Il Financial Time negli anni 50 lo definì "il miracolo italiano". Gran parte del merito va all'imprenditore Enrico Mattei
Un pilastro dell’ industria italiana racconta la sua storia: attraverso un itinerario di immagini che sanno di lavoro e di capacità imprenditoriale, l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) ripercorre le tappe fondamentali che ne hanno fatto un leader mondiale nei servizi petroliferi.
Nel Palazzo Grimaldi della Meridiana, sede della mostra, incontriamo un animale che si muove a suo agio tra grifoni, tritoni, centauri, basilischi, miti chimerici della tradizione genovese. E’ un cane a sei zampe, nero, sputa fiamme come il drago di S. Giorgio ed è, come cita un fortunato slogan coniato da Ettore Scola, “il cane a sei zampe fedele amico dell’uomo a quattro ruote”.
Seguendo le sue orme ci addentriamo lentamente in questo flashback storico. Siamo nel 1946, una svolta importante segna la vita dell’Agip, società creata con lo scopo di cercare e commercializzare petroli e derivati: sono stati individuati giacimenti di idrocarburi nella pianura padana, a Cabiaga e a Cortemaggiore. Enrico Mattei, nominato commissario straordinario, grazie a questa scoperta, riesce a salvare l’azienda dalla liquidazione e a creare le condizioni per la costruzione di una ampia rete di metanodotti e di distributori per l’erogazione di benzina.
Nel 1952, un’intuizione geniale dello stesso Mattei, porta a creare un marchio che diventerà il simbolo dell’ENI nel mondo. Viene lanciato un concorso, con un montepremi di dieci milioni di lire, che vedrà vincitore, su 4000 elaborati, il cane a sei zampe, realizzato dallo scultore Luigi Broggini e presentato dal milanese Giuseppe Guzzi.
Nel giro di pochi anni questa azienda sviluppa una solida struttura organizzativa di 56000 dipendenti grazie ad una politica di sviluppo supportata da laboratori di ricerca d’avanguardia, dall’istituzione di una Scuola Superiore sugli idrocarburi destinata alla formazione dei quadri e dei dirigenti ma, soprattutto, con strategie a favore dei dipendenti che si traduce in un forte spirito di appartenenza.
Nel 1954 un accordo col governo egiziano guidato da Nasser è la pietra miliare di intese internazionali tra paesi produttori e compagnie petrolifere (formula Mattei), a cui seguirà la convenzione siglata con lo scià di Persia nel marzo 1957 e con il governo sovietico nell’ottobre 1960. Il sogno di Mattei è di accompagnare l’Italia verso una relativa indipendenza energetica, sogno che s’infrange il 27 ottobre 1962 quando l’aereo Morane-Saulnier MS-760 Paris, che lo porta da Catania a Milano, precipita nelle campagne di Bascapè, un piccolo paese in provincia di Pavia.
Ma il cammino è tracciato e, nel 2010, l’ENI vanta un bilancio utile netto di 6,18 miliardi di euro e una previsione di ulteriore crescita per il 2011. Un vero miracolo italiano come aveva profeticamente scritto il Financial Time nei lontani anni ‘50.
Adriana Morando
Commento su “Eni al Festival della Scienza: il “miracolo italiano” di Enrico Mattei”