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Le querce, che possono vivere fino a 500 anni, l'aquila, il picchio e gli insetti stecco... l'habitat del bosco in 3d
Il bosco respira di vita. Questo è il messaggio di un percorso che il Museo di Storia Naturale di Genova, nell’ambito del Festival della Scienza, vuole trasmettere ai piccoli visitatori.
Si presenta come un cammino esplorativo riservato ai bambini ma saranno gli adulti, per primi, ad essere incuriositi dai racconti che gli abitanti, di questo habitat particolare, narrano in prima persona attraverso la visione di un documentario in 3D.
Equipaggiati con occhialini atti allo scopo, incontriamo il famoso orso marsicano che ci tende una mano, no… volevo dire una zampa, per invitarci ad iniziare questo viaggio tridimensionale. Con lui incontriamo i faggi, alti fino a 40 metri, riconoscibili dal tronco liscio con macchie grigio argentate e dalle “fagiole” che sono frutti simili a piccole noci, rinchiusi in un riccio spinoso come quello delle castagne, di cui sono stretti parenti. Nello stesso modo il cinghiale ci presenta le querce, piante longeve che possono vivere fino a 500 anni. Anch’esse sono identificabili per la foglia lobata ma, soprattutto, per i loro frutti, le ghiande, di cui il nostro interlocutore dice di essere ghiotto. Via via, incontriamo il leccio, un sempreverde, dal fusto screpolato in piccole placche, il tasso chiamato della morte per le sue bacche (arilli) rosse e velenose che gli uccelli mangiano favorendone la disseminazione, il frassino ottimo come combustibile e pregiato per la robustezza del legno, l’acero che con i suoi semi alati può colonizzare lontano, il cipresso così caro al Carducci, il tiglio dal profumo dolce e penetrante ed infine i pini da quello comune al pino mugo, conosciuto per lo sciroppo balsamico.
Accanto a questo excursus di giganti vegetali vivono, oltre quelli già citati, animali imponenti come la maestosa aquila, rumorosi come il picchio, sibilanti come la vipera, piccoli come la pulce delle piante, dannosi come la terribile processionaria dei pini. Un mondo ricco di curiosità che continua a meravigliarci quando, riaccese le luci, le valenti assistenti del corso invitano a scoprire gli insetti “stecco” perfettamente mimetizzati tra gli arbusti contenuti in una teca di vetro o illustrano peculiarità di insetti accuratamente conservati e catalogati all’interno delle scatole entomologiche.
Cervi volanti, mantidi, farfalle, coleotteri, taluni dall’aspetto poco rassicurante ma assolutamente innocui, altri come scorpioni o vespidi da cui è meglio stare alla larga ma, attenzione, anche qui troviamo il fenomeno del mimetismo. Alcuni di essi esibiscono una livrea ingannevole solo per farvi paura.
Le cose da scoprire sono ancora tante: volete vedere come si vive in un formicaio o come l’ecosistema di un bosco può essere riprodotto in bottiglia, volete scoprire quante varietà di fiori meravigliosi colorano il nostro appennino o il ruolo fondamentale che questo habitat ricopre nel bilancio del carbonio sulla terra? Non vi rimane che recarvi a scoprirlo.
Adriana Morando
Commento su ““Il bosco respira”, il percorso guidato al Museo di Storia Naturale”