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La discussione politica genovese deve fare un salto di qualità. Si va verso la revisione del regolamento per porre freno all’ostruzionismo strumentale. Pronto un pacchetto di modifiche che andrà a limitare la discrezionalità del presidente su articoli 54 e mozioni
Ai meno addetti ai lavori l’ennesimo articolo sul funzionamento del Consiglio comunale potrebbe sembrare un’inutile divagazione su tecnicismi poco interessanti e incomprensibili ai più. Eppure siamo piuttosto convinti che non sia, o quanto meno non dovrebbe, essere così. Dalle discussioni che stanno animando la Commissione regolamento e che nelle prossime settimane si concretizzeranno in una proposta di riforma da sottoporre al giudizio del plenum della Sala Rossa, dipende infatti parte del futuro della dialettica politico-amministrativa della nostra città. E, di conseguenza, del funzionamento della democrazia intesa nel suo senso più nobile. La conferma di quanto si tratti di una questione di tutto rilievo, e anche piuttosto delicata, è arrivata dalla convocazione di una riunione di maggioranza martedì scorso, al termine della seduta ordinaria del Consiglio, in cui si è tentato invano di fare quadrato sul tema. D’altronde, non sono più procrastinabili gli interventi che dovrebbero porre un serio freno alle pratiche di filibustering ormai consuetudine a Palazzo Tursi.
Anche perché il Consiglio sta per affrontare dibattiti che si preannunciano decisamente infuocati, come quelli sul futuro delle società partecipate o sulla Gronda. È necessario che la discussione politica genovese faccia un salto di qualità notevole e la smetta di trincerarsi dietro formalismi o ostruzionismi esclusivamente strumentali al raggiungimento di obiettivi partitici sottraendosi al dialogo democratico perché, come sostiene il capogruppo della Lista Doria, Enrico Pignone, «la dignità del Consiglio comunale è proprio data dalla qualità del dibattito in aula da cui deve scaturire un indirizzo politico per le attività della Giunta».
Tuttavia, la strada con cui raggiungere questo obiettivo è anch’essa fonte di scontro anche all’interno della stessa maggioranza. Secondo quanto circola tra i corridoi di Palazzo Tursi, infatti, sulla riforma del regolamento del Consiglio comunale si starebbero delineando due schieramenti: da un lato il complesso di proposte nate in seno alla Commissione competente che mirano a togliere ogni potere discrezionale al presidente del Consiglio rendendolo un vero e proprio arbitro super partes; dall’altro, i dubbi del Partito democratico, a cui il presidente del Consiglio comunale genovese appartiene da sempre, restio a perdere questo sottile ma spesso fondamentale privilegio, ma comunque consapevole della necessità di una riforma del modus operandi della Sala Rossa.
Degli strumenti consiliari dentro l’occhio del ciclone abbiamo già parlato nelle precedenti puntate di “Liberi Tursi” (Art. 54 e Odg “fuori sacco, l’approfondimento). Innanzitutto, gli articoli 54, ovvero le interrogazioni a risposta immediata che precedono di un’ora ogni seduta ordinaria del Consiglio. Da tempo, il presidente Guerello si era lamentato dell’impossibilità di scegliere ogni settimana le questioni da portare in aula tra le centinaia presentate dai consiglieri. Dopo attente riflessioni, la Commissione ha deciso di accettare la proposta di modifica di Alfonso Gioia, capogruppo Udc e già presidente del Consiglio provinciale: «Bisogna eliminare la discrezionalità del presidente nella scelta degli articoli 54 da portare in aula. Per questo motivo proponiamo di limitare la possibilità ai consiglieri di proporre una sola interrogazione a risposta immediata per seduta. Tutti gli articoli 54 pervenuti al presidente verranno poi messi all’ordine del giorno: se, al termine dell’ora a disposizione, non si sarà riusciti a esaurire tutte le questioni, i consiglieri avranno la possibilità di riproporre quelle inevase per la seduta successiva, naturalmente con diritto precedenza».
A ciò potrebbe aggiungersi anche la possibilità di trasformare l’art. 54 in una risposta scritta da parte dell’assessore competente entro 48 ore dalla presentazione dell’interrogazione, come richiesto dal Movimento 5 Stelle. «Molti consiglieri – spiega De Pietro – usano questo strumento solo per darsi una certa visibilità, ma noi invece siamo interessati alle risposte, non tanto al modo con cui queste vengono date. Tutte le settimane cerchiamo di presentare solo un articolo 54, ovvero quello che riteniamo più urgente tra le tante segnalazioni che ci arrivano dai cittadini. Con la modifica del regolamento tutti i consiglieri a questo punto tornerebbero ad essere sullo stesso piano».
