Nei mesi scorsi l’assessore Crivello aveva annunciato lo smantellamento del passaggio pedonale sopraelevato. Oggi ribadisce che la struttura sarà eliminata ma bisogna attendere l'inizio dei lavori per la copertura del Bisagno
«Non mi pare proprio il caso di mantenere in piedi il Bruco», con queste trancianti parole l’11 dicembre scorso l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Genova, Gianni Crivello, annunciava l’imminente fine di uno dei più discussi ecomostri cittadini.
Ma il sovrappasso pedonale è ancora lì: una trave nell’occhio di Brignole, uno dei nodi viari più trafficati della città. Una bruttura architettonica degradata e assolutamente non funzionale, a partire dalle scale mobili sempre fuori uso, tanto che i pedoni preferiscono decisamente sfruttare le sottostanti, classicissime zebre nonostante l’attesa imposta dal semaforo.
Il Bruco verrà demolito, conferma l’assessore, il problema è capire quando. «La dilatazione dei tempi – spiega Crivello – è dovuta al ricorso al Tar sui lavori di copertura del Bisagno». Lo smantellamento del sovrappasso, infatti, rientra in un più complessivo quadro di riqualificazione dell’intera zona di Corte Lambruschini: «Per completare la copertura del Bisagno in zona Brignole – continua Crivello – sarebbe comunque stata necessaria la rimozione delle struttura e una sua eventuale reinstallazione a cantieri terminati». Il Comune aveva pensato di cogliere l’occasione al volo, come conferma l’assessore: «L’idea era quella di anticipare il più possibile la demolizione utilizzando parte dei fondi già previsti per la copertura del Bisagno. Ovviamente, la struttura sarebbe stata definitivamente eliminata e non certo ricollocata nella sua sede al termine dei lavori. Eravamo già d’accordo con il Municipio (VIII Medio Levante, ndr) e gli esercizi commerciali della zona per un intervento di riqualificazione più ampio, ma il ricorso al Tar ha bloccato tutto. Confermiamo la volontà di abbattere il Bruco, ormai inutile anche per la presenza dell’attraversamento pedonale sottostante: è solo una questione di slittamento di tempi».
Già nel 2001 l’avventura del Bruco sembrava essere giunta al capolinea, ma fu salvato in extremis per volontà dell’allora sindaco Pericu che annunciò un’operazione di restyling radicale. Nel 2009, invece, toccò all’assessore Corda promettere una bonifica complessiva. Operazioni che, tuttavia, non si sono mai tradotte in un sostanziale rilancio della struttura, sempre più fatiscente, come aveva ricordato la scorsa estate in consiglio comunale il leghista Rixi. In quei giorni, molto si dibatteva sul degrado dei vicini giardini di piazza Verdi ed era piuttosto facile ricomprendere nella discussione anche il Bruco. Oggi che la questione non è più sulle prime pagine dei quotidiani locali, anche l’abbattimento del passaggio pedonale sopraelevato sembra essere passato nel dimenticatoio.
Il progetto del Bruco, in origine, era molto più ambizioso dell’abbandonato e degradato passaggio pedonale sopraelevato a cui, nelle realtà dei fatti, è stato ridotto.
Nelle intenzioni del suo ideatore, l’architetto Piero Gambacciani (che ha messo il sigillo non solo nel complesso di Corte Lambruschini, ma in molti altri quartieri genovesi, da San Benigno alla “Diga” di Begato), il tunnel avrebbe dovuto collegare corso Buenos Aires al binario 1 della stazione Brignole. Attraverso un’elegante galleria di negozi, questo sinuoso cordone ombelicale in ferro, cemento e vetrine avrebbe anche dovuto prevedere un secondo ramo proveniente dal cuore dei giardini di piazza Verdi. Da qui, tramite un sistema di ascensori, un’altra galleria di negozi, questa volta sotterranei, avrebbe condotto fino all’arco di piazza della Vittoria.
A giudicare dal successo del primo tratto di questa “bruttura” architettonica, probabilmente è stato un bene che il progetto si sia fermato alla realizzazione di un solo lotto.
Simone D’Ambrosio