Il 26 gennaio il secondo compleanno della bottega di Vico Mele confiscata alle mafie. Nuovi progetti per il 2014: dall'uso dei social media con “in scia stradda upgrade” al sostegno al Coro della Maddalena. Senza nascondere le difficoltà nella gestione della bottega e la piaga mafia che interessa la Maddalena
Era il 26 gennaio 2012 quando in vico Mele, nel Sestiere della Maddalena, veniva inaugurata la bottega sociale In Scia Stradda, primo locale ligure ricavato da un bene confiscato alla mafia. Nello specifico, si trattava di una proprietà del boss gelese Rosario Caci, membro di Cosa Nostra. Per la ristrutturazione dell’edificio il Comune di Genova aveva investito una somma non proprio irrilevante: 22 mila euro di fondi provenienti
dalle riserve del Patto per lo Sviluppo della Maddalena. Poi il bando pubblico con conseguente assegnazione della gestione alla cooperativa “Il Pane e le Rose”, costola della Comunità di San Benedetto attiva sul territorio genovese da ormai 27 anni. Unico soggetto a partecipare al bando, aveva avuto gli spazi in comodato d’uso gratuito e aveva potuto avviare questo ambizioso progetto. Oggi, la stessa associazione continua a gestire il locale, assieme ai volontari della sezione genovese di Libera Contro le Mafie, il presidio Francesca Morvillo, Banca Etica, Bottega Solidale e la Cooperativa Sociale Il Laboratorio. Nel corso di #EraOnTheRoad alla Maddalena siamo stati in Vico Mele e abbiamo conosciuto i volontari di Libera e i gestori del posto. Con loro abbiamo festeggiato l’imminente compleanno e parlato dei progetti futuri.
La bottega presenta una duplice natura. Da un lato, In Scia Stradda nasce come negozio/spazio in cui è possibile acquistare beni di vario genere: prodotti alimentari a Km 0 ed equosolidali di Libera, provenienti dai territori confiscati alle mafie; libri, cd, capi d’abbigliamento; prodotti creati dai membri della Comunità San Benedetto al Porto; oggetti che, dismessi da alcuni, possono essere scambiati e acquistati da altri, secondo la filosofia del riuso. Il bilancio dell’iniziativa già nel 2012 era nettamente positivo per quanto riguardava l’andamento delle vendite, e la chiusura in attivo rappresentava un ottimo indizio di futuro successo. Tuttavia, dopo il clamore iniziale, il trascorrere del tempo ha fatto affievolire anche l’attenzione dedicata all’iniziativa, sia a livello mediatico che da parte degli acquirenti.
Per fortuna, oltre all’anima commerciale, ne esiste anche e soprattutto una sociale. Dal 2014, come già negli scorsi anni e ancora di più, lo scopo principale sarà quello di rendere la bottega un punto di approdo nel Sestiere. Il tutto, naturalmente, facendo gioco forza con le tante associazioni della Maddalena, dal CIV molto attivo ai capaci e motivati ragazzi di A.Ma., senza contare tutto il sottobosco di iniziative messe in moto dai vari soggetti sul territorio.
Dunque, la conferma che ancora di più l’obiettivo di In Scia Stradda è sia favorire il commercio consapevole che diventare presidio contro la microcriminalità del centro storico e nodo cruciale per lo sviluppo del quartiere. I volontari di Libera, che per qualche pomeriggio a settimana tengono aperto l’esercizio e presidiano la zona, ci raccontano: «Subito l’iniziativa aveva fatto molto rumore, ma adesso è più difficile proseguire perché la posizione non è delle più favorevoli: poco passaggio e molto degrado, in uno dei luoghi maggiormente colpiti da microcriminalità, spaccio, prostituzione. Solo pochi giorni fa sono stati sequestrati otto bassi nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri denominata “Sale e Pepe”, e sono stati arrestati in quattro con l’accusa di sfruttamento della prostituzione. Il quartiere ha una brutta fama, ma si tratta di una distorsione -proseguono i volontari- non c’è rischio ma si ha paura lo stesso, ignorando che il problema vero del quartiere è il controllo del territorio da parte di associazioni di stampo mafioso: magari non appartenenti ad alcun clan, ma che detengono il controllo del territorio. Ci sono famiglie che possiedono oltre 100 immobili, molti tra Via della Maddalena e Vico della Rosa, e li usano per sfruttare la prostituzione e lucrare sui migranti. In passato e oggi, anche minacce ai commercianti per il pizzo e il problema dell’usura».
Per questo l’obiettivo di In Scia Stradda è aprire a progetti etici, in collaborazione con cittadini e con realtà del quartiere. Finora, non mancano presentazioni di libri, degustazioni di prodotti, proiezioni di film in Piazza San Sepolcro, attività ricreative: uno spazio di tutti, per tutti. Ora è attivo anche un numero verde per gli abitanti legato a un progetto della Provincia di Genova, che offre aiuto alle donne sfruttate, favorendo la loro uscita dal racket della prostituzione e dando loro cittadinanza e accoglienza, come previsto dalla legge.
Inoltre, la scorsa estate si è svolto il progetto Anemmu: 10 ragazzi di Genova provenienti dall’area penale hanno partecipato a un campo estivo sui terreni confiscati in provincia di Palermo, che tempo fa erano i più colpiti dalla criminalità e in cui ora si “coltivano” valori diversi.
Da ultimo, anche In Scia Stradda è risultato vincitore del bando finanziato dal Comune di Genova con 90 mila euro per la promozione di interventi di carattere sociale e culturale nel Sestiere. Oltre a partecipare alle 9 iniziative assieme alle altre associazioni, la cooperativa “Il Pane e le Rose” è promotore del progetto “in scia stradda upgrade”, finanziato con 5.500 euro. Saranno coinvolti, tra gli altri, i ragazzi di Libera, di Anemmu, della parrocchia delle Vigne. In tutto 24 persone, in due corsi per imparare ad usare i social Twitter e Facebook e aprire una finestra sulle storie dei partecipanti. Così Domenico Chionetti della Comunità di San Benedetto al Porto: «Un social network-attivismo! Inoltre, con In Scia Stradda abbiamo iniziato una collaborazione con il Coro della Maddalena: un progetto potente, cui partecipiamo offrendo gli spazi di In Scia Stradda. Crediamo sia un buono strumento per l’interazione con il territorio. Tutto questo fermento ci fa dire, a due anni di distanza, che il bilancio è positivo e che si deve proseguire così, nella speranza di essere presto non più una “anomalia” ligure, ma che aprano altri locali come il nostro».
Elettra Antognetti
Questo articolo è stato scritto grazie ai sopralluoghi di #EraOnTheRoad. Contattaci per commenti, segnalazioni e domande: redazione@erasuperba.it