L'ombra della corruzione sull'area dell'ex Oleificio Gaslini in Valpolcevera
A novembre del 2005 vengono demolite le torri dell’ex oleificio Gaslini in Valpolcevera. La società Sviluppo Fe.Al, con sede in via Evandro Ferri 11 a Rivarolo, acquista dalla Gaslini l’area dell’oleificio e la società Eco.Ge, con sede in via Evandro Ferri 11 a Rivarolo, procede con la bonifica degli oltre tremila metri quadrati di terreno.
Un primo progetto prevede la sistemazione nell’area della stessa Eco.Ge., ma lo scenario cambia e poco dopo si legge su un giornale locale di un nuovo progetto per la Valpolcevera… “Ci saranno insediamenti commerciali e uffici, sempre di piccole o medie dimensioni, oltre a un Centro Bowling Federato, un centro fitness cura del corpo, una scuola di danza e un baby parking”.
Sviluppo Fe.Al vorrebbe dunque vendere a terzi il terreno per la costruzione della Fiumara bis e si viene a sapere, inoltre, che questa proposta progettuale era già al vaglio dell’amministrazione cittadina dall’inizio del 2004. C’è però un piccolo problema: il progetto non è in linea con le funzioni ammesse dal PUC per l’area dell’ex oleificio Gaslini. Questo impedisce, ovviamente, l’avanzamento del progetto e di conseguenza la vendita del terreno.
Quattro anni dopo esplode lo scandalo tangenti a Tursi, che tocca da vicino anche le vicende legate all’ex oleificio e alla concessione della variante al PUC. Nel polverone dell’inchiesta l’amministratore unico di Eco.Ge Gino Mamone e Paolo Striano ex assessore della giunta Vincenzi vengono rinviati a giudizio per corruzione.
Queste le dichiarazioni, tratte dal sito casadellalegalita.org, dell’imprenditore milanese Michelino Capparelli interessato all’acquisto dell’area: “Per acquistare il lotto non avevo intenzione di spendere più di 10 milioni, ai quali bisognava poi aggiungere il “surplus” da sborsare ai politici. La costruzione del centro commerciale mi sarebbe costata altri 40 milioni e avrei a mia volta rivenduto tutto, superficie e nuove costruzioni, per 65, per guadagnarne 15. Era un’operazione importante, perciò avevo bisogno di garanzie sulla fattibilità. A un certo punto Mario Margini (ai tempi assessore allo Sviluppo economico n.d.r.) mi spiegò che non sarebbe stata possibile una destinazione d’uso totalmente commerciale. E mi tirai fuori”.
Da diversi anni, però, i riflettori dei media si sono spenti (non quelli di www.casadellalegalita.org) e oggi, a sei anni di distanza dalla demolizione delle torri, degli oltre tremila metri quadrati dell’ex oleificio non si sa più nulla. L’ultima notizia risale al novembre 2010, un intervento in Consiglio del sindaco Marta Vincenzi in cui si fa riferimento all”area del’ ex oleificio come possibile scelta per gli investimenti di un imprenditore genovese “…aree di cui noi (Comune n.d.r) abbiamo piena disponibilità dal punto di vista delle funzioni che possono essere considerate ammissibili e quindi piena disponibilità pianificatoria. Non stiamo parlando di aree di proprietà del Comune o comunque pubbliche, ma di aree sulle quali abbiamo o avevamo già verificato una disponibilità e facilità di vendita o cessione da parte degli attuali proprietari […] L’area dell’oleificio Gaslini è sembrata essere fino all’ultimo un’area di possibile scelta, con alcuni elementi di aggiustamento logistico che si rendevano possibili ed altri di maggiore difficoltà di concretizzazione su cui eravamo però disponibili ad operare nell’immediato…”
Abbiamo provato a chiedere informazioni a Tursi sul futuro dell’ex oleificio, ma ci è stato risposto che non ci sono aggiornamenti, che l’area non è di proprietà del Comune e che per questo motivo ogni domanda in merito risulterebbe “fuori luogo, un po’ come se a lei giornalista chiedessi consigli sulle pillole per la tosse”.
Commento su “Genova, l’ex Oleificio Gaslini teatro di corruzione e illegalità”