Era Superba è il magazine online dedicato alla città di Genova. Notizie, inchieste e interviste, agenda eventi, video e rubriche di approfondimento

  • Home
  • Notizie
  • Approfondimenti
  • Ambiente
  • La città che cambia
  • Interviste
  • Editoriali
  • Seguici
    • Facebook
    • Twitter
    • RSS Feed
    • LinkedIn
    • Youtube

Sanità, introdotta la fecondazione eterologa nei Lea. 8,9 milioni in più per Regione Liguria, ma servizio ancora tutta da costruire.

Introdotta la eterologa nei nuovi Lea: quale sarà l'impatto sulla sanità ligure? Quali sono i numeri della fecondazione assistita? Il punto su Genova, in attesa di una risposta da Regione Liguria


27 Marzo 2017Notizie

donna-incintaI nuovi Lea, in Gazzetta Ufficiale dal 18 marzo scorso, individuano chiaramente tutte le prestazioni di PMA che saranno erogate a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Una delle novità è rappresentata dall’introduzione della Fecondazione Eterologa (di fatto possibile in Italia da aprile 2014) cioè tramite ovulo o seme di donatori esterni alla coppia. Come si traduce questo nei centri genovesi? Abbiamo cercato di mettere insieme una quadro dell’attuale lavoro dei due centri e l’impatto che le novità avranno.

In Liguria i centri pubblici che si occupano di procreazione medicalmente assistita (PMA) sono cinque. A Genova i due centri di III livello – che sono presso l’Ospedale Evangelico Internazionale e presso l’Ospedale San Martino – rispetto agli altri livelli, applicano procedure impegnative, tecniche complesse e invasive in base al tipo di infertilità da affrontare e che in alcuni casi richiedono un’anestesia generale.

I due centri genovesi sono attrezzati “tecnicamente” per affrontare l’eterologa ma, come tutto il reparto medico della regione devono “operare” in carenza di risorse e soprattutto di personale. Il problema rimane quello di fornire una prestazione, la cui applicazione presenta alcuni aspetti poco chiari a livello di interpretazione e “coerenza” tra normativa nazionale e comunitaria: un esempio è il divieto tutto italiano di fornire rimborsi ai donatori, nemmeno per giornate di lavoro perse; oppure l’impossibilità di “acquistare” ovociti all’estero.

I numeri a Genova

I numeri dei centri della nostra città fotografano una richiesta di PMA in aumento sopratutto da coppie non più in età fertile, mentre rimane costante la richiesta (in età fertile) per coloro che soffrono di menopausa precoce o che devono sottoporsi a terapie che interferiscono sulla fertilità, come la chemioterapia. In complesso i due centri forniscono dai 600 ai 700 cicli di fecondazione omologa in un anno.

L’ospedale Evangelico, come ci riferisce il Dottor Mauro Costa, responsabile del centro, effettua circa 400 fecondazioni all’anno. Presso l’ospedale San Martino sono circa 350 i cicli erogati durante l’anno, come ci conferma la Dottoressa referente Paola Anserini.

Cosa cambia con l’introduzione dell’eterologa

Dal punto di vista medico, tecnico nulla, nel senso che l’organizzazione, nei centri, è già strutturata per applicarla. Ovviamente col crescere della richiesta di prestazioni sarebbe necessario maggior personale. «E’ la procedura che manca – sottolinea il dottor Corsta – ad oggi non sappiamo quali esami saranno gratuiti, o quali ticket dovranno essere pagati. C’è bisogno della tariffazione delle prestazioni, in questo modo la Regione potrà stabilire priorità e distribuire le risorse», afferma il dottor Costa. La ripartizione del fondo sanitario nazionale 2017 ha previsto per la Liguria 3,53 miliardi di euro, 8,9 milioni in più rispetto alla ripartizione precedente.

Chi ha bisogno dell’eterologa

L’infertilità maschile e femminile, precisa Costa, hanno un’incidenza simile. Nel caso di infertilità maschile è quasi sempre possibile avere a disposizione almeno uno spermatozoo sano da impiantare: «Gli uomini nei quali questo non si può fare – aggiunge – nella mia esperienza sono in media non più di due all’anno».

Le donne che hanno bisogno di donazione si dividono in due grandi categorie: chi è nell’età di usare le proprie uova ma per qualche motivo non le ha, come ad esempio la presenza di menopausa precoce, o ha subito terapie oncologiche; e chi non è più fertile per età. Le prime non rappresentano più del 10% di casi secondo il dottor Costa. La dottoressa Paola Anserini conferma la tendenza che vede cresescere sempre più la domanda da parte di richiedenti sempre più anziane.

I dati dei centri

Sono 20/25 i casi di infertilità in età feconda in un anno, quelli che registra il Centro dell’ospedale Evangelico. Su 1000 prestazioni chi chiede una prima consulenza sono 30 le donne e 5 gli uomini che scoprono di aver bisogno dell’eterologa. Numeri «Ampiamente copribili – aggiunge Costa – tramite una buona organizzazione dell’egg sharing, cioè la donazione di ovociti ad altri da parte di chi sta facendo già pratiche di PMA». Sono aumentati i cicli da ovociti congelati.

Il centro dell’ospedale San Martino registra un totale di 350 cicli effettuati, di cui 250 sono i prelievi ovocitari e 100 quelli da scongelamento. Il numero che spicca, nella struttura, sono le 150 consulenze oncologiche annue (chi potrebbe aver bisogno di congelare i propri semi a causa di terapie che agiscono sulla fertilità) sul quale il centro avrebbe bisogno di risorse.

