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Maria Rebecca Ballestra sta attraversando diversi Paesi del mondo per un progetto artistico ispirato alla Carta di Arenzano per la Terra e per l'Uomo, documento del 2001
Nel 2001 il poeta e scrittore di Arenzano Massimo Morasso ha redatto un documento sul tema dell’emergenza ambientale, denominato Carta di Arenzano per la Terra e per l’Uomo: i firmatari sono circa cento noti scrittori di tutto il mondo, tra cui cinque Premi Nobel.
A oltre dieci anni dalla sua pubblicazione, questo documento ha ispirato l’artista genovese Maria Rebecca Ballestra, che ha avviato un progetto attualmente in corso per visitare dodici Paesi del mondo e trasmettere i temi chiave della Carta.
Journey Into Fragility ha da poco concluso la settima tappa in Costa Rica, ed è l’occasione per fare il punto con Maria Rebecca su come si sta procedendo. «Ho appena terminato di realizzare la settima tappa del progetto in Costa Rica dopo Ghana, Svizzera, Madagascar, Abu Dhabi, Cina e Singapore. L’idea è quella di osservare il problema ambientale da dodici prospettive diverse, con l’intento di costruire un dialogo costruttivo sul valore di vivere sulla Terra. Ogni tappa si ispira a un diverso punto della “Carta di Arenzano per la Terra e per l’Uomo” e coinvolge un ente locale e un diverso curatore. Il progetto vuole essere propositivo cercando di documentare le migliori soluzioni che l’uomo sta offrendo al futuro di se stesso attraverso interventi innovativi, investimenti e politiche visionarie. Alcuni esempi: la biodiversità in Madagascar, il deserto e l’energia solare in Abu Dhabi, l’aumento demografico in Cina, il riciclaggio dell’acqua a Singapore, e la foresta tropicale in Costa Rica, ma anche aspetti più antropologici come ambiente e memoria collettiva in Ghana, politica globale in Svizzera e il tema della coscienza in una prossima tappa a New York».
Il momento da lei ritenuto più significativo durante questa prima parte del viaggio è la tappa in Ghana, che «ha avuto una grande importanza per la mia crescita personale ed è stata un’esperienza interiore molto forte. Potrei definirla come un viaggio nel corpo, una discesa nella radice istintuale dell’essere, un abbandono della ragione a favore di un impulso primordiale di grande intensità. La prima tappa mi ha portato a sentire come mai prima la comunione con il resto dell’umanità e l’appartenenza alla mia specie».
Il viaggio di Maria Rebecca è finanziato in parte attraverso il crowdfunding e in parte attraverso progetti di residenza artistica. Un progetto che sta portando all’artista genovese numerosi feedback positivi da tutto il mondo: istituzioni artistiche, gallerie e riviste di settore stanno infatti valorizzando il suo operato. «Sicuramente Journey into Fragility rappresenta il progetto più impegnativo e complesso che ho realizzato fino a questo momento. Ne sono molto fiera per la sua valenza etica e il suo impegno sociale in cui posso pienamente sviluppare la mia idea dell’arte come luogo di incontro, discussione e interazione tra diverse discipline come la scienza, l’ecologia, la politica e la biotecnologia; l’arte come occasione per costruire un dialogo plurale su beni comuni così importanti come l’ambiente, il cibo, le risorse e l’energia».
Una volta che tutte le tappe saranno ultimate, lo scopo di Maria Rebecca è riportare “a casa” tutte le documentazioni raccolte e da qui partire per un rinnovamento dei temi descritti nella Carta: «Sono molto felice di farmi ambasciatrice dei contenuti della Carta di Arenzano e mediatrice di un pensiero così alto, ideato e realizzato nel territorio a cui appartengo, che sta suscitando molto interesse in tutti i paesi in cui ho avuto la fortuna di promuoverlo. Mi piacerebbe molto, alla fine del progetto, poter organizzare un incontro a Genova con tutti i partner e i curatori di Journey into Fragility per discutere tutti insieme dei risultati raggiunti Paese per Paese, per mostrare i differenti punti di vista su una risorsa comune come la Terra, per proporre e discutere possibili soluzioni e opportunità future».
Marta Traverso