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Voci di corridoio parlano di un accordo fra Pd e centrodestra per bloccare le modifiche al Regolamento del Consiglio che vorrebbero porre freno all’ostruzionismo strumentale e migliorare efficienza e qualità del dibattito in sede di interrogazioni a risposta immediata
Venticinque sedute di commissione e 70.000 euro impiegati per valutare nel dettaglio tutte le modifiche da apporre al Regolamento del Consiglio comunale di Genova. Un lavoro certosino che va avanti da mesi e che Era Superba vi ha raccontato dettagliatamente nei mesi scorsi (qui l’approfondimento). Ieri, finalmente, questo lavoro è arrivato in aula dove avrebbe dovuto essere definitivamente ratificato da tutti i consiglieri con una conferma degli orientamenti già espressi in Commissione. E, invece, sono stati presentati oltre 70 emendamenti, come se la materia non fosse mai stata discussa. Così, la giornata si è conclusa con molte polemiche e nessun nuovo regolamento.
Un epilogo già previsto dalla Lista Doria che nel corso del pomeriggio commentava ironicamente su Facebook:
Evidentemente i commissari non hanno lavorato né bene né abbastanza! Ci domandiamo cosa ne possono pensare i cittadini; noi pensiamo che l’obiettivo doveva essere quello di migliorare il funzionamento del consiglio comunale, viceversa siamo di fronte ad un braccio di ferro che non porterà ad alcun cambiamento.
Una posizione che non trova d’accordo i compagni di maggioranza del Partito democratico: «Il lavoro della commissione è certamente meritevole – ha detto in Sala Rossa il capogruppo, Simone Farello – ma faccio presente che su alcune modifiche ci eravamo espressi contrariamente anche in quella sede. Non c’è nulla di strano nel fatto che i documenti passati in commissione possano essere rimessi in discussione in aula, dove magari hanno la possibilità di intervenire consiglieri che non fanno parte di quella determinata commissione».
Critico il capogruppo del Pdl, Lilli Lauro: «Per noi il regolamento andava bene così. Abbiamo sempre detto che si trattava di commissioni inutili perché, anche se in maniera difficile, siamo sempre riusciti a parlare sull’argomento che dovevamo discutere anche grazie al presidente che si è fatto unico garante».
Voci di corridoio, però, dicono che dietro a questo nuovo sparigliamento di carte ci sarebbe un accordo politico tra Pd e Centrodestra per non far passare la modifica del regolamento sugli articoli 54, voluta da Alfonso Gioia e approvata dalla Commissione, che toglierebbe qualsiasi discrezionalità di scelta al presidente del Consiglio comunale (qui l’approfondimento con il presidente Guerello) sugli argomenti da inserire tra le interrogazioni a risposta immediata.
Ecco allora il via libera alle modifiche anche nel plenum dell’assemblea, con il M5S in prima fila, persino attraverso un apposito appello ai propri attivisti per proporre emendamenti attraverso le pagine del proprio sito.
La bagarre politica si è, dunque, concentrata sul valore dei lavori della commissione. « La commissione ha votato su tutti gli articoli cercando la condivisione più piena, dando luogo a maggioranze eterogenee che hanno modificato gli articoli. Adesso ci troviamo a ribaltare ciò che la commissione ha deciso a maggioranza. È corretto?» ha chiesto Gian Piero Pastorino, capogruppo di Sel. «Dopo che la commissione si è riunita per 25 volte e per un costo di decine di migliaia di euro per i contribuenti – ha detto Enrico Musso – arrivare in aula con emendamenti mai preannunciati è un grave colpo di mano. Ancor più grave se la maggioranza lo fa per modificare la tutela delle opposizioni prevista dal regolamento».
