Finiti i lavori di sulle facciate, nei prossimi giorni partiranno i lavori per consolidare e restaurare la cupola della Basilica di Carignano, progetta nel XVI secolo da Galeazzo Alessi. Gli interventi saranno totalmente reversibili e dureranno due anni.
Due anni di cantieri, per un investimento di un milione e 200 mila euro; queste le cifre dei lavori di consolidamento e restauro della cupola della chiesa di Carignano che partiranno ufficialmente nei prossimi giorni; l’intervento coinvolgerà anche i tetti delle quattro navate della chiesa, costruiti con volte a botte. Dopo il rifacimento delle facciate, quindi, la basilica minore di Carignano, dedicata a Santa Maria Assunta, tornerà a nuova vita. Un edificio cardine per la storia di Genova: voluto dalla famiglia Sauli nel XVI secolo, il progetto nacque dalla mente geniale di Galeazzo Alessi, uno tra i maggiori architetti dell’epoca, che lascerà altre tracce indelebili nel tessuto urbano genovese, disegnando i prospetti di alcuni palazzi di Strada Nuova (Palazzo Cambiaso e Palazzo Lercari-Parodi), progettando Villa Cambiaso, Porta Siberia e la cupola della cattedrale di San Lorenzo.
La basilica, apertamente ispirata a San Pietro in Vaticano, oggi è parte integrante dello skyline cittadino: come è noto, i lavori di costruzione andarono tanto per le lunghe, che divennero proverbiali: “A l’è comme a fabrica de Caignan”, è il famoso adagio dialettale che con la consueta pragmaticità genovese indica qualcosa che non finisce mai. Un detto, purtroppo, sempre attuale. I continui aggiustamenti della struttura, nel corso dei secoli, hanno determinato alcune criticità strutturali che oggi rendono necessario l’intervento di consolidamento e manutenzione delle coperture.
Da dentro la chiesa, se si osservano i soffitti, è facile notare ampie e lunghe crepe che si propagano per tutta la lunghezza delle navate e dalla base della cupola fino a quasi la sua sommità: l’assestamento del terreno e il carico che le coperture sopportano hanno determinato questi danni, che al momento non mettono in discussione la staticità dell’edificio, ma che è necessario tamponare prima che sia troppo tardi. «Procederemo in tre fasi – racconta l’architetto Claudio Montagni, durante la presentazione dei lavori – con le quali prima consolideremo il manufatto, per poi restaurare le coperture esterne e infine sistemare gli interni». Uno dei fattori che secondo gli esperti ha contribuito al decadimento della struttura è stato l’otturamento e la mancata manutenzione nei secoli dell’ingegnoso sistema di raccolta e scarico delle acque pluviali: «L’Alessi aveva predisposto un innovativo sistema per gestire il peso dell’acqua meteorica – sottolinea Montagni – attraverso delle condotte e della “cadute”che attraversano i vari strati architettonici, per poi finire in otto pigne laterali che portano a terra. Di queste solo quattro sono regolarmente in funzione oggi». Anche le opere di manutenzione susseguitesi durante i secoli hanno indebolito le coperture estere: «Il tamburo che sorregge la cupola è stato intonacato con del cemento, nascondendo i colori della Pietra di Finale, voluta appositamente dall’Alessi per la sua cromaticità unica». L’idea alla base dei progetti è proprio quella di riportare tutta la basilica all’aspetto originario, intervenendo in maniera invisibile e reversibile.
«L’intervento prevede la sistemazione di dieci “cinghie” – spiega l’ingegnere Andrea Pepe, responsabile dell’intervento – cinque destinate alla cupola interna e cinque relative a quella esterna, che permetteranno di “stringere” la struttura, ridistribuendo il peso nella maniera corretta». A causa delle crepe, infatti, il peso della lanterna sommitale, oggi grava in maniera non ottimale sui meridiani della cupola, rischiando di far cedere tutta la costruzione. «Le cinghie saranno di una speciale lega di carbonio, in modo da non pesare sulla struttura e poter essere rimosse in futuro». Per quanto riguarda le volte delle navate, invece, saranno predisposti dei cavi, ancorati alla base del tamburo: «I camminamenti costruiti sul tetto – sottolinea Pepe – sono un peso fisso e concentrato, che deve essere ridistribuito per evitare il crollo». Anche in questo caso l’intervento sarà totalmente reversibile. Una volta messa in sicurezza la struttura, si procederà con i lavori di restauro degli esterni, eliminando il cemento dell’intonaco aggiunto durante i restauri precedenti, e ripristinando gli elementi architettonici originari. La terza fase porterà al ripristino degli interni, seguendo il progetto dell’Alessi. I finanziamenti necessari saranno messi a disposizione dalla C.E.I. e dalla banca San Paolo: del 1,2 milione necessario, quindi, non un euro arriverà dalle casse pubbliche, sempre tristemente vuote quando si tratta di cultura, ma sempre disponibili quando si tratta di finanziare grandi opere cementifere. Nei prossimi giorni, quindi, inizieranno i lavori di impalcatura che rivestiranno la cupola della chiesta come oggi è ingabbiata quella di San Lorenzo; se non ci saranno intoppi il tempio sarà restituito alla città in tutta la sua bellezza fra due anni.
La basilica di Santa Maria Assunta di Carignano è un gioiello tutto genovese, con una storia ed un’anima quasi totemica per la città: da un lato, infatti, è stata per secoli una “grande opera” incompiuta, mentre oggi è un gioiello dimenticato dalla amministrazione pubblica, troppo distratta ad inseguire improbabili progetti dalla dubbia utilità pubblica. Ma d’altra parte si sa: “scinché e prie anian a-o fondo, d’abbelinæ ghe ne saià delongo”
Nicola Giordanella