggiato Enrico Ciani, abitante ed amministratore dell’edificio condominiale di via Bocciardo 1 – Nessuna tempistica di intervento, nessun impegno concreto e noi continuiamo a rimanere senza casa».
«L’unica fortuna è che finora il dissesto non è arrivato al peggior epilogo», sottolinea l’ingegnere Giovanni Consigli.
In sede penale un primo procedimento è stato avviato in parallelo a quello civile. Nell’ottobre 2012 il signor Ciani, in qualità di amministratore del condominio, ha sporto una formale denuncia di querela.
«L’unica soluzione è fare un’intensa azione di “moral suasion” nei confronti della parte privata – conclude il dirigente Berio – Adesso pare, ma non voglio dirlo troppo forte, che nel giro di breve tempo le società interessate dovrebbero presentare la documentazione per riprendere i lavori ed eseguire la messa in sicurezza».
Matteo Quadrone
[foto di Daniele Orlandi]