Il carcere genovese, come molti altri in Italia, è afflitto da un endemico sovraffollamento; per risolvere l'emergenza non basta il provvedimento del Ministro Cancellieri
Mercoledì il decreto “Svuota-Carceri” approderà in Consiglio dei ministri. La bozza del provvedimento resa nota in questi giorni prevede alcune novità, ancora da confermare, tra le quali: possibilità di scontare ai domiciliari gli ultimi 4 anni di fine pena (non in maniera automatica ma secondo la decisione del giudice di sorveglianza); maggiore affidamento di detenuti tossicodipendenti presso le comunità terapeutiche; sospensione della pena per donne incinte, madri con figli sotto i 10 anni, ultrasettantenni.
Inoltre, oggi la Camera inizia a votare il ddl sulle pene detentive non carcerarie che mira ad incentivare l’istituto della “messa alla prova”, sotto il controllo di assistenti sociali, per i soggetti che abbiano commesso reati leggeri con pena fino ai 4 anni.
Queste misure, comunque, non avranno un effetto dirompente. Secondo le stime del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri , potrebbero interessare tra i 3 e i 4 mila detenuti. Poca cosa rispetto ad una popolazione complessiva di oltre 67 mila reclusi.
Il carcere genovese di Marassi, il più grande della Liguria, afflitto da un endemico sovraffollamento – attorno agli 800 detenuti (nella maggior parte stranieri; il 44% in attesa di giudizio) a fronte di una capienza di 450 posti – ed una carenza di personale pari al 20% dell’effettivo in organico, è un perfetto esempio dell’emergenza carceri italiane.
«La principale criticità è rappresentata dalla coesistenza di diverse tipologie di detenuti e di diversi circuiti detentivi: in attesa di giudizio, a custodia attenuata, protetti, ad alta sicurezza, condannati a lunghe pene detentive – sottolinea l’Osservatorio Antigone – In particolare per questi ultimi, la struttura di Marassi è inadatta a causa della mancanza di spazi fisici per intraprendere attività lavorative e trattamentali. Si è comunque verificata una diminuzione delle morti in carcere, con un decesso per morte naturale dall’inizio dell’anno, contro i 4 nel marzo 2012».
«È una goccia nel mare, però, meglio una goccia che niente – così il direttore del carcere di Marassi, Salvatore Mazzeo, commenta il decreto – Non può essere considerata una soluzione ma, forse, l’inizio di un percorso, per cui ben venga questo provvedimento».
Tuttavia, le ricadute sul carcere genovese saranno davvero minime. Secondo Mazzeo potrebbero uscire in tempi brevi non più di una trentina di detenuti. In pratica una boccata d’ossigeno per una manciata di mesi, poi tutto tornerà come prima.
Per risolvere l’emergenza occorre intervenire in maniera strutturale innanzitutto deflazionando l’ingresso negli istituti di reclusione. «Alcuni autori di reati minori non dovrebbero neppure transitare per il carcere – conclude Mazzeo – Bisogna incentivare le misure alternative alla detenzione. E poi, quando una persona viene rimessa in libertà, non deve essere abbandonata a se stessa. Sono necessari dei percorsi di accompagnamento, sennò, in caso contrario, l’ex detenuto tornerà a delinquere in tempi brevi».
Matteo Quadrone