Le associazioni ambientaliste sono favorevoli alle energie pulite ma manifestano dubbi e perplessità in merito alla diffusione dei grandi impianti eolici su un territorio difficile come quello ligure
L’ultima installazione risale ad appena un mese fa, nel Comune di Mele, dove è stata ufficialmente inaugurata la pala eolica più grande del Nord Italia, quasi cento metri di torre, centocinquanta l’altezza totale, una turbina E101 da 3 MW, prodotta dalla Enercon. L’impianto produrrà energia pulita pari a due volte il fabbisogno delle utenze private del piccolo paese sulle alture di Voltri. L’energia prodotta sarà venduta a Enel dall’azienda privata che ha finanziato il progetto, mentre al Comune di Mele andrà il 3% degli utili annuali.
L’intenzione manifestata dalla Regione Liguria è quella di sviluppare maggiormente l’eolico nel nostro territorio. Per sviluppare l’energia rinnovabile prodotta dal vento e nel contempo salvaguardare il patrimonio paesistico e naturalistico della Liguria, la Giunta Regionale si è dotata, a partire dal 2002, di indirizzi volti a garantire il corretto inserimento nel territorio delle “fattorie” eoliche. Anche allo scopo di fornire chiarezza agli operatori privati del settore, la Regione ha fissato i criteri per l’individuazione di aree non idonee alla collocazione degli impianti eolici a causa delle emergenze di tipo paesistico e naturalistico in esse presenti, i requisiti progettuali minimi a garanzia della prestazione dell’intervento ed i contenuti documentali da predisporre per le necessarie procedure di valutazione di impatto ambientale (VIA).
Con la delibera del Consiglio Regionale n. 3 del 3 febbraio 2009 la Regione ha aggiornato gli obiettivi del Piano energetico ambientale regionale ligure (PEARL) per l’eolico: dagli 8 Megawatt (MW) di potenza installata individuati originalmente come obiettivo di sviluppo si è passati a 120 MW, con un incremento pari a 15 volte.
Recentemente, il 21 settembre scorso, la Giunta guidata da Claudio Burlando, ha approvato una delibera su proposta della ex vice presidente Marylin Fusco e degli assessori all’Ambiente e allo Sviluppo Economico Renata Briano e Renzo Guccinelli. L’obiettivo principale è far crescere l’energia pulita in Liguria.
La delibera recepisce le “Linee Guida Nazionali” relative alle fonti di energia rinnovabile di cui al DM 10 settembre 2010, adeguandole alla realtà territoriale ligure. Scopo della delibera è definire i «criteri di ammissibilità territoriale, paesistica e ambientale, e i contenuti progettuali degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili soggetti a procedura di VIA regionale o screening ai sensi della L.R. 38/98, ovvero nell’ambito delle relative procedure autorizzative».
Rispetto alla precedente normativa regionale «sono state apportante significative modifiche che consentiranno una maggiore diffusione degli impianti di energia alternativa, anche attraverso la semplificazione normativa», spiega un comunicato stampa della Regione.
«La preventiva definizione dei criteri di ammissibilità è finalizzata ad accelerare l’iter di svolgimento dei procedimenti autorizzativi e delle verifiche di compatibilità ambientale, quando previste, a ridurre i tempi di istruttoria e a indirizzare le scelte progettuali verso localizzazioni e tipologie costruttive che facilitino l’approvazione dei progetti, oltre a individuare le misure di mitigazione degli impatti», recita la delibera del 21 settembre 2012.
«Si tratta di un importante passo in avanti, ma non sarà l’ultimo – spiega il comunicato stampa – infatti, successivamente, la Regione Liguria ridisegnerà i confini delle aree non idonee all’installazione di impianti eolici per favorirne la diffusione, pur nel rispetto della tutela ambientale e paesistica».
Sul tema dell’energia eolica da tempo è aperto un dibattito che vede contrapposte anche le associazioni ambientaliste. D’altra parte, alcuni scempi perpetrati in determinate regioni, soprattutto del Sud Italia, in cui sono state installate enormi distese di pale eoliche che hanno deturpato il paesaggio senza garantire un adeguato ritorno in termini di energia prodotta per la collettività, inevitabilmente hanno acuito i dubbi degli scettici. Tutte le associazioni partono dal presupposto che le energie pulite rappresentano una grande opportunità per il Paese ma, nello stesso tempo, ritengono necessari gli opportuni approfondimenti e le valutazioni preventive caso per caso, oltre alla fondamentale presenza di una cabina di regia nazionale – oggi colpevolmente assente – in maniera tale da consentire uno sviluppo del loro sfruttamento in un’ottica sostenibile.