Le donatrici e i donatori

Donare il proprio ovocita o sperma significa sottoporsi ad esami, mettere in conto giorni nei quali non è possibile lavorare. Ne consegue, come già raccontavamo nel 2014 , che poter avere i donatori è faccenda complicata. A questo si aggiunga che in Italia non è possibile rimborsare la giornata di lavoro persa. «In un mese si perdono dalle cinque alle sette giornate di lavoro», precisa Costa. Cosa avviene oggi nei centri che forniscono l’eterologa? I centri pubblici o privati, in pratica, “comprano” – termine inappropriato anche se traduce meglio ciò che realmente avviene – cioè, pagano il servizio a centri stranieri che forniscono gli ovociti. Spetta al centro straniero la gestione e il rapporto con la donatrice. In Liguria, sulla carta è possibile fornire la fecondazione eterologa ma di fatto è impossibile metterla in atto per motivi di mancanza di donatori e per problematiche “burocratiche” di cui abbiamo detto sopra.

“Egg Sharing”

Una soluzione praticabile oggi è il cosidetto “Egg sharing”, che tradotto significa che colei che sta facendo un trattamento di PMA permette che le proprie uova possano essere utilizzate da altri nel momento in cui il proprio ciclo va a buon fine. Questa pratica, ovviamente, comporta una serie di procedure “rinforzate”, con ulteriori esami che si aggiungono a quelli sostenuti per il normale percorso di procreazione, e tempistiche più lunghe. Chi fornisce il consenso a questa pratica, se supera il primo ciclo con successo e ha delle uova avanzate, e decide di donarle, quindi lo può fare. «Nei centri pubblici – sottolinea Costa – questo è l’unico modo realmente praticabile oggi per la fecondazione eterologa. Credo sia difficoltoso, quando si farà un ragionamento sui costi, che la Regione possa permettersi di pagare 3000 per 6 ovociti a paziente». In media un centro pubblico o privato paga dai 2000 ai 3600 euro per avere 6 ovociti.

Pare quindi che la ratio dei nuovi Lea sia quella di ampliare le possibilità, chiedendo un impegno importante alle regioni. Cosa risponde Regione Liguria? Come recepirà il decreto? Rimaniamo in attesa di una risposta dalla Regione sul riparto delle risorse, anche tenendo conto dei tagli alla mutualità inter-regionale, che permette di ottenere prestazioni che la propria regione non offre in altre, e su quali saranno le priorità.

Claudia Dani


  • bambini, ospedali, Regione Liguria, salute, sanità
  • tweet
Potrebbe interessarti anche
  • Nulla sarà più come prima
    Nulla sarà più come prima
  • Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse
    Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse
  • Qualità della vita, Genova salvata da cultura e ambiente. Ma per ogni 14enne ci sono 2,5 persone sopra i 65 anni
    Qualità della vita, Genova salvata da cultura e ambiente. Ma per ogni 14enne ci sono 2,5 persone sopra i 65 anni
  • Genova, la città meno “in forma” d’Italia: non si corre, non si pedala ma si cammina
    Genova, la città meno “in forma” d’Italia: non si corre, non si pedala ma si cammina
Altri articoli di questa categoria
  • Ripresa e resilienza? Meno pubblico e più privato. Ma le concessioni balneari non le tocca nessuno
    Ripresa e resilienza? Meno pubblico e più privato. Ma le concessioni balneari non le tocca nessuno
  • Un anno di corsie ciclabili, ma la guerra per lo spazio urbano non è finita: in che città vogliamo vivere?
    Un anno di corsie ciclabili, ma la guerra per lo spazio urbano non è finita: in che città vogliamo vivere?
  • Potenza e fragilità della globalizzazione: ciò che svela il blocco di Suez
    Potenza e fragilità della globalizzazione: ciò che svela il blocco di Suez
  • Rotta balcanica e le responsabilità europee: intervista a Brando Benifei
    Rotta balcanica e le responsabilità europee: intervista a Brando Benifei

Lascia un Commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Libri

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

The Black Bag, come ripulire il mondo dalle nostre cattive abitudini

Ludovica Squadrilli ci racconta come si possano intrecciare socialità e impegno civico
‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Ascoltami ora’, Maricla Pannocchia e il mondo difficile dei bambini oncologici

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

‘Storie vere di un mondo immaginario’, il viaggio nel tempo e nella Liguria di Dario Vergassola

Editoriali

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Tre anni da Ponte Morandi, ma è come se fosse domani

Cosa è cambiato in questi anni, e cosa è rimasto uguale: decine di viadotti arrivati a fine vita, per i quali "manca solo la data del decesso"
Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Covid e disagio sociale, le zone rosse sono sempre le stesse

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Coronavirus e informazione, quando l’assembramento selvaggio diventa un format

Genova Anno Zero: Ponte Morandi

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

Ponte Morandi e quell’anno zero che non è mai arrivato a Genova

A cinque anni dal crollo la città è ancora sotto l’ipnosi di una rinascita che non c’è
Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Il nuovo Parco del Polcevera e l’inganno della neolingua

Ne demolissero altri cento

Ne demolissero altri cento

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Nuovi edifici che crollano. Genova rassegnata al brutto e senza immaginazione

Seguici su Twitter e Facebook

Tweets von @"Era Superba"

Archivio Articoli

Era Superba - Copyright © 2023 | Codice ISSN 2281-471X
  • Contatti
  • Redazione
  • Privacy
  • Archivio Rivista