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Cena collettiva con 500 commensali prima della gara, il Palio del Gallinaccio di Crevari è una tradizione che viene da lontano
Il “Palio del Gallinaccio” è un’esilarante corsa di pennuti che ha dato il “La”, nelle sue 14 edizioni, a percorsi imprevisti e positivi di vita in comune. I dodici rioni, gruppetti di case di Crevari (tra essi gli “stranieri” di Vesima) rispolverano stemmi, colori ed abiti che li rappresentano, cuciti dagli stessi abitanti; faranno bella mostra durante l’evento, indossati da circa 400 figuranti.
Una cinquantina di persone, scelte nell’ambito degli stessi rioni, cucinano nelle loro case la cena collettiva prevista prima della gara, che si tiene nel Campo sportivo; si occupano dei tavoli (che ospiteranno circa 500 commensali), dell’allestimento del percorso di gara, della logistica.
La gara è un pretesto azzeccato e divertente per stare insieme; con le raccomandazioni al microfono contro il doping, i conciliaboli tra i giudici di gara per acconsentire la partecipazione di un bipede “anomalo”, gli stessi pennuti che saltano di corsia o ignorano il traguardo. A vincere quest’anno è la borgata del Rian, che detiene anche il record di successi, 4, davanti al Vessuo con 3. L’evento, completamente autogestito, senza contributi pubblici o o sponsor, è gemellato con il Palio delle Oche (Lago di Sori) e realizzato esclusivamente con il volontariato.
Per i “foresti” è a disposizione la gradinata e viene offerta loro una fetta d’anguria. Ciò che colpisce è l’atmosfera rilassata e soprattutto l’impegno di tutto un paese, che discute, prepara abiti, li indossa, cucina, condivide quel cibo con allegria. Uno spirito antico che mescola tradizione contadina e storica, senza impedire lo scorrere della modernità e del presente: l’arbitro di gara è il nuovo parroco… argentino, la “contestazione” rispetto ad una galletto… cinese, il ronzio delle Vuvuzelas con le quali gioca qualche bambino. Resta l’esempio di un “gioco di memoria” per stare insieme, per fare comunità, per guardare al futuro con un po’ meno apprensione, sentendosi parte di una collettività. Che collabora, sta insieme fuori dalle case, spegnendo il televisore, con il pretesto di… una corsa di galline. Scusate se è poco.
Stefano Bruzzone