Italia Nostra mostra parecchie perplessità ed invita ad una maggiore trasparenza soprattutto per quanto riguarda l’energia realmente prodotta, ovvero i kWh. Infatti, tutte le informazioni disponibili sugli impianti esistenti e su quelli progettati, riguardano la potenza (MW) e non l’energia.
«Ciò che è veramente importante è l’energia prodotta (kWh), ovvero quello che consumano i cittadini e non la potenza (kW) che è quello che mettono gli imprenditori (e si fanno pagare) – spiega Roberto Cuneo di Italia Nostra Liguria – Noi pretendiamo chiarezza in merito alla reale capacità produttiva degli impianti e abbiamo sempre chiesto alla Regione di fornirci i dati precisi sulla produzione».
Il problema, secondo Italia Nostra, è un meccanismo di incentivazione imperfetto, decisamente favorevole per chi realizza gli impianti. «Gli imprenditori privati hanno ricchi vantaggi semplicemente grazie all’installazione, anche se poi la produzione reale è sostanzialmente marginale – sottolinea Cuneo – Così si rischia di incentivare la potenza dell’impianto, piuttosto che la produzione di energia».
Spesso e volentieri a progetto vengono indicate un tot di ore annue di produzione per giustificare l’incentivo, ma poi in realtà le pale eoliche lavorano assai di meno. «La difficoltà nell’avere i consuntivi di produzione alimenta qualche sospetto – aggiunge Cuneo – Sarebbe utile che la Regione esigesse e comunicasse i consuntivi produttivi confrontati con i dati di progetto (generalmente in Italia a progetto si prevedono 2200 ore di produzione mentre a consuntivo sono meno di 1500)».
Nel caso dell’incremento degli impianti – ad esempio a Stella e Cadibona – Roberto Cuneo lamenta di aver chiesto al team dello screening regionale di poter vedere i risultati di produzione dell’esistente, per valutare se davvero valesse la pena di raddoppiare l’impianto (come si fa in qualsiasi industria) «Ma gli stessi funzionari della Regione mi hanno confessato di non esser riusciti ad ottenere di questi dati».
Le pale eoliche producono al meglio nelle zone in cui il vento è forte e soprattutto continuo in direzione e intensità, cosa che in Liguria non avviene. «Con un vento a folate le pale sono costrette a riorientarsi con continue interruzioni di produzione – racconta Cuneo – Di conseguenza le nostre centrali eoliche sono poco produttive, lavorando per una quantità di ore decisamente più modesta rispetto a quella di altre regioni italiane».
Secondo Italia Nostra «La Regione parla sempre di potenza installata, sostenendo che nel complesso, tutti gli impianti eolici liguri raggiungono una potenza pari alla metà di quella della centrale elettrica di Vado Ligure. Però a livello di produzione il rapporto è ben diverso, vale a dire 1/7. L’interesse dell’amministrazione regionale dovrebbe essere quello di installare le pale eoliche nei luoghi migliori, ai fini di un’adeguata produzione energetica. Per raggiungere questo obiettivo è necessario un attento studio del vento basato sulla velocità media in rapporto alla costanza della direzione».
Legambiente, invece, si dimostra favorevole all’eolico, con le opportune premesse.
«A livello nazionale le problematiche relative alla diffusione dell’eolico sono legate alla disponibilità fisica di aree in cui sia giustificabile economicamente l’istallazione delle pale – spiega Stefania Pesce di Legambiente Liguria – Fermo restando la necessità di un’attenta analisi (pre e post realizzazione) sull’impatto degli impianti eolici rispetto al paesaggio e alla biodiversità (in particolare le categorie animali particolarmente soggette a subire danni potenziali sono l’avifauna e la chirottero fauna, ovvero i pipistrelli)».
«Per quanto riguarda la nostra regione non credo sarà possibile attuare una revisione significativa delle aree non idonee all’installazione di impianti eolici, considerando che si tratta di zone tutelate da vincoli specifici – sottolinea Pesce – Noi comunque siamo pronti a monitorare attentamente la situazione».
Secondo Legambiente, in Liguria esistono ancora dei margini di sviluppo per l’energia eolica. Soprattutto il mini eolico (sotto i 200 kW) ed il micro eolico, destinati al consumo diretto di energia e non alla vendita, quindi utenze domestiche e piccole imprese.
L’ultimo dossier dei “Comuni Rinnovabili”, curato dalla stessa associazione, fornisce dati su alcune installazioni, ad esempio Cairo Montenotte, dove stanno portando a compimento il parco eolico. «Parliamo di 6 macchine da 800 kW di potenza ciascuna – spiega Pesce – Le previsioni indicano una produzione di 10.800 MWh annui che riuscirebbero a coprire l’intero fabbisogno del Comune».
