A Genova ci sono 25 mila appartamenti sfitti, alcuni di proprietà di Enti pubblici che potrebbero essere affittati a canone agevolato
I sindacati degli inquilini Sicet – Sunia – Uniat in maniera unitaria rilanciano l’allarme sul grave disagio abitativo che purtroppo coinvolge un numero crescente di famiglie e persone ma le attuali politiche abitative non sono in grado di fornire loro una risposta adeguata.
A Genova manca un numero sufficiente di alloggi sociali Erp (Edilizia residenziale pubblica) e a canone moderato perché a fronte di circa 4.000 richieste annuali presentate agli uffici comunali, vengono assegnati circa 350 alloggi. Ma le 4.000 domande, per i sindacati, rappresentano soltanto la punta dell’iceberg di un bisogno stimato di almeno 11.000 alloggi sociali.
<<Sappiamo che a livello nazionale non esiste una prospettiva di investimenti per la Erp e le iniziative di social housing sembrano rispondere ad una domanda con capacità economiche medio-alte – spiega Antonio Molari, segretario Sunia – Ma dopo un lunghissimo periodo di latitanza dei governi precedenti finalmente si è aperto un confronto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti >>.
Le Organizzazioni Sindacali e le Associazioni della Proprietà sono state convocate dal Governo proprio allo scopo di rinnovare la convenzione nazionale che stabilisce i criteri per la definizione di canoni e regole dei contratti convenzionati previsti dall’attuale legge sulle locazioni.
Il quadro rispetto alle convenzioni precedenti – l’ultima risalente al 2002, adottata senza convocare le parti sociali come previsto dalla legge – è completamente mutato. Il livello degli affitti richiesti è divenuto insostenibile per la domanda – denunciano le segreterie nazionali dei sindacati inquilini – provocando un numero impressionante di sfratti per morosità: 250.000 negli ultimi 5 anni. A Genova nel 2010 le pratiche in tal senso sono state 2.450.
Il fondo di sostegno alla locazione – un ammortizzatore fondamentale per le famiglie più deboli – è passato dagli oltre 361 milioni del 2000 ai 9 del prossimo anno.
<<In Italia registriamo una situazione paradossale – continua Stefano Salvetti, segretario Sicet – abbiamo un surplus di abitazioni ma la politica scellerata è quella di venderne il maggior numero possibile. E così nonostante la presenza invasiva del mattone non riusciamo comunque a dare accoglienza ad un gran numero di famiglie>>.
Per quanto riguarda Genova <<Esiste un progetto encomiabile, ovvero l’Agenzia sociale per la casa – spiega Molari – Un’iniziativa nata per agevolare l’incontro fra la domanda e l’offerta di appartamenti, con un ruolo importante svolto dal Comune di Genova. L’agenzia interviene nei casi di morosità incolpevole coprendo per ben un anno l’affitto. Ma fino ad oggi non è riuscita a dare risposte significative nonostante i buoni propositi>>.
<<Inoltre c’è una grande opportunità da sfruttare, vale a dire 25.000 appartamenti sfitti presenti in città – continua Molari – Possiamo supporre che alcuni siano affittati in nero mentre una parte di essi, per essere affittati, necessitino di sostanziali ristrutturazioni. Proprio per contrastare il presunto “nero” è necessario un controllo incrociato tra le proprietà e le utenze che vengono pagate. >>.
Visto che uno dei problemi principali è proprio la mancanza di volontà dei proprietari ad affittare <<Si deve creare un interesse fiscale che invogli i proprietari ad affittare anche con contratti concordati>>, sottolineano i sindacati.
<<Bisogna rilanciare i canoni concordati, ovvero sconti ed agevolazioni fiscali per i proprietari – precisa Salvetti – ma ci vuole una sinergia con l’Agenzia delle Entrate per verificare se chi ottiene agevolazioni garantisce il rispetto delle condizioni di canone concordato. Il 40% infatti non rispetta i termini previsti>>.
Un altro problema non trascurabile è quello degli appartamenti di proprietà pubblica sfitti da anni.
<<Da qualche giorno abbiamo iniziato un rilevamento sugli appartamenti di proprietà Inps o ex Inpdap – spiega Molari – In tre giorni abbiamo individuato 60 appartamenti vuoti. Vorremmo lanciare un appello ai cittadini affinché denunciassero situazioni simili. In mano pubblica infatti è finito un patrimonio enorme di case appartenenti ad ex Enti pubblici ed è fondamentale una maggiore trasparenza per quanto concerne la loro gestione. Anche perché ci chiediamo per quale motivo questi appartamenti non possano essere affittati a canoni concordati>>.
E a proposito di Enti pubblici, la vicenda della casa-albergo di via Linneo, proprietà di Poste Italiane, è emblematica. <<Nonostante gli sforzi di tutti, sindacati ed assessorato competente, a distanza di mesi non sappiamo ancora come si concluderà la vicenda>>, denunciano le organizzazioni.
Ma occorre intervenire anche per razionalizzare al meglio il patrimonio pubblico gestito da Arte. In particolare l’Azienda Regionale Territoriale per l’Edilizia deve rafforzare i controlli e le verifiche in merito all’assegnazione degli alloggi.
<<A Padova la Guardia di finanza ha smascherato oltre 60 titolari di appartamenti popolari, in realtà evasori totali possessori di mercedes e gestori di bar nel centro città>>, ricorda Molari.
Falsi poveri che non solo evadono il fisco ma – risultando formalmente non abbienti – scavalcano in graduatoria i veri poveri.
<<Arte ha la responsabilità di verificare le modalità di assegnazione, anche perché questo non può essere un compito affidato esclusivamente all’azione della Gdf – spiega Molari – per evitare di incorrere in spiacevoli situazioni come quella sopracitata>>.
<<Sindacati, Comuni ed Arte devono collaborare – aggiunge Antonio Donati, segretario Uniat – in modo da avere più soggetti che controllano. Oggi non siamo in grado di capire se queste assegnazioni pubbliche presentano eventuali irregolarità>>.
<<Arte punta soprattutto sull’edilizia agevolata – continua Donati – Sono bandi particolari destinati a soggetti con redditi da un minimo di 16 mila euro ad un massimo di 32 mila con canoni di mercato che vanno dai 500 ai 700 euro. Ben venga l’edilizia agevolata ma dobbiamo garantire e tutelare tutti. Allo stato attuale ci sono persone che rimangono nel limbo perché la loro situazione reddituale li esclude sia dall’accesso agli alloggi popolari che dalla possibilità di usufruire di canoni agevolati>>.
<<Chiediamo alla Regione Liguria un restyling delle politiche per la casa – concludono all’unisono i sindacati – Inoltre vogliamo che i pochi soldi pubblici disponibili siano destinati a finanziare vera e propria edilizia pubblica con canoni sui 100-200 euro al mese>>.
Matteo Quadrone