Ma il più agguerrito è stato naturalmente il consigliere Gioia che, in qualità di ex presidente del Consiglio provinciale, in tema di Regolamento si sente colto nel vivo: «Le questioni più delicate riguardano proprio la riforma degli articoli 54 e degli ordini del giorno fuori sacco – ha ricordato il capogruppo dell’Udc – aspetti che avevano presentato in aula situazioni che non rispettavano i principi di democrazia e di autonomia di ogni singolo consigliere. Più volte il presidente è stato redarguito da vari gruppi consigliari per non averli tenuti in considerazione nella calendarizzazione degli articoli 54. Più volte sono stati portati ordini del giorno fuori sacco in maniera strumentale per bloccare i lavori del consiglio. Se ci siamo riuniti per limare questi due articoli e dopo lunghe discussioni siamo arrivati a una quadra, ma poi arriviamo in aula e cambiamo di nuovo tutto, allora le commissioni sono inutili». Secondo Gioia, la discussione in Sala Rossa avrebbe semplicemente dovuto prendere atto del lavoro svolto in commissione, accompagnarlo con una considerazione politica e portare all’approvazione unanime del nuovo regolamento. «Un nuovo regolamento è assolutamente necessario – ha proseguito il capogruppo Udc, rispondendo alla collega Lauro – secondo quanto previsto oggi si potrebbe anche configurare la situazione in cui a un consigliere non venga garantita la possibilità di intervenire di propria iniziativa durante tutti i 5 anni di mandato. Questo va fuori da qualsiasi convenzione democratica perché il Regolamento, che non parla di maggioranza o minoranza, deve avere l’unico scopo di garantire l’espletamento del mandato di ciascun consigliere».
Su questo tema è sembrato concordare anche Guido Grillo, il decano del Consiglio comunale in quota Pdl, da sempre molto attento al lavoro delle commissioni: «Se non vogliamo vanificare il lavoro della Commissione, sarebbe corretto limitare la presentazione degli emendamenti su questo tema. Noi, ad esempio, ne abbiamo solo tre relativi a una delle questioni più delicate, quella degli articoli 54».
A dire il vero, i grillini sarebbero stati disposti a fare un bel passo indietro, rinunciando alla presentazione di tutti gli emendamenti qualora fossero stati seguiti in quest’azione anche dalle altre forze politiche. «Non li avremmo mai presentati se tutto si fosse svolto come inizialmente previsto – ha spiegato il capogruppo del M5S, Paolo Putti – ma come a Roma c’è chi si mette d’accordo per regalare miliardi alle banche, qui a Genova abbiamo chi si mette d’accordo per un articolo 54».
L’accordo tentato più volte nella giornata di ieri, a lavori già in corso, non è mai giunto a buon fine. Non restava, dunque, che iniziare la discussione con l’analisi di tutti gli emendamenti, in ordine di articolo di regolamento interessato. Peccato che buona parte di questi emendamenti al nuovo testo siano stati presentati all’ultimo minuto senza dare la possibilità alla Segreteria generale di valutarne l’ammissibilità. Così, i lavori del Consiglio sono stati interrotti più volte finché, intono alle 19.30, il presidente Guerello in accordo con i Capigruppo, ha bloccato il confronto all’articolo 6 del regolamento (in totale gli articoli sono 69), passando agli altri punti all’ordine del giorno, con la speranza che nella settimana che ci separa dalla prossima seduta gli animi si plachino e qualche emendamento cada naturalmente.
Per onor di cronaca va segnalato che la giornata non era iniziata bene fin dalle prime battute. Che ci fosse aria di contrasto lo si presumeva dalle parole del presidente Guerello che, a inizio discussione, aveva anticipato la propria astensione sulle singole votazioni ma l’appoggio al testo definitivo, qualunque esso fosse. Ma la pratica ha rischiato di essere rimandata ancor prima di passare al vaglio delle valutazioni dell’aula per un vizio di forma sottolineato dai consiglieri Anzalone e Gioia: il Regolamento, infatti, richiama alcuni articoli dello Statuto del Comune di Genova che non corrispondono alle questioni normative di cui si parla.
Errore materiale dovuto a una versione errata dello Statuto presa a riferimento? Fatto sta che, con la mediazione della Segreteria generale, il presidente Guerello ci ha messo una pezza, inserendo nella delibera di Consiglio che prevedeva la modifica del Regolamento una sorta di clausola di garanzia e salvaguardia per tutti i richiami eventualmente da correggere ad opera degli uffici. Un provvedimento che non ha suscitato grande scompiglio tra i consiglieri ma che ci lascia piuttosto perplessi se consideriamo da quanto tempo si parla di questa delibera senza che nessuno si sia accorto degli errori macroscopici.
Simone D’Ambrosio