Per la prima volta la società che gestisce la rete autostradale è obbligata a ricondurre le immissioni acustiche entro i limiti
Una sentenza destinata a fare giurisprudenza, una prima vittoria legale contro l’inquinamento acustico prodotto in alcuni tratti autostradali che tagliano la nostra città, è stata emessa dal Tribunale di Genova il 22 novembre scorso.
Sono state infatti riconosciute le ragioni del signor Angelo Valente, anziano pensionato abitante in via Diano Marino a Genova Palmaro, al quarto piano di un condominio con vista sull’autostrada A 10.
La società Autostrade S.P.A è stata condannata a risarcirlo per danno esistenziale – a causa dell’eccessivo rumore provocato dal traffico veicolare che scorre ad appena venti metri in linea d’aria dalla sua abitazione – con 10 mila euro (più le spese legali).
Una cifra modesta ma che assume un alto valore simbolico perché comunque rappresenta una vittoria di un cittadino comune contro il colosso che gestisce la stragrande maggioranza delle autostrade italiane.
“È una valutazione discrezionale ed equitativa del giudice – spiega l’avvocato Laura Buffa che ha curato tutto l’iter legale – è un aspetto fondamentale in cause di questo tipo perché a differenza del danno biologico, per quanto riguarda il danno esistenziale non esistono parametri o tabelle di riferimento”.
E poi c’è un problema comune a tutto il sistema giudiziario italiano: la girandola di giudici che spesso si avvicendano durante lo svolgimento del processo. “Nel caso del signor Valente è cambiato tre volte – racconta Buffa – questo fattore influisce pesantemente sull’esito finale”.
Ma la novità fondamentale è che per la prima volta la sentenza obbliga Autostrade spa ad adottare gli strumenti idonei a ricondurre le immissioni acustiche entro i limiti della tollerabilità.
“In Liguria ho seguito diversi casi contro Autostrade spa – aggiunge l’avvocato – e la società ha sempre proposto la transazione”. Di conseguenza la causa veniva abbandonata in cambio di denaro.
Questa volta invece il gestore del tratto autostradale incriminato dovrà intervenire concretamente.
“Se Autostrade spa non si attiverà per riportare le immissioni a norma faremo richiesta di esecuzione forzata” annuncia l’avvocato.
Ad onor del vero nel 2006 – quando la citazione della causa è arrivata ad Autostrade spa – quasi in contemporanea sono iniziati i lavori per la sistemazione dei pannelli fonoassorbenti in quel tratto di autostrada che attraversa Genova Palmaro. Una mossa probabilmente dettata dalla palese consapevolezza di essere fuori da ogni regola. Peccato che i pannelli, sistemati verticalmente e senza copertura, paradossalmente hanno peggiorato la situazione convogliando le immissioni verso l’alto.
“La causa è partita nel 2006 ma i problemi del signor Valente perdurano da oltre 30 anni”, spiega Buffa. Dopo il raddoppio della Savona-Genova, realizzato a metà anni ’70, la vita dell’uomo e della sua famiglia è cambiata: molto difficile interloquire a normale livello di voce in casa con le finestre aperte, impossibile stare sul balcone, ascoltare radio o televisione.
“Siamo riusciti ad allegare alcuni certificati medici relativi agli ultimi anni ma purtroppo il danno biologico non è stato riconosciuto”, aggiunge l’avvocato. In altri termini l’origine dei problemi di sordità, e della psoriasi nervosa dell’uomo non possono essere direttamente riconducibili alle immissioni acustiche prodotte dall’autostrada.
È stato invece riconosciuto il danno esistenziale causato alla vita di relazione del signor Valente.
“Si è perpetrato un illecito ai danni del nostro assistito che va a violare alcuni diritti costituzionali”, spiega l’avvocato. In particolare sono stati lesi gli articoli 2 (relativo alle formazioni sociali), l’art. 29 (diritti della famiglia), l’art. 32 (tutela della salute) della carta costituzionale.
“Il giudice ha stabilito che il nostro cliente non è stato in grado di esplicare la sua personalità in famiglia – continua Buffa – Abbiamo ascoltato una serie di testimoni che hanno confermato di non recarsi più in visita al signor Valente perché era impossibile soggiornare in quella casa mentre altri non gli telefonavano nemmeno più. Per quanto riguarda i problemi di salute abbiamo dimostrato che l’uomo e tutta la sua famiglia, per riuscire a dormire sono stati costretti per anni ad assumere psicofarmaci e calmanti”.
La legge prevede tollerabili 3 decibel eccedenti il rumore antropico di fondo, mentre le perizie fonometriche erano arrivate a rilevarne punte massime fino 19 eccedenti.
“Le misure del rumore hanno scala logaritmica e quindi ad ogni 3 decibel (come potenza disturbante) il rumore raddoppia – spiega Gian Paolo Bellone, responsabile ligure per il Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente – Per quella famiglia e le famiglie vicine all’autostrada il rumore percepito è una enormità”.
E pensare che, quando nel 2006 iniziò la causa, in zona Palmaro erano tanti i cittadini interessati dalla questione. “Probabilmente la paura di dover sostenere spese eccessive e affrontare lunghi processi ha fatto desistere molte persone – sottolinea Buffa – e l’unico che ci ha creduto fino in fondo è stato il signor Valente”.
Eppure parliamo di una causa di per sé tecnicamente semplice perché finora il superamento dei limiti è stato sempre accertato dalle perizie fonometriche. “Inoltre – come ricorda l’avvocato – la causa è durata 5 anni, in linea con la media italiana”.
Indubbiamente trovarsi di fronte una società come Autostrade spa incute timore.
Ma oggi è necessario comunicare e diffondere il più possibile una sentenza che può essere l’apripista per altre rivendicazioni di cittadini sottoposti quotidianamente a simili situazioni di disagio.
Matteo Quadrone