A Stella, invece, la centrale eolica è stata recentemente ampliata con una quarta torre, raggiungendo così la potenza complessiva di 3 MW. «Secondo le misurazioni già effettuate l’impianto riesce a produrre 24.000 MWh annui – sottolinea Pesce – Si tratta di un buonissimo risultato che consente di evitare l’emissione di 15.000 tonnellate di co2».
Altri esempi positivi sono rappresentati dalla pala eolica recentemente inaugurata a Mele «Grazie alla quale il Comune ricaverà degli utili economici», spiega Pesce. Oppure, per quanto riguarda il mini eolico «A Montoggio è stato realizzato un piccolo impianto eolico da 55 kW di potenza – conclude Pesce – con un investimento misto Comune-imprenditore privato di 200 mila euro. Le ricadute economiche per l’amministrazione pubblica sono di circa 15.000 euro annui che vengono reinvestiti sul territorio comunale».
il WWF si pone a metà strada tra le posizioni di Italia Nostra e Legambiente, rivendicando un ruolo attivo degli enti pubblici e la partecipazione dei cittadini nel processo che porta all’installazione degli impianti eolici.
«A livello nazionale noi sosteniamo che non esistono tecnologie ad impatto zero – spiega Vincenzo Cenzuales di WWF Liguria – Occorre una valutazione caso per caso. Senza dimenticare, però, i vantaggi per l’ambiente consentiti dallo sfruttamento delle energie rinnovabili. L’eolico è una di queste, ma va inquadrata nel giusto contesto».
Ovvero le pale vanno installate nei siti adatti, dove il vento garantisce un determinato numero di ore utili per la produzione di energia. «Noi siamo favorevoli all’eolico nelle aree in cui c’è un vento sufficiente e ovviamente se l’impianto non determina un pesante impatto sul paesaggio», sottolinea Cenzuales.
In Liguria le zone ventose sono lungo i crinali, quindi zone ad alta valenza ambientale «Se la Regione intende allargare la mappa delle aree idonee è un fatto preoccupante che necessita della massima attenzione», aggiunge Cenzuales.
Anche perché «Bisogna considerare che la produzione di energia eolica in rapporto alla produzione di grandi centrali elettriche è minimale – continua Cenzuales – Quindi non bisogna enfatizzare troppo il ruolo delle pale eoliche».
Secondo il WWF occorre puntare su impianti piccoli, composti da 3-4 pale, non di più. In alcuni casi, infatti, abbiamo già raggiunto il limite di guardia. «Ad esempio a Cairo Montenotte e Stella, un intero territorio è stato congestionato dalla presenza di centrali e parchi eolici – spiega Cenzuales – Non è questo il metodo giusto. Gli imprenditori massimizzano l’investimento installando il maggior numero possibile di pale in aree contigue. Fornendo una quantità modesta di energia, a fronte di una pesante sudditanza del territorio».
Per il WWF l’unica soluzione possibile è quella di svincolarsi dai criteri del mercato. «Sono ormai più di 10 anni che proponiamo all’amministrazione regionale di fare un’attenta pianificazione di tutte le energie rinnovabili – precisa Cenzuales – Inoltre scontiamo l’assenza di un serio Piano Energetico Nazionale».
Ma soprattutto «Sarebbe fondamentale che la proprietà degli impianti fosse in mano pubblica – continua Cenzuales – l’ente pubblico, infatti, può garantire il necessario controllo e valutare adeguatamente le reali esigenze della comunità. Insomma, ci vuole un ruolo attivo dell’ente pubblico ed inoltre deve essere previsto un processo partecipativo dei cittadini, a cui dovrebbe essere lasciata l’ultima parola».
I motivi sono evidenti: laddove sarebbero sufficienti 2 pale eoliche – se l’iniziativa è lasciata all’imprenditore privato – quest’ultimo potrebbe avere interesse ad installarne 10, con un evidente ritorno economico esclusivamente a suo vantaggio.
«Purtroppo in alcune regioni italiane sono state installate centrali eoliche perfettamente inutili – ricorda Cenzuales – D’altra parte gli incentivi sembrano favorire l’installazione piuttosto che la produzione. Sono incentivi fini a se stessi che non danno luogo, come dovrebbero, ad un circuito virtuoso».
La pala eolica di Mele, invece, viene considerata dal WWF un esempio positivo, in particolare dal punto di vista dell’approccio alla procedura di installazione. «È apprezzabile, perché la pala appartiene anche al Comune e soddisferà il fabbisogno di energia di tutto il paese, consentendo qualche ricavo economico per le casse comunali».
Matteo Quadrone