Sembra più vicina la svolta per la palazzina ex Sati nel cuore del Lagaccio, in parte abbandonata da 20 anni. Dal Municipio: «Stiamo aspettando il bando per la cessione degli spazi a una ditta privata che realizzerà su un piano abitazioni di edilizia popolare e sull'altro uno spazio per il quartiere»
L’edificio in Via del Lagaccio un tempo appartenuto alla ditta di autotrasporti Sati, quattro piani e parcheggio, è vuoto da ormai una ventina di anni. I piani superiori sono già abitati da privati, ma quelli inferiori, di Tursi, sono reclamati da 20 anni da cittadini e associazioni per attività sociali (qui il punto della situazione a febbraio 2013). Tuttavia, il Comune non ha mostrato finora volontà concreta di investire in questa situazione.
La scorsa settimana, durante il consueto appuntamento con #EraOnTheRoad, abbiamo parlato con Salvatore Fraccavento di GAL – Gruppo Amici Lagaccio e Simone Leoncini presidente del Municipio I delle problematiche connesse ai locali dell’immobile ex Sati.
Qui, ci racconta Fraccavento, la situazione è diversa da quella della ex Caserma Gavoglio: le aree sono accomunate dal fatto di essere inutilizzate e di essere state richieste dagli abitanti del quartiere per attività ricreative e sociali. Tuttavia, mentre la caserma è di proprietà del Demanio (si attende di sapere proprio in questi giorni se avverrà la cessione gratuita al Comune di Genova, qui l’approfondimento), i locali di ex Sati appartengono a Tursi, che li ha acquisiti anni fa dopo che sono stati messi in vendita dalla ditta Spim, società per la gestione del patrimonio pubblico al 100% del Comune. Per questo, ci spiega il cittadino del Lagaccio, «la situazione è ben più grave e scandalosa di quella della Gavoglio: anche se l’Amministrazione potrebbe agire, c’è immobilismo».
Travagliate le vicende dell’edificio: di proprietà della ditta di trasporto Sati, è poi diventato di AMT, che è rimasta nei locali fino alla metà degli anni ’90 quando, già rimossi i mezzi, restavano gli uffici amministrativi. Un tempo, raccontano gli abitanti del Lagaccio, questo era uno dei centri più all’avanguardia: c’erano oltre 60 pullman, le officine, il centro di progettazione. Poi, negli anni ’80 è stato uno dei primi a essere venduto e, acquistato da AMT, è poi passato nelle mani di Spim e poi, ancora al Comune. Ai tempi dell’acquisto di Tursi, si era fatta avanti anche una cooperativa di cittadini del quartiere, subito dissuasa da costi troppo ingenti (4 mln circa).
Anni fa, la giunta Vincenzi aveva proposto un bando per la cessione a privati e la costruzione di edilizia sociale mai andato in porto perché il suo mandato è terminato. Con il passaggio alla nuova giunta è rimasta l’idea del bando, ma con la clausola che un piano fosse destinato al social housing, e uno alla cittadinanza.
Oggi le associazioni chiedono che il parcheggio attuale (60 posti, in affitto ai residenti per 75 euro/mese) venga allargato. Infatti, ci sarebbe posto per un altro park su due piani rialzati da un centinaio di posti. In questo momento, questa è una priorità per il quartiere, in cui non ci sono aree adibite a parcheggio e le auto sono lasciate in strade private o più semplicemente lungo i marciapiedi di Via del Lagaccio, ostruendo il traffico e creando spiacevoli ingorghi e situazioni pericolose. Gli abitanti chiedono parcheggi a raso, con canone mensile.
Per quanto riguarda i locali interni, invece, oggi i volontari di GAL hanno a disposizione due stanzini da usare come sgabuzzino. Ci racconta Fraccavento: «Attualmente noi di GAL abbiamo un locale in Via del Lagaccio 86r, in cui trovano spazio gli anziani, e uno all’82r, dove hanno sede i nostri uffici. Questo non basta: non possiamo organizzare, feste, incontri, cineforum, momenti di aggregazione per tutto il quartiere. Gli anziani che vengono da noi sono più di 50 al giorno e siamo costretti a mandarne via alcuni perché non c’è posto a sufficienza. Inoltre, dallo scorso anno c’è anche un gruppo di giovani, ma gli spazi non ci sono e siamo costretti a farli incontrare nei nostri uffici. Ci dispiace separare giovani e anziani, ci sembra che in un momento in cui si parla tanto di integrazione tra diverse etnie sia importante considerare anche quella tra giovani e anziani».
Durante la nostra diretta Twitter di #EraOnTheRoad, interviene Simone Leoncini, presidente del Municipio I, e risponde alla richiesta dei cittadini:
@EraSuperba non bisogna arrendersi. Abbiamo appena chiesto al Comune di accelerare.
— Simone Leoncini (@SimoneLeoncini) 15 Gennaio 2014
Leoncini conferma infatti di aver inviato poco tempo fa una lettera al Comune per sbloccare la situazione e racconta a Era: «Stiamo aspettando che Tursi emani il bando per la cessione degli spazi a una ditta privata, che dovrà costruire su un piano abitazioni di edilizia popolare e sull’altro uno spazio per il quartiere. Se ne parla dalla primavera 2013, ma gli uffici del Comune stanno effettuando varie valutazioni. Nel caso in cui non si presentino soggetti interessati, nel giro di qualche mese sistemeremo almeno il primo piano, dotandolo dei servizi minimi, per consegnarlo ai cittadini. Abbiamo stimato un costo di 70 mila euro: cifra alta, ma non impossibile da raggiungere, e magari associazioni e cittadini potrebbero darci una mano. Speriamo che la situazione si sblocchi: è una follia che lo spazio sia vuoto».
Elettra Antognetti