Differentemente da quanto dichiarato nei giorni scorsi da stampa e vicesindaco, il palazzo di Via dei Giustiniani 19 - famoso per l'occupazione dei giovani anarchici - non passerà al Comune. Attesa invece per la Gavoglio, il primo desiderio della lista di beni che Tursi ha ufficialmente presentato al Demanio
Una piccola “gaffe” ha visto nelle ultime settimane protagonista l’ormai famoso civico 19 di via dei Giustiniani. L’edificio del centro storico (già proprietà del disciolto Partito Nazionale Fascista, poi diventato sede di alcune attività sociali, successivamente sgomberato per criticità strutturali, infine occupato da un gruppo di giovani anarchici e nuovamente sgomberato) non passerà dal Demanio al Comune e non sarà interessato nell’immediato da nessun progetto di riqualificazione orchestrato da Tursi. L’immobile è stato infatti oggetto di una cartolarizzazione tra il Demanio e la Cassa
depositi e prestiti che ha così spento sul nascere l’iniziativa dell’amministrazione genovese intenzionata a dare vita a un’esperienza di social housing (qui l’esempio di vico del Dragone, ndr), con possibilità di riscatto e acquisto definitivo degli alloggi affittati.
È lo stesso vicesindaco Stefano Bernini a smentire la notizia che era stata pubblicata nei primi giorni dell’anno sulla stampa cittadina: «Purtroppo io stesso avevo dato l’informazione che avevamo richiesto il passaggio gratuito di proprietà per via dei Giustiniani ma, in seguito, ho scoperto che il bene non è più a disposizione del Demanio ma è stato venduto a Cassa depositi e prestiti. Di conseguenza, non è più richiedibile».
Va precisato, tuttavia, che seppure richiesto gratuitamente, il palazzo di via Giustiniani (da non confondere con Palazzo Giustiniani, a pochi metri di distanza, ndr) non sarebbe arrivato al Comune tramite la procedura di vendita di beni demaniali alle amministrazioni locali (leggi l’approfondimento di Era Superba) che abbiamo già descritto nel dettaglio nei mesi scorsi (qui l’ulteriore approfondimento di dicembre). L’edificio, infatti, come ad esempio accade anche per i Forti, appartiene al Demanio storico – artistico, vincolato dalla Sovrintendenza, e viene considerato alla stessa stregua di un vero e proprio monumento nazionale: prima di richiederne il trasferimento di proprietà, Tursi avrebbe dovuto presentare un programma di valorizzazione da sottoporre alla valutazione del Demanio e del Direttore regionale della Sovrintendenza. Solo dopo questo doppio nulla osta si sarebbe potuta effettuare la transazione non onerosa; inoltre, l’immobile ottenuto non sarebbe stato rivendibile a terzi ma si sarebbe solo potuto dare in concessione. E dire che il Comune aveva anche dato mandato a Arred (l’Agenzia regionale per il recupero edilizio) di elaborare il progetto per la richiesta dell’immobile: lavoro, purtroppo, inutile.
Come detto, sempre gratuita ma differente la seconda strada con cui il Comune di Genova sta cercando di ottenere la proprietà di circa 120 beni attualmente demaniali, questa volta sì alienabili. La procedura, messa in risalto all’interno del “Decreto del Fare”, comprende tutti i beni appartenenti al Demanio statale e militare, a esclusione di quello marittimo (di competenza di Regione e Autorità portuale), idrico (Provincia) e aeroportuale. Entro la fine del mese dovrebbero arrivare le risposte da parte del Demanio su ogni singola manifestazione di interesse inviata da Tursi tra i primi di ottobre e la fine di novembre. Dopodiché gli uffici comunali avranno tempo 4 mesi per studiare nel dettaglio i beni, anche grazie all’apertura degli archivi del demanio, fare i sopralluoghi necessari e decidere se inoltrare formalmente la richiesta definitiva di passaggio di proprietà.
Rientra in questa seconda categoria anche la Caserma Gavoglio, o quanto meno parte di essa, che è stata in assoluto il primo bene richiesto con urgenza dal Comune di Genova. Sembra che la risposta, positiva, sia già pronta per essere inviata da Roma. Ma l’architetto Anna Iole Corsi, dirigente del settore Progetti speciali della Direzione Patrimonio e Demanio, non vuole sbilanciarsi: «Non possiamo prevedere che cosa ci diranno ma sappiamo che ci sono stati diversi contatti positivi con il ministero della Difesa e l’Agenzia del Demanio. L’acquisizione a titolo gratuito è certamente l’opzione più gettonata ma bisognerà vedere che tipo di procedura verrà autorizzata». È possibile, infatti, che trattandosi di edificio vincolato dalla Sovrintendenza, almeno una parte della Gavoglio debba sottostare ai meccanismi del “federalismo culturale” spiegati in precedenza. «Se così sarà – ricorda Corsi – bisognerà fare un programma di valorizzazione a cui il trasferimento di proprietà sarà subordinato; se, invece, la procedura dovesse essere differente, il passaggio potrebbe essere ancora più veloce».
È possibile, infine, che nel futuro si aprano importanti spiragli anche per l’acquisizione di edifici e terreni che rientrano nel Demanio marittimo e idrico. «Già da tempo – spiega l’architetto Corsi – si parla di possibili nuovi decreti legge per questi beni che dovrebbero essere richiesti rispettivamente da Regione e Provincia e poi, eventualmente, passati al Comune. Naturalmente anche ora si potrebbe pensare di avanzare una proposta di acquisto ma la procedura sarebbe molto più lunga e la transazione non sarebbe di certo gratuita». Certo, siamo ancora nella sfera del possibile ma in una città che vede nell’acqua il suo elemento naturale potrebbero aprirsi scenari strategici per lo sviluppo urbanistico del futuro e la sicurezza idrogeologica.
Simone D’Ambrosio