Il Centro Meteorologico apre le porte ai curiosi in occasione del Festival della Scienza, ecco come si formano le nuvole, i tornadi e le frane
Abracadabra e, come in una formula magica, compare una nuvola in una bottiglia… Non siamo nella fucina di mago Merlino, ma presso i laboratori del Centro Meteo-idrogeologico Ligure (ARPAL).
Dal 1 gennaio 1998 questo Ente opera al fine di prevedere, con un ragionevole anticipo, il tipo di precipitazioni e l’impatto che queste possono avere sul territorio e sulla portata dei corsi d’acqua. Offre un’indispensabile supporto alla Protezione Civile o a semplici cittadini (sito web), fornendo dati in tempo reale che sono raccolti da circa 200 stazioni meteo-idrologiche, dal radar di Monte Settepani (Savona) , dal satellite MsG, dalla rete CESI.
Ci troviamo dunque nel posto giusto per scoprire come si forma una nuvola.
Elemento indispensabile è il pulviscolo atmosferico, altrimenti detto nucleo di condensazione, capace di captare il vapore acqueo presente nell‘aria ascensionale. Le correnti con gradiente verticale positivo si muovono verso l’alto perché termicamente più calde e leggere rispetto all’ambiente che le circonda. Nella loro ascesa incontrano gradienti di pressione sempre minori che ne favoriscono l’espansione.
La conseguenza è un raffreddamento progressivo, pari a 1 grado ogni 100m di salita, e la saturazione del vapore acqueo che, dal suo stato aeriforme, passa allo stato liquido sotto forma di minute gocce di acqua. Fatte queste premesse, si può procedere con gli eseprimenti…
Gli esperimenti: la “creazione” di una nuovola, il tornado, le frane
La prima dimostrazione è molto semplice, basta prendere una bottiglia, versarvi dell’acqua, chiudere, agitare con forza per rendere l’aria umida e non dimenticare, naturalmente, le componenti principali cioè i nuclei di condensazione che possiamo ottenere dai fumi di un fiammifero appena spento.
Analizzando, poi, le differenti turbolenze che, complice il vento, interessano i fenomeni atmosferici, si può assistere ad un’altra magia: schiacciando un semplice bottone, di un apparecchio dedicato, si mette in moto un vortice d’aria che sale fino a strutturarsi secondo la classica forma proboscidale dei tornado.
Poiché siamo in un centro meteorologico è consequenziale porre l’attenzione su uno dei principali argomenti che, spesso, occupa la cronaca dei quotidiani e cioè l’impatto drammatico che forti precipitazioni esercitano su terreni dissestati. Come esempio esplicativo si può ricorrere ad un plastico raffigurante un paesaggio collinoso che degrada verso un centro abitato, sul quale si stendono teli di daino al fine di simulare una superficie in grado di assimilare grandi quantità di pioggia.
Si versa l’acqua e si valuta la portata di permeazione del suolo spremendo le pelli e misurando l’acqua raccolta. Si ripete l’esperimento in assenza di tessuti assorbenti, per riprodurre una situazione simile a quella riscontrabile in terreni poco permeabili quali quelli danneggiati da un incendio. Il risultato evidenzia come l’acqua scivoli a valle con velocità maggiore, spostando detriti o provocando frane ma, soprattutto, ostruendo quelle che sono le naturali vie di deflusso.
Ne consegue che, accanto ad una manutenzione preventiva del territorio, vada posta particolare attenzione ai fiumi e a tutti quei bacini di raccolta che aiutano il terreno a liberarsi dell’acqua in eccedenza.
Adriana Morando
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