Altro ritocco riguarderà la presentazione delle mozioni. Sempre nell’ottica di togliere discrezionalità all’operato del presidente del Consiglio comunale, che potrebbe agevolare il compito della Giunta escludendo questioni troppo delicate, la quantità delle mozioni che saranno messe in calendario durante ciascuna seduta sarà decisa dalla Conferenza capigruppo, che dovrà farsi garante di una certa rotazione e di un buon equilibrio tra le istanze di tutti i gruppi consiliari. Toccherà poi al singolo gruppo decidere, tra le varie mozioni possibili, presentare quella che necessiterà della maggior urgenza.
A cambiare potrebbe essere anche l’articolo 17 nei commi riferiti alla questione pregiudiziale e alla domanda di sospensiva. «Oggi – spiega ancora Gioia – se un particolare documento dà fastidio a una parte politica, basta avere la maggioranza per poterne facilmente rimandare la discussione a data successiva. La proposta, invece, è quella di poter tutt’al più chiedere un’inversione dei lavori all’interno dello stesso ordine del giorno ma non il rinvio a un’altra seduta solo per motivazioni politiche».
Più delicata, invece, la questione che riguarda gli ordini del giorno fuori sacco, ancora all’esame della commissione. «A differenza di quello che vorrebbe una parte della maggioranza – prosegue Gioia – gli ordini del giorno fuori sacco sono uno strumento utile in determinate situazioni particolarmente urgenti. Certo è che non si può cadere nella deriva di queste settimane in cui proprio i fuori sacco hanno bloccato i lavori del Consiglio. La mia proposta è quella di lasciare sul tema l’impianto attuale del regolamento, limitando la presentazione dei fuori sacco a uno per consigliere e due per gruppo, per ogni seduta».
Ed eccoci, dunque, alle proposte del Pd. Il consigliere Gianpaolo Malatesta ha presentato un documento che mira a ritoccare il regolamento sulla presentazione degli emendamenti e a contingentare fortemente i tempi di discussione. Per quanto riguarda gli emendamenti la proposta, che difficilmente verrà accolta dalla maggioranza della Sala Rossa, va nella direzione di un loro concentramento in Commissione: a differenza di quanto accade ora, in cui un emendamento può sostanzialmente essere presentato in qualsiasi momento prima della votazione, Malatesta vorrebbe limitare la possibilità di presentazione in aula a prima dell’appello della seduta in cui il documento viene posto in discussione. E, a proposito di discussione, secondo la proposta Pd, dagli attuali 10 minuti i tempi per l’illustrazione di emendamenti e ordini del giorno dovrebbero scendere a 5, mentre le dichiarazioni di voto addirittura a 3 minuti. «Non pretendo – dice Malatesta – che si arrivi ai 60” del Parlamento europeo perché capisco che la loquacità e i modi di espressione italiani abbiano necessità di altri tempi, ma dobbiamo arrivare al massimo dell’efficienza e della dinamicità possibile per i lavori del Consiglio comunale, limitando al minimo le possibilità di ostruzionismo. Non dovremmo essere qui per fare da palco a chi protesta ma piuttosto per risolvere i problemi».
Possibile che il dialogo interno alla maggioranza e le ultime sedute di Commissione possano sbloccare la situazione, ma la sensazione è che il testo del nuovo regolamento arriverà in aula così come già votato a maggioranza dalla Commissione stessa, mentre le proposte del Pd, come d’altronde quelle di altri consiglieri che non sono state recepite nel documento unico, diventeranno oggetto di altrettanti emendamenti che accenderanno ancora una volta la discussione in Sala Rossa.
C’è, infine, un’ultima proposta degna di nota, lanciata dal Movimento 5 Stelle, ovvero quella che il Comune pubblichi tutti gli atti che verranno portati all’esame del Consiglio prima della loro discussione. Una proposta che ha sollevato l’obiezione della Segreteria generale, come spiega il consigliere De Pietro: «L’ostacolo sarebbe una fantomatica interferenza con il lavoro del Comune e con le normative sulla privacy. Ma noi vogliamo la trasparenza assoluta e mi sono opposto con vigore a questo diniego. Il compito della Segreteria deve essere quello di evidenziare eventuali problematiche di inammissibilità dei documenti ma non certo di intervenire nel merito di decisioni politiche e regolamentari. Se questa modifica non deve passare, sarà il Consiglio a dirlo, ma dovrà farlo di fronte alle telecamere e ai cittadini genovesi».
Simone D’Ambrosio
[foto di Daniele Orlandi]